Telemedicina, utilizzo in calo nel 2022. Ecco le leve su cui agire


Approfondimento
Maria Vittoria di Sangro
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Senza dubbio il Covid ha messo in luce molte criticità del sistema sanitario. Allo stesso tempo però ha portato all’attenzione molti miglioramenti possibili (e necessari) nel breve e medio termine. Durante gli anni della pandemia molte strutture sanitarie sono ricorse alla telemedicina come soluzione temporanea per continuare a fornire cure mediche ai pazienti in modo sicuro. Tuttavia, l’adozione delle tecnologie digitali in ambito sanitario ha anche dimostrato i numerosi vantaggi per la salute pubblica e ha sollevato la questione di una riforma strutturale del sistema sanitario.

La telemedicina consente di fornire cure mediche a distanza, eliminando la necessità di visite in persona e permette così di alleggerire la pressione sui sistemi sanitari. Senza tralasciare che facilita l’accesso alle cure mediche per i pazienti che vivono in zone rurali o che hanno difficoltà a spostarsi. E non solo, la telemedicina ha dimostrato di aumentare l’efficienza dell’intero ecosistema sanitario. Ad esempio, accedendo ai registri elettronici dei pazienti (come il Fascicolo sanitario elettronico) i medici possono condividere le informazioni con gli altri membri del team sanitario in modo più rapido ed efficiente. Ciò può, da un lato, aumentare la qualità delle cure mediche in un’ottica di multidisciplinarietà e, dall’altro, razionalizzare l’utilizzo delle risorse, tasto particolarmente dolente per il SSN.

Tuttavia, per sfruttare appieno i vantaggi della telemedicina, è necessario un cambiamento strutturale nel sistema sanitario. Come anche previsto dal PNRR, è necessario investire in tecnologie avanzate e formare il personale medico per utilizzare queste tecnologie in modo efficace. Inoltre, è doveroso garantire che la telemedicina sia accessibile a tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro posizione geografica o dalla loro situazione socio-economica.

Nonostante i noti e molteplici vantaggi che la telemedicina ha mostrato di apportare, nel 2022 l’utilizzo di questo strumento da parte dei medici è calato notevolmente. Secondo il 18esimo Rapporto Sanità elaborato dal Centro per la Ricerca Economica applicata in Sanità, nel 2022 il 26% dei medici specialisti e il 20% dei Medici di Medicina generale (MMG) afferma di aver utilizzato la televisita contro il 39% del 2021.

Utilizzo nell’ultimo anno e interesse dei medici verso gli strumenti di Telemedicina

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Come si può osservare nel grafico il ricorso ai mezzi digitali è aumentato rispetto al periodo pre-pandemico, ma la riduzione nei livelli di utilizzo dei vari servizi di telemedicina durante lo scorso anno è da ricondurre all’esigenza di un’innovazione strutturale. L’ecosistema sanitario non considera ancora la telemedicina come un’opportunità per migliorare il sistema di cura, bensì come una soluzione ad una situazione emergenziale. Rimane una priorità investire (come previsto) per mettere a disposizione dei professionisti della salute e dei cittadini gli strumenti tecnologici necessari. Ma non è abbastanza. Risulta cruciale, invece, riconsiderare i processi di cura sistematicamente e non in via prettamente emergenziale. Ad oggi, per i professionisti della salute, le attività di telemedicina rappresentano un’attività in aggiunta (in termini di tempo) rispetto a quella svolta tramite le modalità tradizionali. Nonostante ciò, secondo C.R.E.A. Sanità, oltre la metà dei medici e degli infermieri e circa l’80% dei pazienti vorrebbero utilizzare i servizi di telemedicina in futuro.

La trasformazione dell’ecosistema salute non potrà prescindere dalla cultura e dalle competenze di tutti gli attori coinvolti, dai professionisti sanitari ai cittadini. Attualmente, la mancanza di competenze digitali rappresenta un’importante barriera all’innovazione. Come noto, nel PNRR si fa esplicito riferimento proprio allo sviluppo di competenze “tecniche, professionali, digitali e manageriali” del personale del servizio sanitario. In quest’ottica risulta più che necessario per le aziende sanitarie formare il proprio personale su ambiti strategici: dalla Cartella Clinica Elettronica alla privacy e la sicurezza dei dati, dalla telemedicina al change management, e così via.

Il calo nel ricorso alla telemedicina nell’era post-Covid è un segnale della necessità di rinnovare strutturalmente il sistema sanitario. La telemedicina offre molti vantaggi per la salute pubblica, tra cui una maggiore qualità delle cure, una maggiore efficienza e una riduzione dei costi. Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, è necessario un cambiamento strutturale del sistema sanitario che garantisca la sicurezza e la privacy dei dati dei pazienti, la formazione del personale medico e l’accessibilità a tutti i pazienti.

Il SSN si trova di fronte alla possibilità di modernizzare i propri modelli di cura, attraverso le risorse e le riforme del PNRR. Tutto ciò può costituire un punto di svolta senza precedenti. In quest’ottica, appare evidente che un reale cambiamento non potrà prescindere da: la visione strategica, le normative e le linee guida, i processi e l’organizzazione, le persone e le tecnologie e gli strumenti. Il PNRR rappresenta senza dubbio una guida a livello nazionale, ma le realtà regionali e locali dovranno sviluppare le misure in base alle proprie caratteristiche, adattandole ai contesti in cui si trovano e agiscono.

Come anticipato poi, l’investimento in tecnologie dovrà essere accompagnato da una revisione profonda dei modelli organizzativi e dei percorsi terapeutici in modo da poter accogliere l’innovazione e renderla parte integrante della quotidianità dei professionisti sanitari e dei cittadini. Nonostante tutto, gli strumenti digitali a disposizione rimangono una leva più che decisiva, permettendo di aumentare l’efficacia e la sostenibilità dei servizi ma soprattutto la raccolta e l’elaborazione di dati utili sia nella cura del singolo sia per la salute pubblica.

Il calo nell’utilizzo della telemedicina avvenuto nel 2022 è un sintomo non trascurabile di un processo non ottimizzato. Sarà sicuramente necessario intervenire per salvaguardare il suo uso in una nuova quotidianità con tutti i benefici che questa può apportare.

 

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