“Corri a lavarti le mani!”. Dalle raccomandazioni delle mamme al monito dell’Oms


Articolo blog
Cinzia Aru
mani

L’igiene delle mani: strumento per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza e dell’antimicrobico-resistenza”. E’ questo il titolo dell’evento organizzato dal ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss) e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), rivolto al personale di enti, istituzioni sanitarie e di ricerca [1]. Una questione quanto mai attuale, come ci conferma l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con la sua giornata annuale dedicata al tema. Tutto passa per le mani e lo scopo è sensibilizzare gli operatori sanitari a svolgere le loro attività nel rispetto dei requisiti igienici necessari.

Le infezioni ospedaliere, ossia quelle che si presentano durante il ricovero in ospedale (oppure a dimissioni avvenute), costituiscono un problema di salute che, secondo i dati forniti dallo European centre for disease prevention and control (Ecdc), avrebbero causato circa 7.800 decessi in Italia nel 2018. La probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero è del 6%, pari a 530.000 casi ogni anno [2]. Il rapporto Osservasalute 2018 mostra inoltre che in 13 anni i numeri sulla mortalità sepsi-correlata sono raddoppiati: dai 18.668 decessi del 2003 si è passati ai 49.301 del 2016. Il 75% dei quali riguarda gli over 75 [3].

Secondo quanto riportato da Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica curato dell’Istituto superiore di sanità, tali infezioni possono nascere in ospedale a causa dell’ingresso di patogeni in zone normalmente sterili oppure per antibiotico resistenza: l’80% riguarda le vie urinarie, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio e le infezioni sistemiche (sepsi e batteriemie), anche se negli ultimi anni è stato registrato un incremento delle batteriemie e delle polmoniti. Anche l’uso di antibiotici e di cateterismi vascolari costituisce una delle principali cause di diffusione di queste infezioni.

A partire dagli anni novanta, è aumentato il numero di ricoveri ospedalieri di pazienti in gravi condizioni. Come pure il numero di quelli in luoghi di cura extra-ospedalieri. E’ stato quindi ampliato il concetto di infezioni ospedaliere: oggi ci si riferisce, in generale, alle infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (Ica).

Le trasmissioni da persona a persona possono avvenire in diversi modi: attraverso il contatto diretto tra infetti e sani – soprattutto tramite le mani -, oppure con il trasferimento di goccioline di saliva. E ancora con il contatto indiretto – e quindi tramite veicoli contaminati – come , ad esempio, il cibo, il sangue, i liquidi di infusione e per via aerea.

Le Ica – le infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria – rappresentano dunque un problema di particolare rilevanza per la salute pubblica. Prevenire, attraverso una corretta formazione e informazione di medici, ricercatori e pazienti, costituisce l’arma migliore per diminuire la diffusione di questo fenomeno.

[1] Epicentro, ultimi aggiornamenti su infezioni correlate all’assistenza 

[2] Pharmastar, Infezioni ospedaliere, In Italia quasi 8.000 morti l’anno. Veneto ed Emilia romagna regioni virtuose, 28.05.2019

[3] Università Cattolica del sacro Cuore, Rapporto Osservasalute 2018, 2019 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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