Il rapporto è stato realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito del progetto Futur#Lab, promosso da I-Com e in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT e Open Fiber.
Partendo dal quadro registrato a giugno 2024 e considerando l’andamento storico si è provato a comprendere, procedendo al ritmo attuale, quanti anni ci metteranno le connessioni FTTH a sostituire quelle in rame e FTTC. Dall’analisi è emerso che una sostituzione completa rispetto al numero di accessi cristallizzato al valore attuale non avverrà prima di un decennio (2036).
Il tema dello switch-off del rame inizia a rivestire un ruolo importante anche a livello europeo ma necessita gradualità, condivisione degli obiettivi e delle tempistiche con gli operatori incaricati di gestire la fase operativa ed una politica industriale a ciò orientata.
Parametrando le due mappature realizzate da Infratel negli scorsi anni vediamo come le intenzioni di mappatura degli operatori si siano leggermente ridimensionata negli ultimi anni. Se nel 2021 si prevedeva di raggiungere il 94,6% in 5G NSA entro il 2026, nell’ultima rilevazione questo valore è sceso al 90,4%. Ancor più interessante però è il fatto che dall’ultima mappatura non emerge nessuna volontà da parte degli operatori di coprire il territorio nazionale in 5G standalone nel triennio 2024-2026.
Per comprendere lo stato applicativo delle semplificazioni normative adottate negli ultimi anni, l’Istituto per la Competitività ha realizzato un’analisi con il supporto delle aziende del comparto telecomunicazioni. L’obiettivo principale dell’indagine è quello di comprendere se, a seguito dei vari interventi, si sono ravvisati miglioramenti nella gestione dei processi burocratici e nelle tempistiche degli iter autorizzativi.
Sul versante locale, sia per quanto riguarda le infrastrutture fisse che relativamente a quelle mobili negli ultimi anni si è ravvisato un miglioramento delle tempistiche autorizzative, che però restano ancora molto lunghe. Per le infrastrutture fisse, come è
emerso dall’analisi dei dati, in tutte le macroaree del Paese sono risultati necessari almeno quattro mesi per l’ottenimento sia dell’illuminazione pubblica che per l’autorizzazione agli scavi. Stesso discorso per quanto riguarda le infrastrutture di rete mobile, che necessitano in media di 134 giorni per l’espletamento degli iter autorizzativi.
Rispetto agli obiettivi quantitativi fissati dall’Unione Europea e dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile 2022 (SNSvS), approvata lo scorso anno, il quadro italiano è fortemente insoddisfacente. Difatti, solo otto dei 37 obiettivi previsti entro il 2030 (pari al 21,6%) sono raggiungibili mentre ben 22 obiettivi (59,5%) risultano irraggiungibili. Sette (18,9%), infine, presentano un andamento incerto.
A livello globale, i settori delle telecomunicazioni e della tecnologia si distinguono per un elevato livello di trasparenza nella divulgazione dei piani di transizione climatica, con il 51% delle aziende che rendono pubbliche queste informazioni.
Ogni tecnologia genera un impatto naturale, positivo o negativo, su ambiente e società, ed una classificazione degli effetti, in relazione ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), rappresenta uno strumento utile per identificare le aree critiche su cui concentrare gli interventi. L’introduzione di metodi progettuali come l’Impact Design e l’adozione dell’economia circolare permette di allineare l’innovazione tecnologica ai valori di sostenibilità, assicurando che ogni progresso contribuisca a un futuro più equilibrato e responsabile.
La gestione energetica deve essere ripensata come una tecnologia fondamentale, capace di supportare e adattarsi ai cambiamenti della transizione ecologica e digitale. I miglioramenti nella tracciabilità, flessibilità e produzione distribuita dell’energia non solo promuovono l’efficienza e riducono i costi, ma creano nuove opportunità per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
Per comprendere quali pratiche di sostenibilità sono state adottate dalle aziende del comparto Telco e come le nuove tecnologie possono contribuire alla decarbonizzazione del settore, Join Group e l’Istituto per la Competitività (I-Com) hanno deciso di realizzare un’indagine, coinvolgendo alcune delle principali aziende che operano in questo settore in Italia.