L’Istituto per la Competitività (I-Com) ha realizzato il Policy brief dal titolo “LO SPETTRO DEL FUTURO. La gestione delle frequenze in Italia e in Europa per un Paese sempre più digitale“.
Una solida performante rete di telecomunicazione rappresenta l’architrave su cui poggia il funzionamento della società contemporanea. Le reti infatti sono l’autostrada su cui viaggiano i dati e costituiscono il principale fattore abilitante per lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie e servizi. In questo scenario, la politica di gestione dello spettro radio assume un’importanza strategica nell’assicurare le necessarie certezze a quanti intendano investire nel nostro Paese e per offrire ad imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni l’opportunità di godere a pieno degli straordinari benefici connessi alla digitalizzazione.
- La natura di risorsa limitata dello spettro radio, insieme all’incremento esponenziale della domanda di connettività “senza filo” ne hanno consolidato il ruolo di asset strategico. Un uso efficiente delle frequenze può portare sia a significativi progressi economici e sociali, contribuendo all’eliminazione del digital divide, sia (data la sua natura di bene pubblico) a maggiori entrate per lo stato a fronte delle assegnazioni delle licenze d’uso.
- Il 21 febbraio scorso è stato pubblicato dalla Commissione il White Paper “How to master Europe’s digital infrastructure needs?” che tra le altre cose interviene sulla gestione dello spettro. In particolare, sottolinea come disallineamenti nell’impiego di tecnologie wireless e nuovi servizi, così come dinamiche interferenziali, possano avere ripercussioni a livello europeo (ostacolando anche lo sviluppo del 5G), sollecitando una gestione più coordinata dello spettro per massimizzarne il valore economico e sociale.
- A livello nazionale, il MIMIT è chiamato a predisporre ed adottare il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze (PNRF), ovvero l’elenco in cui vengono suddivise tutte le bande ed i canali di trasmissione con le relative assegnazioni, gli usi di destinazione e gli spazi inutilizzati e ad effettuare l’assegnazione delle frequenze e il rilascio dei diritti di uso, nonché a vigilare sulla loro utilizzazione. I contributi per la concessione di diritti di uso delle frequenze, ovvero la quota che il licenziatario verserà annualmente, sono fissati dal Ministero sulla base dei criteri stabiliti dall’AGCOM.
- I diritti d’uso dello spettro hanno un importante peso economico sia per lo Stato, che incassa dalla cessione degli stessi, che per le imprese che muovono importanti investimenti per acquistarli. Sul versante delle imprese, vediamo ad esempio come l’Italia abbia assegnato le licenze d’uso nella banda 3,6 GHz per 4,3€ miliardi, ovvero il valore più elevato tra le principali economie UE.