Negli ultimi decenni lo sviluppo tecnologico ha rivoluzionato gran parte delle attività quotidiane degli individui, tra cui la gestione delle finanze personali e le modalità con cui si effettuano pagamenti, sia nei negozi fisici che online o di altri servizi e prodotti di natura bancaria e finanziaria a cui si accede per soddisfare i bisogni personali e professionali. Gli strumenti utili a tali scopi stanno diventando sempre più digitalizzati, offrendo alternative tecnologiche ai metodi tradizionali che migliorano velocità, intuitività, efficienza e tracciabilità delle operazioni. Portali web e app per smartphone stanno gradualmente sostituendo le filiali fisiche delle banche, portando a nuovi modi per relazionarsi con chi gestisce le proprie risorse monetarie.
POPOLAZIONE VULNERABILE E UTILIZZO DI INTERNET
In questo contesto, un argomento di primaria importanza è quello dell’accessibilità di tali strumenti, in particolare per quanto riguarda le persone appartenenti alle categorie più vulnerabili. Se da un lato la tecnologia sta rimuovendo i limiti fisici rendendo meno complesso agli individui con problemi di mobilità l’utilizzo di strumenti finanziari e di pagamento, dall’altro aumenta il livello di complessità per quegli utenti, tipicamente non nativi digitali, che non hanno particolare dimestichezza con l’utilizzo di servizi informatizzati. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT, il 21,2% della popolazione italiana (circa 12,3 milioni di persone) soffre di limitazioni alle attività personali, il 16,5% non gravi e il restante 5% gravi.
Dai dati dell’Istituto di statistica nazionale emerge anche una chiara correlazione tra la presenza di limitazioni e l’elevata età degli individui. Nel dettaglio, l’età media di chi soffre di limitazioni non gravi alle proprie attività personali è di 61,1 anni, che salgono a 67,7 per i limiti gravi.
Abbinando questo dato con quelli diffusi da Eurostat sull’utilizzo di internet, che vedono la percentuale di penetrazione del web nella popolazione mantenersi elevata fino ai 64 anni (86,8%), per poi calare nettamente nella fascia 65-74 anni (62,3%) e crollare drasticamente per gli over 75 (25,7%), si comprende chiaramente come l’accessibilità dell’ecosistema informatico sia una tematica estremamente urgente da affrontare.
Il crescente livello di digitalizzazione dei servizi pubblici e privati fa sì che il non avere un pratico accesso e/o il non padroneggiare almeno ad un livello basilare i sistemi informatici rischi di diventare un vero e proprio handicap. In quest’ottica, appaiono particolarmente allarmanti i dati Istat relativi alla quota di cittadini italiani con limitazioni che non utilizza Internet, che ammontano al 30% per le limitazioni lievi e crescono al 52,8% per quelle gravi.
L’UTILIZZO DELL’INTERNET BANKING DA PARTE DEI SOGGETTI VULNERABILI
Focalizzando l’attenzione sull’ambito finanziario, parimenti a quanto visto circa l’utilizzo del web, la percentuale di individui che utilizzano Internet banking cala drasticamente al crescere dell’età. Nel dettaglio, solo il 29,2% di persone tra i 65 e il 74 anni e l’8,7% degli over 75 utilizza servizi bancari attraverso un dispositivo informatico. Considerando che, secondo l’Istat, il 71,8% degli individui con limitazioni gravi e il 57,9% di quelli non gravi non utilizza filiali bancarie fisiche e che, come accennato in precedenza, c’è una stretta correlazione tra età e limitazioni nelle attività quotidiane, se non si migliora l’accessibilità delle piattaforme digitali e si trova il modo di avvicinare gli individui vulnerabili verso queste tecnologie, c’è il serio rischio che un’ampia fetta di popolazione si trovi nell’impossibilità di accedere ad alcun tipo di servizio finanziario.
COMPETENZE DIGITALI E PERICOLI DELLA RETE
Oltre all’impegno per rimuovere il maggior numero possibile di barriere all’usabilità da parte di chi offre il servizio, appare fondamentale lavorare anche sul versante della domanda. In particolare, l’accessibilità dei servizi informatici, finanziari e non, è direttamente proporzionale al livello di competenze digitali della popolazione di riferimento. Lavorare su questo versante appare quindi fondamentale per abbattere i limiti a cui la tecnologia ancora non riesce a porre rimedio. Purtroppo, secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat sul possesso di skill informatiche da parte della popolazione, il nostro Paese si posizione al quartultimo posto in UE per competenze digitali almeno di base. Il già scarso livello di competenze generale si aggrava al crescere dell’età anagrafica, arrivando ad appena il 4,6% per gli over 75.
A proposito delle competenze, una menzione specifica va fatta rispetto a quelle di sicurezza informatica. In uno scenario in cui la cybersecurity sta diventando un problema sempre più sentito dalla popolazione e in cui i tentativi di frode informatica stanno diventando sempre più frequenti, la mancanza di competenze in quest’ambito mina la fiducia delle persone verso gli strumenti digitali, in particolare in un ambito sensibile come quello finanziario. Nel 2023, secondo quanto diffuso dalla Polizia Postale, i casi di frodi informatiche trattati sono stati oltre 10.606, che hanno comportato la sottrazione alle vittime di oltre 40 milioni di euro.