Si è tenuta lo scorso 25 settembre l’iniziativa pubblica annuale dell’area Innovazione dell’Istituto per la Competitività (I-Com). Tra i relatori, anche il Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri che, intervistato dal giornalista del Tg5 Federico Marietti, ha parlato del punto di vista del governo sulla riapertura delle scuole, del ruolo delle istituzioni nella ricerca di un vaccino contro il Covid-19 e dei settori in cui è più importante investire per ripartire in sicurezza e riformare il Servizio sanitario nazionale.
“Siamo stati molto bravi nelle prime fasi nel contenere l’epidemia e far sì che ad oggi abbiamo numeri sicuramente migliori di tutta Europa“, ha dichiarato Sileri che ha, però, sottolineato quanto sia importante in questa fase non abbassare la guardia: “Ora dobbiamo essere altrettanto bravi nel mantenere questo stato di cose, rispettando le regole e monitorando la situazione“.
Si tratta di una sfida, quella del ritorno alla normalità, che ha interessato in primis i ragazzi e le scuole. “Quello dell’istruzione è un settore che muove un numero importantissimo di persone, tra studenti, docenti e le loro famiglie. E’ quindi prevedibile che ci siano alcune scuole chiuse e nuovi focolai“, ha commentato il viceministro, secondo cui “la nostra bravura sarà contenere queste situazioni“. Solo il monitoraggio, condotto dal ministero dell’Istruzione e da quello della Salute, ci saprà dire nelle prossime settimane se la strategia adottata dal governo stia dando i suoi frutti ed, eventualmente, cosa deve e può essere migliorato.
Sul ruolo dello Stato nella ricerca di un vaccino per combattere la diffusione del virus nel nostro Paese (e nel mondo) la visione di Sileri è chiara: “Le istituzioni aiutano finanziando, creando percorsi, cercando risorse e investendo. E’ proprio questa la strada da seguire“. Secondo il viceministro, la pandemia ci ha colto in un momento cruciale per la ristrutturazione del Servizio sanitario nazionale: i primi investimenti cominciavano a muoversi per potenziare un sistema ormai obsoleto e sottofinanziato. Ma quali sono quindi i settori su cui puntare? “Prima di tutto il territorio“, ha dichiarato. E ha poi continuato: “Se si riuscisse a dare vita al connubio centro-periferia, investendo sul territorio e sulle famiglie, il nostro Servizio sanitario nazionale sarebbe pronto per affrontare i prossimi quarant’anni. Per non parlare della digitalizzazione, poi, che deve essere avviata e conclusa in tempi rapidissimi“.