Dopo 16 ore di negoziato, è stato raggiunto l’accordo in seno all’Eurogruppo sul pacchetto coronavirus. L’intesa è arrivata in un clima che resta tuttavia teso. In linea generale l’italia si dice soddisfatta, e lo stesso si può dire per il fronte più duro, costitutito da Olanda e Germania. In breve il compromesso raggiunto non prevede, per il momento, i cosiddetti coronabond, ma un Mes senza condizionalità per tutte le misure relative alla sanità. Ma solo per quelle. I fondi saranno a disposizione degli Stati membri in due settimane.
Nello specifico il pacchetto prevede tre differenti misure, che il Presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno ha definito safety nets:reti di sicurezza, indirizzate rispettivamente a lavoratori, imprese e Stati membri.
La prima misura del pacchetto riguarda l’approvazione della proposta dello scorso 2 aprile da parte della Commissione di istituire uno strumento temporaneo a sostegno degli Stati membri per proteggere l’occupazione nelle specifiche circostanze di emergenza della crisi Covid-19. Sure, è questo il nome del tool della Commissione varato dall’Eurogruppo, fornirebbe assistenza finanziaria, sotto forma di prestiti concessi a condizioni favorevoli dall’Ue agli Stati membri, fino a un totale di 100 miliardi di euro quasi interamente provenienti dal bilancio dell’Unione. Coerentemente con la sua base giuridica, l’accesso allo strumento sarà interrotto una volta passata l’emergenza: su questo punto ha insistito fortemente l’Olanda, che si è posta in una posizione estremamente rigida rispetto alla clausola temporale lungo tutto l’arco del negoziato.
Il secondo target, le imprese, non ha visto grandi contrasti: le aziende europee, in particolare le piccole e medie imprese sono alla base della ripartenza dell’economia europea, gli attori su cui occorre investire maggiormente. L’Eurogruppo ha approvato l’iniziativa della Banca Europea degli Investimenti di creare uno scudo paneuropeo che mira a garantire 200 miliardi di euro di prestiti, alle imprese che si trovano a dover gestire gravi perdite di liquidità.
La terza misura riguarda invece l’attivazione del tanto discusso Mese. Si tratta di circa 240 miliardi di euro, pari a circa il 2% del Prodotto interno lordo dell’Eurozona, che saranno messi a disposizione degli Stati membri. Di fatto si prevede l’attivazione di linee di credito con condizioni standardizzate, il cui unico requisito è che tale credito sia diretto a sostenere il finanziamento dei costi diretti e indiretti nel settore della sanità nella cura e prevenzione del Covid-19. La linea di credito sarà disponibile fino al termine della crisi. Nessun allentamento delle condizioni, però, per le spese non sanitarie. Un dato che ha scatenato una forte discussione tra le forze politiche e gli Stati membri. E inevitabilmente anche scontri molto duri.
Nel frattempo si continuerà a discutere nei prossimi giorni a livello europeo sulla possibilità di attivare i coronabond, su cui la Germania sembrerebbe disposta a cedere, ma su cui tuttavia l’Olanda resta ancora irremovibile. La possibilità che vi sia un via libera in tal senso rimane però bassa. Al momento, occorre trasformare in strumenti normativi le decisioni dell’Eurogruppo, mentre i ministri delle Finanze continueranno a lavorare in vista del prossimo incontro previsto per il 24 e 25 aprile.