Come è stato sviluppato finora il tema della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche da parte del governo? In modo non particolarmente brillante, verrebbe da dire. Per almeno tre ragioni:
- da subito il governo ha inteso usare le consultazioni pubbliche per assecondare un fine politico. Ad esempio, per prendere tempo su provvedimenti particolarmente complessi, come nel caso della riforma della pubblica amministrazione.
- Non è stata mai aperta una riflessione seria sullo strumento migliore per consultare. Si è tornati alla posta elettronica, retaggio di un passato amministrativo che credevamo dimenticato. Pretendere di organizzare una consultazione attraverso un indirizzo di posta elettronica tocca livelli talmente bassi da impedire qualsiasi commento ragionevole.
- Per forza di cose, è venuta a mancare completamente anche la fase due di qualsiasi consultazione che si rispetti: quella della comunicazione dei risultati. A volte non sono stati comunicati affatto, altre volte sono stati lanciati numeri in libertà, nella certezza che nessuno avrebbe potuto controllare. Altre volte ancora si è dato solo qualche spunto da conferenza stampa. L’ultimo caso è quello della mini-consultazione ai Sindaci sul tema cantieri. Il Premier in conferenza ha annunciatoLe tante due o tre riferimenti su presunte richieste di Sindaci.
Siamo lontani, lontanissimi, dalla strutturazione di un sistema di partecipazione serio. Non ci sono le basi per discutere su cosa migliorare. I (pochi) progressi fatti con i governi precedenti sono stati azzerati. E, francamente, anche l’idea della consultazione-comunicazione lascia a desiderare. Dopo che hai annunciato due, tre, quattro volte che ascolterai i cittadini, mancando poi di organizzare la consultazione in modo sensato, quanto a lungo pensi di durare? Ed è un peccato si debba assistere a una miopia simile, conoscendo la capacità e il merito di chi si occupa di comunicazione in questo governo.