Territorialità dei contenuti e revisione del copyright: gli esiti contradditori dei sondaggi UE

Nel mese di agosto, la Comtablet_film on linemissione europea ha pubblicato uno studio curato dall’Eurobarometro dal titolo “Cross-border access to online content” sulle abitudini e sulle aspettative di consumo dei contenuti audiovisivi on line nei principali paesi membri.

Gli esiti sono abbastanza sorprendenti e sembrerebbero smentire almeno in parte la stessa Commissione europea mettendo in discussione le motivazioni “urgenti” alla base di uno dei pilastri della strategia DSM, quello che punta garantire un “accesso più semplice ai beni e ai servizi digitali” in tutta Europa per i consumatori e le imprese attraverso la rimozione degli attuali ostacoli tecnici e normativi presenti nelle legislazioni nazionali. Secondo gli intervistati, alla domanda se negli ultimi 12 mesi ha provato ad accedere ad un servizio online, nel segmento VOD di un altro Paese EU, l’89 % ha risposto nessuno (in Italia la percentuale sale al 91 %). Appena il 5 % in EU (il 3 % in Italia) ha detto di aver provato. Alla domanda a quali contenuti sarebbe interessato ad accedere nel caso di servizi dedicati ad utenti di un altro Stato membro, il 47 % degli intervistati (sia in EU che in Italia) ha risposto nessuno, mentre un 29 % ha risposto positivamente nei confronti di contenuti audiovisivi ed un 15 % nei confronti di eventi sportivi. Se poi osserviamo la risposte dedicata al livello di interesse verso un utilizzo transfrontaliero di abbonamenti online, ovvero la portabilità, dal sondaggio emerge che il 46 % non ha un abbonamento e non sarebbe interessato ad utilizzarlo all’estero mentre un 12 % (il 4 % in Italia) ha un abbonamento ma non ha provato ad usarlo all’estero. Solo un 3 % (1 % in Italia) ha risposto di disporre di un abbonamento e aver provato ad utilizzarlo all’estero.

Insomma come hanno detto alcuni addetti ai lavori critici nei confronti dell’accelerazione impressa dalla Commissione soprattutto nel voler modificare entro la fine dell’anno la normativa sul copyright – non sembrerebbe esserci tutta questa urgenza.

Va specificato che i dati sopra richiamati sono il frutto di un sondaggio effettuato all’inizio del 2015 su un campione di poco più di 25mila interviste (1.000 per l’Italia) e dunque i risultati emersi hanno un peso solo indicativo. E andrebbero – per correttezza – posti a confronto con altre analisi che forniscono chiavi di lettura differenti, per avere un quadro più esaustivo delle dinamiche reali e potenziali in atto sul versante dei consumi on line.

La medesima fonte (Eurobarometro) ad esempio – sempre nel mese di agosto – aveva rilasciato un altro sondaggio secondo il quale ben la metà dei giovani europei sarebbe disposta a pagare per poter vedere i propri film, ascoltare la propria musica, leggere i propri e-book on-line, in modo legale, quando si viaggia in giro per l’Europa. Un dato che dunque mostrerebbe chiaramente la presenza di un mercato potenzialmente molto vasto circa la fornitura di contenuti sul web all’interno dell’Unione europea e dunque la necessità di rimuovere rapidamente barriere alla loro fruizione trasnfrontaliera. Il sondaggio inoltre rivela che questo interesse non riguarda solo i giovani (circa un terzo dei cittadini Ue si dice interessata a una sottoscrizione di questo tipo) e mostra come al momento l’accesso a questi contenuti on-line lontani da casa crei seri problemi: addirittura il 56% di chi ci ha provato ha riscontrato difficoltà nel collegamento. Insomma dati che mettono in evidenza come esista una domanda molto ampia di accesso legale ai contenuti internet che è destinata a crescere rapidamente nell’immediato futuro.

Come è noto l’intento della Commissione e in particolare dei Commissari Oettingher e Ansip è fare in modo che gli acquirenti di film, musica o articoli possano fruirne anche quando viaggiano nel territorio europeo. Uno dei primi strumenti è la revisione – entro il 2015 – della disciplina sul copyright per renderla più moderna ed europea con l’obiettivo di ridurre le disparità tra i regimi di diritto d’autore nazionali e a permettere un accesso online più ampio alle opere in tutta l’UE, anche mediante ulteriori misure di armonizzazione.

L’obiettivo è migliorare l’accesso dei cittadini ai contenuti culturali online, sostenendo così la diversità culturale, e allo stesso tempo sbloccando nuove opportunità per i creatori e per l’industria di contenuti.

Alcune associazioni di categoria pur condividendo la necessità di giungere ad un mercato unico dei contenuti digitali, ritengono che debba essere il mercato e soprattutto gli accordi di licenza a superare le restrizioni, non certamente una normativa calata dall’alto e presentata come una vera emergenza comunitaria.

In effetti guardando a cosa è accaduto nel settore musicale (vedi il boom di piattaforme come Spotify e Apple Music) non si può dare torto a questa corrente di pensiero.

A dimostrazione della grande attenzione rivolta alla questione l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo ha intanto diffuso in questi giorni un ricco studio all’interno della collana giuridica IRIS PLUS dal titolo “Territoriality and its impact on the financing of audiovisual works”. Supervisione editoriale affidata a Maja Cappello neo Capo del Dipartimento di Informazione Legale dell’Osservatorio, nome di altissima competenza e professionalità  (figura anche nella squadra degli autori). Lo studio offre una preziosa ed aggiornata ricognizione sulle problematiche legate alla territorialità dei diritti audiovisivi e al loro impatto sui modelli di business in uso nell’industria della produzione e distribuzione audiovisiva in uno scenario convergente in grande fermento ed evoluzione. Tre le aree di approfondimento trattate nello studio: i meccanismi pubblici e privati alla base dell’attuale sistema di finanziamento delle opere audiovisive; la tipologia di opere che sono finanziate e prodotte anche ai fini del corretto calcolo delle quote di investimento e di programmazione; le implicazioni sulla territorialità della strategia del Digital Single Market e in particolare una valutazione sulle (eventuali) differenze tra portabilità transfrontaliera dei contenuti e di accesso transfrontaliero ai servizi on line .

Uno studio molto utile anche per chi in quesi giorni sta rispondendo afli interrogativi chiave posti dalla Consultazione pubblica lanciata a luglio dalla Commissione europea sulla revisione della Direttiva Servizi Media Audiovisivi per migliorare le norme attualmente in vigore nell’UE sui servizi di radiodiffusione e di media audiovisivi a richiesta considerato l’ingresso di nuovi player nell’agone competitivo. La Consultazione si chiuderà alla fine del mese di settembre e i suoi esiti saranno decisivi per la crescita del settore nei prossimi anni.

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