Nelle prime settimane del 2023 è possibile iniziare a svolgere qualche valutazione, seppure parziale, sull’anno trascorso. Il 2022 ha rappresentato un periodo straordinario per i mercati energetici globali e, in particolare, per l’Unione europea, preda di una crisi energetica inedita che ha richiesto l’adozione di misure rilevanti. Un supporto importante nell’analisi viene da due autorevoli rapporti appena pubblicati, l’ “Electricity Market Report 2023” dell’IEA e l’ “European Electricity Review 2023” di Ember. Entrambi, quindi, si concentrano sul vettore elettrico, destinato a costituire quota sempre più preponderante negli scenari energetici.
Uno sguardo globale
Emerge, pertanto, come nell’anno passato la domanda elettrica abbia osservato tendenze differenti da regione a regione. Il fabbisogno di elettricità è cresciuto in misura limitata in Cina rispetto alla media degli anni precedenti: la politica zero-Covid, infatti, ha tenuto a freno lo sviluppo dell’attività economica. Al contrario, la domanda di elettricità ha segnato un incremento considerevole in India (+8,4%) a causa della ripresa post-pandemica e di temperature estive molto elevate. Le stesse motivazioni, a cui si aggiunge anche un inverno insolitamente freddo, hanno comportato un aumento della domanda anche per gli Stati Uniti (+2,6%).
Nelle previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, la crescita della produzione di elettricità nel prossimo triennio sarà appannaggio delle rinnovabili e del nucleare, che soddisferanno in media più del 90% della domanda aggiuntiva. La Cina conterà per oltre il 15% della crescita della generazione rinnovabile nello stesso periodo, mentre l’Unione europea rappresenterà una porzione del 15%. L’incremento del nucleare, invece, è imputabile alla ripresa della generazione del parco francese, che nel 2022 ha risentito dei periodi di manutenzione programmata, e di nuovi impianti che entrano in esercizio, soprattutto in Asia.
Se guardiamo al contributo del termoelettrico alla produzione globale di elettricità, si nota come l’apporto di gas naturale e carbone non varierà in misura significativa tra il 2022 e il 2025. Tuttavia, anche in questo caso, la media mondiale è l’esito di tendenze regionali eterogenee. Se, infatti, diminuirà il ricorso al gas nell’UE, il Medio Oriente sperimenterà un incremento ragguardevole. Similmente, il calo della produzione da carbone in UE e nelle Americhe sarà in parte compensato da una crescita nell’Asia Pacifico. Si stima anche che l’intensità di CO2 del settore elettrico dovrebbe rimanere costante fino al 2025 per poi declinare sotto la spinta della crescita delle rinnovabili nel mix elettrico. Ciononostante, come la crisi recente si è incaricata di dimostrare, il ricorso agli impianti termoelettrici è soggetto a numerose variabili: dagli eventi metereologici al prezzo dei combustibili, dal tasso di crescita dell’economia alle scelte di politica energetica. Risultano particolarmente dirimenti le azioni della Cina, che oggi rappresenta più della metà dell’elettricità prodotta dal carbone.
Il mercato europeo
La domanda europea di energia elettrica ha riportato un calo cospicuo (-3,5%), il secondo più consistente dopo quelli causati dalla Grande recessione del 2009 e dalla pandemia Covid-19. In particolare, nell’ultimo trimestre dell’anno, i consumi elettrici si sono ridotti quasi dell’8%, un dato paragonabile soltanto al -9,6% registrato tra aprile e giugno 2020 a causa dei lockdown per contrastare la pandemia. Sono diversi i fattori che hanno agito in questo senso. Su tutti certamente la contrazione dei consumi del comparto industriale, che ha tagliato la produzione a causa degli straordinari prezzi dell’energia, e le temperature invernali molto più miti del solito.
Nel 2022, secondo i dati di Ember, l’eolico e il fotovoltaico hanno generato insieme il 22% dell’elettricità dell’UE, superando il gas naturale, che si è fermato al 20%. Le nuove rinnovabili hanno così sostenuto la riduzione del fabbisogno di gas, rivelatasi necessaria con il crollo delle forniture russe, ma anche contribuito a fare fronte al calo della generazione nucleare (-16%) e idroelettrica (-19%). In particolare, è stato il fotovoltaico a sperimentare la crescita della generazione più marcata (+24% rispetto al +8,6% della generazione eolica). L’aumento dell’incidenza di solare ed eolico si è comunque avvantaggiato della considerevole contrazione dei consumi elettrici.
Per garantire la sicurezza energetica del continente, il 2022 ha visto anche la crescita della generazione da carbone (+6,8%). Essa, tuttavia, è restata sotto ai livelli del 2018 e ha segnato una riduzione del 6% negli ultimi 4 mesi dell’anno in confronto allo stesso periodo del 2021. Nel complesso, la quota del carbone sul mix elettrico si è attestata al 16%, un punto percentuale e mezzo in più rispetto al 2021. La generazione da carbone, pertanto, permane su un trend discendente e gli Stati UE rimangono impegnati nel percorso di phase-out. A riguardo del gas, si rileva come, nonostante i prezzi straordinari della materia prima, la generazione dei cicli combinati sia aumentata dell’0,8% nel giro di un anno, rappresentando un quinto del mix elettrico. L’Italia costituisce il principale generatore di elettricità da gas: con 141 TWh conta per un quarto dell’elettricità prodotta dalle centrali europee a gas. Nel Belpaese il gas naturale mostra un’incidenza di poco più della metà sul mix elettrico, con un aumento di più di 10 punti percentuali rispetto al 2015. Ciononostante, ha tagliato del 7% i consumi di gas in un anno, dato comunque inferiore alla media europea. Gli incrementi più significativi anno su anno si sono osservati, invece, in Spagna (+22%) e Francia (+29%). Se in Francia ha certamente pesato il calo della generazione nucleare, nella penisola iberica il tetto al prezzo del gas impiegato nella produzione elettrica ha rafforzato le esportazioni di elettricità verso la Francia e l’impiego delle centrali a ciclo combinato.
Le prospettive per l’Italia
L’IEA rileva anche che l’Italia ha sofferto nel 2020 prezzi dell’elettricità tra i più elevati della area OCSE, in media ben superiori ai 300€/MWh. È, invece, il sesto Stato UE per ammontare degli aiuti a famiglie imprese in rapporto al PIL. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, i consumi elettrici italiani continueranno a scendere in media dell’1% annuo tra il 2023 e il 2025. Si immagina anche il phase-out del carbone al 2025 e una riduzione media annua del 4,5% della generazione da gas nel periodo 2023-2025, due risultati ardui da conseguire a parere di chi scrive. Per le rinnovabili si prevede una crescita del 20% al 2025, cioè 20 TWh aggiuntivi, rispetto ai livelli del 2021. Su questo fronte, saranno presto introdotte ulteriori semplificazioni con un decreto ad hoc, che probabilmente andrà in Consigli dei Ministri la prossima settimana. Dovrebbero essere ulteriormente velocizzati i procedimenti amministrativi, ridotte le distanze degli impianti FER dai beni sottoposti a tutela, potenziato l’organico della commissione Pnrr-Pniec e introdotte possibili esenzioni dalla VIA. Questo provvedimento si inserisce nella spinta europea di accelerazione dello sviluppo delle rinnovabili, per cui dalla fine dell’anno è in vigore un apposito Regolamento. In Germania, il Governo federale dovrebbe non rendere più necessaria la valutazione di impatto ambientale per gli impianti eolici e le reti elettriche da realizzare nelle aree definite idonee dai Land.