La valutazione degli esiti in sanità. Il caso (virtuoso) del Veneto

PNE

Il 26 febbraio 2018 sono stati presentati i risultati del Programma Nazionale Esiti (Pne) relativi alla sanità veneta, i quali hanno evidenziato un miglioramento delle performance di questo sistema sanitario regionale. In Veneto, come indicato da Quotidiano Sanità[1], sette cittadini su dieci con frattura del femore vengono sottoposti a intervento entro 48 ore, oltre il 90% dei pazienti che subiscono un ricovero per infarto o ictus risulta vivo a 30 giorni e otto parti primari su cento avvengono spontaneamente. L’ Ospedale Alto Vicentino è la struttura italiana capace di garantire la più alta proporzione di parti naturali dopo cesareo, garantendo tale prestazione al 52% delle pazienti precesarizzate, mentre solo il 7% delle mastectomie viene effettuato fuori regione. Tra le criticità troviamo invece la frammentazione dell’offerta in termini di servizi per chirurgia oncologica e protesica.

I dati della Regione Veneto costituiscono un esempio di come la valutazione degli esiti consenta di identificare velocemente le strutture sanitarie che effettuano meglio o peggio un dato intervento. In sostanza lo studio dei risultati ottenuti sui pazienti in termini di sintomi, disabilità, sopravvivenza nella pratica clinica usuale, risulta essere uno strumento indispensabile per individuare sia gli interventi e le strutture su cui puntare, sia quelli su cui intervenire, consentendo di indirizzare pazienti e risorse in maniera differente all’interno del territorio di interesse.

Il PROGRAMMA NAZIONALE ESITI (PNE)

Sviluppato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) per conto del ministero della Salute, il Pne fornisce valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario. Gli ambiti di valutazione sono, per quanto riguarda la funzione di produzione, le singole aziende ospedaliere/stabilimenti ospedalieri e, dal punto di vista della funzione di tutela o committenza, le aziende sanitarie locali/province. La progettazione, la gestione, la definizione degli indicatori, l’analisi dei dati e gestione del sito web sono svolte dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, in qualità di centro operativo Pne di Agenas. (Fonte: Ministero della Salute[2]).

Il Pne riporta:

  • gli indicatori di esito (documentano una modifica degli esiti assistenziali clinici (mortalità, eventi clinici, etc); economici: costi sanitari diretti, indiretti e intangibili; umanistici: (sintomi, qualità di vita, soddisfazione del paziente)) e gli indicatori di processo (misurano l’appropriatezza del processo assistenziale secondo quanto definito da standard di riferimento: linee guida EBM, percorsi assistenziali) più rappresentativi;
  • il numero annuo di prestazioni per un dato intervento nel caso in cui la letteratura mostri un’associazione tra volumi di attività e migliori esiti dei trattamenti;
  • il tasso di ospedalizzazione per un dato intervento, in quanto un suo eccesso indica una non corretta presa in carico del paziente a livello territoriale.

Esempio: l’indicatore “frattura del collo del femore entro 2 giorni” viene usato per  intervenire chirurgicamente entro due giorni dalla frattura stessa  nei soggetti sopra i 65 anni, porta migliori outcome funzionali, minore durata del dolore, minori complicanze post-operatorie e riduce la mortalità. Tale intervento crea dunque un vantaggio sia per i pazienti sia in termini di risorse impiegate[3]. I risultati nazionali indicano che mentre nel 2010 solo il 31% di questi pazienti veniva operato entro due giorni, nel 2016 la proporzione di interventi tempestivi ha raggiunto il 58%.

CONCLUSIONI

Il PNE mostra come la valutazione degli esiti associati ad un intervento terapeutico – e, di conseguenza, alle strutture nelle quali tale intervento viene effettuato – consenta di indirizzare pazienti, medici e istituzioni verso la scelta più appropriata, migliorando l’efficacia e l’appropriatezza delle terapie, l’accesso ai servizi, l’empowerment del cittadino e, dunque, la programmazione sanitaria stessa.


Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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