Il 2 luglio scorso è stato pubblicato il rapporto sul Digital Decade 2024 che fornisce un quadro completo e articolato sulle azioni e sui progressi compiuti verso il raggiungimento della trasformazione digitale per un’Unione europea più autosufficiente, competitiva e resiliente dal punto di vista digitale. Si tratta di un documento di straordinaria importanza che nel valutare la performance, sia a livello europeo che a livello dei singoli Paesi, rispetto agli obiettivi e traguardi dell’Europa per il 2030 in materia di competenze digitali, infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici, ha evidenziato come l’UE non abbia ancora raggiunto la piena convergenza sulla maggior parte dei target e come il ritmo dei progressi su alcuni di questi sia più lento del previsto soprattutto nei settori delle skill, della connettività di alta qualità, dell’analisi dei dati da parte di aziende, semiconduttori ed ecosistemi di start-up e dell’adozione dell’intelligenza artificiale (AI).

In questo contesto l’Italia ha varato la nuova strategia sull’IA per il biennio 2024-2026 con la quale si punta a recuperare il ritardo accumulato.

GLI OBIETTIVI E LE AZIONI DELLA NUOVA STRATEGIA

Luglio 2024 sarà certamente ricordato come un mese all’insegna dell’Intelligenza Artificiale. A pochi giorni dalla pubblicazione dell’AI Act sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e dall’inizio delle audizioni in Commissione, presso il Senato della Repubblica, del disegno di legge sull’intelligenza artificiale, lo scorso 22 luglio è stato pubblicato il documento integrale della Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026.

Il documento è frutto del lavoro di un Comitato di quattordici esperti che ha usufruito del supporto di una Segreteria Tecnica istituita presso l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che sta coadiuvando il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie relative a questa tecnologia. Il Comitato ha lavorato intensamente per analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale e mettere a punto un piano strategico con l’obiettivo di guidare lo sviluppo dell’IA in modo responsabile e inclusivo.

Partendo dalla constatazione dell’enorme potenziale innovativo connesso all’impiego dei sistemi di IA, in particolare quelli generativi, e della rivoluzione avviata in tutti i settori, dall’educazione, alle attività professionali, all’industria, la strategia individua macro-obiettivi e definisce azioni strategiche raggruppate in quattro macroaree: Ricerca, Pubblica Amministrazione, Imprese e Formazione, collegate attraverso specifiche azioni di natura trasversale, orientate alla definizione di elementi infrastrutturali e alla politica di attuazione e coordinamento dell’intera strategia.

Rispetto al tema della ricerca, viene enfatizzata l’importanza di rafforzare la cooperazione internazionale e gli investimenti sulla ricerca fondazionale e applicata nell’Intelligenza Artificiale, nel rispetto delle peculiarità nazionali (specialmente in relazione alla ricerca applicata chiamata a rispondere alle specifiche esigenze del breve periodo) e nell’ambito della cornice di principi e valori europei valorizzando in particolar modo il ruolo dell’accademia italiana e della ricerca finanziata dallo Stato, anche in una logica di creazione di dataset ed addestramento di modelli resi disponibili in open source. Grande attenzione è riservata a progetti interdisciplinari per il benessere sociale che possono riguardare tutela paesaggistica, del mare o dell’ambiente, la ricerca sulle nuove sfide create dall’IA su temi come il copyright, deepfake, disinformation online, e responsabilità, la ricerca su etica e IA, lo studio degli impatti socio-economici dell’IA su temi come disuguaglianza economica, discriminazione sociale e monopoli, la sicurezza nazionale e delle persone, l’ottimizzazione delle risorse ambienti ed energetiche, pilot di sistemi di digitali/IA e sociali per guidare la trasformazione digitale centrata su persone e società ed abilitata dall’IA e soluzioni a supporto del patrimonio intellettuale e culturale digitalizzato (digital humanities).

È espressa piena consapevolezza della necessità di accelerare l’impiego dei sistemi di IA da parte della PA (per rendere più efficienti i propri processi amministrativi e migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini) e delle imprese (con l’obiettivo di efficientare gli attuali processi ma anche di abilitarne di nuovi che favoriscano ulteriori possibilità di crescita). A tal fine, la strategia annuncia un complesso di azioni per accelerare il processo di adozione che tengano conto delle barriere di competenze e infrastrutturali che ostacolano la diffusione delle nuove tecnologie.

Un ruolo cruciale viene inoltre riconosciuto alla formazione. Si annuncia, in particolare, la promozione di percorsi educativi specifici in IA nelle scuole, nei corsi di dottorato e nei programmi di formazione continua, specifiche iniziative di reskilling e upskilling della forza lavoro per prepararla alle nuove sfide tecnologiche.

UN BILANCIO COMPLESSIVO

In un contesto europeo e nazionale che registra un evidente ritardo nello sviluppo e nell’adozione di sistemi di IA, la pubblicazione della nuova strategia 2024-2026 costituisce certamente un’iniziativa di particolare rilevanza. Se la precedente, che era stata evidentemente licenziata in un contesto normativo e fattuale certamente meno definito, focalizzava l’attenzione sull’obiettivo di creare un ecosistema di ricerca solido e rafforzare gli investimenti in IA identificando 11 settori prioritari (tra cui manifatturiero, cultura, turismo, salute e benessere, ambiente, infrastrutture, reti, sicurezza nazionale e tecnologie dell’informazione), l’attuale strategia, adottata in un clima di maggior consapevolezza e maturità tecnologica, individua ulteriori settori da considerare con attenzione come la sanità, la sicurezza cibernetica e l’ambiente e nel declinare le azioni punta ad obiettivi che comprendono anche la creazione di infrastrutture nazionali di dataset e modelli che migliorino la standardizzazione e facilitino l’accesso ai dati. Dal punto di vista della governance, affida ad una Fondazione sotto la guida della Presidenza del Consiglio la responsabilità dell’attuazione, del coordinamento e del monitoraggio delle singole iniziative.

Osservando il complesso della strategia essa appare costellata da tante buone idee e numerosi ed ambiziosi obiettivi. Appare condivisibile l’intento di non limitarsi ad essere meri importatori di soluzioni create da altri, anzi, di sviluppare applicazioni e soluzioni che siano orientate a supportare le specificità del nostro sistema-Paese, privilegiando una dimensione di sviluppo applicativo interno nel tentativo di rendere l’Italia protagonista nella competizione internazionale.

Altrettanto condivisibile la consapevolezza, in un ecosistema normativo e regolamentare già particolarmente complesso, di non costruire ulteriori sovrastrutture normative nella definizione delle azioni strategiche, adoperandosi invece nella direzione di promuovere l’AI Act con linee guida e percorsi agili e a misura di impresa e di cittadino. Assolutamente comprensibile l’intenzione di promuovere azioni strategiche per il miglioramento e l’ampliamento dell’attuale infrastruttura di rete, specialmente nelle aree ad alta densità di traffico, lo sviluppo di reti intelligenti che possano adattarsi dinamicamente alla domanda in tempo reale e la collaborazione tra il settore pubblico e privato per garantire che gli operatori di rete e le aziende tecnologiche lavorino insieme per affrontare le sfide legate alla congestione di Internet.

Critico invece è il tema delle risorse, copiose, che sarebbero indispensabili per provare a raggiungere gli obiettivi fissati ma che invece non risultano oggetto di specifica trattazione e le tempistiche di realizzazione delle singole azioni sulle quali è necessario accelerare tenendo a mente anche un tempo minimo per vederne i frutti (si pensi al tema della formazione).

Un aspetto essenziale per il successo della strategia italiana sarà senza alcun dubbio la possibile sinergia con altre iniziative governative attualmente in corso, come il DDL sull’intelligenza artificiale e il Piano Transizione 5.0.  Il primo, al vaglio delle Camere, introduce infatti disposizioni per promuovere un utilizzo corretto, trasparente e responsabile dell’IA ed assicurare la vigilanza sui rischi e l’impatto sui diritti fondamentali. Il Piano Transizione 5.0, in fase di prossima approvazione, punta invece ad imprimere ulteriore forza  alla modernizzazione dell’industria italiana attraverso l’adozione di tecnologie avanzate. L’IA rappresenta uno dei pilastri tecnologici certamente più importanti, insieme ad IoT, robotica collaborativa e automazione, Big Data e Analisi dei dati, Blockchain, Cloud.

È fuor di dubbio che la strategia rappresenta un tassello importante in un puzzle altamente complesso che fatica a prendere forma. L’Italia sconta un gravissimo ritardo nelle competenze, nell’adozione delle tecnologie e nella consapevolezza dei benefici non solo offerti dall’IA ma più in generale garantiti dalla digitalizzazione. Mettere a fuoco priorità ed obiettivi è senza dubbio imprescindibile per provare a vincere le sfide presenti e future che l’IA pone ma è necessario che la strategia sia contornata da una serie ulteriore di iniziative che vadano ad agire in maniera decisa ed efficace sui fattori abilitanti la rivoluzione promossa dall’IA e mettano in campo adeguate risorse finanziarie.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.