A un anno dalla firma del protocollo d’intesa, l’Ente nazionale per il microcredito e il Consiglio nazionale degli architetti lanciano il loro primo progetto congiunto. Si tratta del “microcredito per l’housing“, una misura che prevede il finanziamento e l’erogazione di servizi di assistenza tecnica e di tutoraggio a favore di persone in possesso di partita Iva, proprietari e affittuari di immobili. L’importante è che abbiano intenzione di convertire le loro proprietà in strutture dedicate al turismo come, ad esempio, bed & breakfast e affittacamere. Il progetto è strutturato in tre parti: una prima fase di informazione, i corsi di formazione e poi, per finire, la fase operativa.
GLI OBIETTIVI DEL MICRO-HOUSING
Accordo che si pone un duplice obiettivo, ha sottolineato la componente del Consiglio nazionale degli architetti Luisa Mutti: “Da un lato creare nuove opportunità per i giovani professionisti che si affacciano al mondo del lavoro e dall’altro combattere l’abusivismo incontrollato. Serve una governance in grado di promuovere il turismo sostenibile e non aggressivo e questa iniziativa potrebbe davvero essere uno strumento utile per contrastare l’alto livello di abbandono nel campo immobiliare“. Interventi di ristrutturazione o messa a norma del patrimonio edilizio esistente che mirano a valorizzare i territori e le economie locali. Pure con un approccio etico: il progetto tenterà di favorire la riduzione di comportamenti illegali e dei casi di abusivismo e, d’altro canto, di mettere in luce la qualità dell’offerta ricettiva italiana e del modello di accoglienza delle strutture extra-alberghiere. “Attualmente in Italia ci sono ancora troppe località che non sono in grado di rispondere alla domanda proveniente dal settore del turismo“, ha affermato la consigliera Mutti. Il micro-housing è stato pensato per rispondere proprio a queste esigenze.
IL PERCORSO DI FORMAZIONE
Un aspetto importante dell’intero progetto è la continua attività di formazione. Al momento sono oltre 3.000 le figure professionali coinvolte e pronte a intraprendere quest’avventura. Secondo l’architetto Mutti, “oltre a essere competenti nel loro campo, gli architetti devono essere formati anche sulla gestione delle risorse economiche e sulla comprensione di documenti tecnici come, ad esempio, i business plan“. Ad oggi, secondo quanto dichiarato dalla consigliera, è stato formato il “primo architetto tutor“. Il progetto prevede infatti il cosiddetto “servizio ausiliario“, un’attività di tutoraggio svolta da figure con il compito di seguire l’architetto dalla definizione dell’idea imprenditoriale alla sua effettiva realizzazione. Il tutor è chiamato inoltre a garantire che le somme erogate dagli istituti bancari siano effettivamente corrisposte sulla base del business plan iniziale.
I VANTAGGI
Per il momento al progetto hanno aderito circa venti banche. Ogni architetto può presentarsi in filiale insieme al proprio cliente e chiedere il finanziamento per l’housing. Accolta la proposta e ottenuta l’adesione al progetto, all’architetto e al proprietario del’immobile verrà assegnato il tutor che si occuperà di seguire il progetto sin dalle prime fasi. Ma il punto di forza è proprio il tipo di finanziamento proposto. Come precisato dalla consigliera, “il microcredito prevede la concessione di un massimo di 25.000 euro, che in alcuni casi possono arrivare a 35.000. Il vero vantaggio risiede nel fatto che per l’80% dell’importo erogato non viene chiesta al beneficiario alcuna garanzia reale“. Soltanto il restante 20% sarà coperto dalla fidejussione.