La presenza italiana all’edizione n° 68 del Festival del cinema di Cannes segna un punto di svolta per il cinema italiano destinato a cambiare (questo è il nostro auspicio) in modo strutturale le strategie a sostegno di questo settore cosi strategico per la promozione del made in Italy a livello mondiale.
Tre film in concorso con i nostri registi di punta Sorrentino, Garrone e Moretti, coproduzioni internazionali girate in inglese con cast di richiamo internazionale (nei primi due casi), un sistema di incentivi fiscali permanente e in grado di far tornare nel nostro Paese le grandi produzioni americane, una cabina di regia più efficace sul fronte delle politiche di internazionalizzazione anche grazie all’ingresso in campo del Ministero dello sviluppo economico e del suo braccio operativo Italian Trade Agency (già ICE).
Questo salto di qualità è palpabile in questi giorni di permanenza a Cannes dove ho presentato il mio ultimo libro (un po’ di pubblicità non guasta…). Quest’anno l’Italia si è dotata di uno spazio importante, finalmente all’altezza del nostro Paese per ampiezza e funzionalità collocato all’interno del Majestic cuore nevralgico del Festival. Un sistema paese che si presenta unito e compatto sotto il coordinamento di Luce Cinecittà in stretta collaborazione con le associazioni di categoria (Anica, Apt e Doc.it) e il supporto di Rai Cinema e delle società di vendite estere.
Una fitta rete di appuntamenti con operatori nazionali ed internazionali per illustrare le numerose opportunità che offre il nostro Paese a livello nazionale e i territori a livello locale. Insomma abbiamo posto le condizioni per aumentare la nostra visibilità all’estero attraverso un mix di interventi frutto di una strategia più unitaria e coerente. Si va dalla partecipazione di film italiani a importanti mercati e festival internazionali (Cannes, Berlino, Toronto, Roma, Shanghai, Ventana Sur, Guadaljara) per favorire sia gli incontri fra venditori e compratori internazionali, nonché le trattative per le coproduzioni, al finanziamento di festival e rassegne di cinema italiano in vari Paesi ritenuti strategici. Si fornisce un sostegno alla distribuzione del cinema contemporaneo nelle sale cinematografiche nei mercati esteri, (supporto ai titoli già acquisiti da distributori locali o direttamente ai circuiti di sale che li programmano); ma non si trascura anche la promozione del cinema classico (rassegne tematiche e monografiche nelle principali istituzioni internazionali), cui si accompagna in collaborazione con il MAE, la circolazione di titoli classici e contemporanei attraverso la rete degli Istituti di Cultura Italiani.
La nutrita partecipazione di produttori stranieri e di delegazioni estere all’”italian pavillon” e il rinnovato interesse per il nostro cinema nel tempio internazionale della settima arte, lasciano be sperare nell’anno in cui portiamo in concorso ben 4 titoli. Erano 20 anni che non accadeva. Abbiamo molte possibilità di portare a casa uno o più premi importanti (i rumors danno favorito Moretti anche se personalmente faccio il tifo per Sorrentino). Se ciò accadesse le ricadute economiche e commerciali si moltiplicherebbero, tenendo conto che i nostri film sono già stati venduti in molti Paesi. Giovinezza di Sorrentino è già stato acquistato addirittura in 75 Paesi.
Questo è il momento propizio per puntare sull’internazionalizzazione come leva per far crescere un mercato che da troppo tempo soffre di un deficit commerciale cronico, di scarsa diversificazione di generi e di scarsa capacità di vendita all’estero e scarsi investimenti in coproduzioni anche a causa di forti asimmetrie che pongono in una condizione di svantaggio le nostre imprese rispetto a quelle attive in altri mercati.
Va dato atto alla Direzione Generale del Cinema di aver avviato un inedito e costruttivo percorso di collaborazione con un numero crescente di strutture omologhe alla nostra in altri Paesi europei ed extra europei che ha condotto negli ultimi due anni all’attivazione di fondi per il co-sviluppo delle sceneggiature. Si è partiti da una constatazione: il film beneficia di maggiori possibilità di sfruttamento e circolazione se la storia “parla” di qualcosa che il pubblico alla quale è destinato conosce o riconosce come propria, quanto meno nei Paesi coproduttori e, se la costruzione del piano produttivo nasce già in coproduzione fin dal momento dello sviluppo del film. Sviluppare storie per il grande schermo in grado di esercitare attrazione non soltanto in uno dei paesi contraenti ma in entrambi o addirittura in più nazioni è ormai un “must” se vogliamo rafforzare la nostra visibilità all’estero ed aumentare le coproduzioni con l’estero. Con questo approccio sono già stati siglati una serie di accordi di questo tipo: a quelli già esistenti da tempo con il Brasile e con l’Argentina, sono stati recentemente creati fondi bilaterali destinati allo sviluppo di opere cinematografiche con la Francia (500mila euro l’anno) e la Germania (100mila euro l’anno) e, novità delle ultime settimane, con il Canada.
La convinzione è che tali accordi possano generare nel medio e lungo rapporti solidi con le istituzioni di questi paesi e la loro classe produttiva, facendo da apripista a successive e più stabili collaborazioni tra autori, produttori e distributori. Incentivare la strutturazione di paradigmi narrativi e produttivi nuovi ed accattivanti; non chiuderci in maniera autarchica e presuntuosa a pubblici diversi dal nostro per cultura e provenienza; foraggiare e mantenere in attività autori che hanno una vocazione più ampia e ambiziosa.
Solo in questo modo i nostri sceneggiatori si aprono alle cinematografie estere ed esse, sempre di più, sono interessate a sfruttare le loro menti, così come i nostri paesaggi, le nostre maestranze, le nostre bellezze.
E’ questa la funzione principale dello Stato nel campo della promozione audiovisiva all’estero, ovvero creare le condizioni affinché si sviluppino relazioni di mercato e aumenti il credito di fiducia nei nostri confronti negli altri Paesi. Condizioni necessarie per rilanciare anche un mercato domestico ancora in sofferenza.