Il 26 febbraio 2025 la Commissione europea ha pubblicato il Clean Industrial Deal. Il documento, che delinea azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le imprese europee, si inserisce nel quadro già articolato di documenti presentati dalla Commissione: esso fa seguito ai diversi piani d’azione illustrati dal recente Competitiveness Compass e dal Rapporto Draghi.
I tre documenti partono dalla stessa premessa: i motori di crescita dell’Unione Europea (UE) sono in stallo proprio nel momento in cui c’è maggiore necessità di investimenti massicci, necessari per affrontare molteplici questioni cruciali e intersecate fra loro: dare impulso alla transizione verde e digitale, salvaguardando la propria economia e garantendo la propria sicurezza.
IL CLEAN INDUSTRIAL DEAL
Il Clean Industrial Deal si concentra su due settori ugualmente cruciali per l’attuazione della strategia europea e complementari tra loro.
In primo luogo, i settori hard-to-abate: le industrie ad alta intensità energetica, come l’acciaio, i metalli e i prodotti chimici. Questo settore ha urgente bisogno di sostegno per inserirsi nel processo di decarbonizzazione e passare all’energia pulita, ma sconta al momento costi elevati e normative complesse.
D’altro canto, per incrementare la competitività futura dell’UE, una nuova centralità deve essere assunta dal settore delle tecnologie pulite, strutturalmente necessario per la strategia enunciata prima, coinvolgendo la trasformazione industriale, la circolarità e la decarbonizzazione.
Il Clean Industrial Deal suggerisce anche come la dimensione geopolitica e commerciale sia essenziale: affinché l’industria europea possa essere solida e competitiva è necessario creare un quadro solido di partenariati che possano garantire all’UE catene del valore diversificate. In questo scenario, il Clean Industrial Deal propone Clean Trade and Investment Partnerships (CTIPs) da lanciare immediatamente a marzo. Le materie prime essenziali per la produzione di tecnologie pulite sono infatti concentrate geograficamente altrove, rendendo fondamentale per l’Unione Europea fare affidamento su catene di approvvigionamento sicure e diversificate. L’ampliamento della già vasta rete di accordi commerciali dell’UE garantirebbe un migliore accesso ai mercati terzi e ai fattori di produzione essenziali per le imprese europee.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), il mercato globale delle tecnologie energetiche pulite avrà un valore di 2.000 miliardi di dollari nel 2035.
Pertanto, è indispensabile che l’UE proceda con le discussioni in corso per nuovi accordi di libero scambio (Free Trade Agreements, FTAs) e continui a implementare e sostenere pienamente gli FTA esistenti.
Per creare e sostenere un settore industriale realmente competitivo sulle nuove tecnologie, sono però necessari importanti investimenti.
FINANZIARE LA DECARBONIZZAZIONE INDUSTRIALE
Affinché la produzione manifatturiera dell’UE sia in linea con gli obiettivi del Net Zero Industry Act (NZIA), la Commissione Europea ha stimato che gli investimenti accumulati andrebbero da 52 a 119 miliardi di euro nel periodo 2023-2030 a seconda dei diversi scenari (Figura 1).
Figura 1: Diverse necessità di investimento a seconda dello scenario per il periodo 2023-2030, miliardi di euro (2025)

Gli investimenti aggiuntivi necessari per la transizione verde e per lo sviluppo di tecnologie pulite sono stimati in 477 miliardi di euro all’anno tra il 2021 e il 2030, mentre il raggiungimento degli obiettivi di REPowerEU richiede un investimento aggiuntivo stimato fino a 35 miliardi di euro all’anno tra il 2022 e il 2027. L’importo totale dei fondi di investimento necessari sarebbe di quasi 3.500 miliardi di euro. In particolare, l’energia, l’innovazione industriale e il sistema dei trasporti sono i settori in cui è necessario aumentare maggiormente gli investimenti annuali.
D’altra parte, le istituzioni europee riconoscono l’importanza delle sinergie tra finanziamenti pubblici e privati: in particolare, i fondi pubblici europei sono considerati i primi fattori abilitanti per un maggiore utilizzo dei fondi e possono essere utilizzati come catalizzatori per far leva sul capitale privato in aree con ricadute positive.
Attualmente, il Multiannual Financial Framework (MFF) assegna il 30% dei finanziamenti alla spesa per il clima per il periodo 2021-2027. Il Clean Industrial Deal stima per il periodo 2031-2040 un aumento di circa 480 miliardi di euro in aggiunta ai finanziamenti stanziati nel decennio precedente dal MFF.
Alcuni fondi messi a disposizione dalle istituzioni europee rientrano nell’ambito degli Important Projects of Common European Interest (IPCEIs) e dell’attuale Multiannual Financial Framework dell’UE (2021-2027). L’UE può aumentare gli stanziamenti e la disponibilità di fondi da altri strumenti finanziari per bilanciare l’enorme necessità di investimenti, come Next Generation EU (118 miliardi di euro), Innovation Fund (40 miliardi di euro), InvestEU (fino a 26 miliardi di euro), Horizon Europe (93 miliardi di euro), Programme for Environment and Climate Action (3 miliardi di euro) e Hydrogen Bank (1 miliardo di euro).
Tuttavia, anche sommando tutti gli stanziamenti messi a disposizione per lo sviluppo del clima e delle tecnologie pulite dagli strumenti e dai fondi europei, l’importo necessario continua a essere sproporzionatamente fuori portata (Figura 2).
Figura 2: Confronto tra il totale dei possibili finanziamenti UE nel periodo 2021-2027 e le stime degli investimenti necessari totali per lo stesso periodo, in miliardi di euro (2025)

L’IMPULSO DEGLI INVESTIMENTI DEL CLEAN INDUSTRIAL DEAL
Il Clean Industrial Deal, insieme all’European Competitiveness Fund che sarà proposto nel prossimo Multiannual Financial Framework, dovrebbero fornire un ulteriore impulso agli investimenti nelle tecnologie pulite e strategiche.
Dato il notevole fabbisogno di investimenti stimato per l’effettiva implementazione delle tecnologie pulite e riconoscendo l’importanza per l’industria dell’UE di avere accesso immediato a un bacino finanziario, il Clean Industrial Deal mobiliterà oltre 100 miliardi di euro per la produzione pulita prodotta nell’UE, compreso un ulteriore miliardo di euro in garanzie nell’ambito dell’attuale MFF. Il budget di 100 miliardi di euro sarà gestita da una Industrial Decarbonization Bank.
Inoltre, la Commissione ha definito altri tre canali di finanziamento. Il primo si basa sui fondi degli strumenti UE, mentre gli altri due mobiliteranno il capitale privato e gli aiuti di Stato.
Il primo canale – il rafforzamento dei finanziamenti a livello europeo – prevede la modifica e il potenziamento degli strumenti di investimento dell’UE. Tra questi, l’Innovation Fund riveste un’importanza centrale: in precedenza aveva finanziato progetti di produzione di tecnologie pulite, fornendo ulteriori opzioni di finanziamento per aumentare il sostegno al settore e migliorando le sinergie tra gli strumenti esistenti, al fine di massimizzare il tetto di investimenti. La Commissione prevede di impegnare immediatamente 6 miliardi di euro dal Fondo nel 2025. La Commissione lancerà inoltre un bando Horizon Europe di circa 600 milioni di euro nell’ambito del programma di lavoro 2026-2027 per sostenere progetti fit for deployment.
Il secondo livello mobilita i fondi privati: InvestEU è attualmente il principale strumento a livello UE per mobilitare i finanziamenti privati. Gestito in collaborazione con il European Investment Bank (EIB) Group, uno dei maggiori fornitori di finanziamenti per il clima, con le istituzioni finanziarie internazionali e con le banche nazionali di promozione, ha finora mobilitato oltre 280 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi nell’economia dell’UE.
La Commissione sta presentando una modifica del regolamento InvestEU per aumentare la sua capacità finanziaria. Questa proposta mobiliterà circa 50 miliardi di euro di finanziamenti e investimenti aggiuntivi nelle principali priorità politiche dell’UE, come la modernizzazione dei processi industriali e la produzione e la diffusione della tecnologia pulita. La collaborazione con il Gruppo EIB può svolgere un ruolo significativo per garantire ulteriori finanziamenti privati.
Il terzo canale mira a migliorare l’efficacia del sostegno degli aiuti di Stato agli obiettivi del Clean Industrial Deal: ciò avviene attraverso una riforma delle norme sugli aiuti di Stato, che saranno semplificate proprio per stimolare gli investimenti verdi. L’azione della Commissione in questo ambito rispecchia la necessità riconosciuta di una riduzione generale degli oneri burocratici e, allo stesso tempo, fornisce un quadro giuridico chiaro e flessibile per accelerare l’allocazione delle risorse.
Per velocizzare l’introduzione delle energie rinnovabili, promuovere la decarbonizzazione industriale e garantire una capacità sufficiente di produzione di tecnologie pulite in Europa, la Commissione intende intervenire sulla semplificazione delle norme sugli aiuti di Stato già entro giugno 2025.
La figura 3 mette a confronto gli investimenti necessari e gli strumenti finanziari sopra elencati, aggiungendovi lo stanziamento del Clean Industrial Deal.
Figura 3: Confronto tra il totale dei possibili finanziamenti UE nel periodo 2021-2027, con l’aggiunta dei fondi del Clean Industrial Deal, e le stime degli investimenti necessari totali per lo stesso periodo, in miliardi di euro (2025)

CONCLUSIONI
Il Clean Industrial Deal mira a fornire il quadro strategico per congiungere decarbonizzazione e competitività delle tecnologie pulite attraverso investimenti sostanziali sul settore industriale. Il suo approccio fa leva sui punti di forza esterni e interni dell’Unione Europea.
Da un lato, sottolinea l’importanza di rafforzare i partenariati esistenti e di stabilire rotte commerciali diversificate. L’espansione e la garanzia della già vasta rete di Free Trade Agreements dell’UE è una strategia cruciale per ottenere un migliore accesso ai mercati terzi e agli input necessari per le imprese europee.
D’altro canto, tale strategia mira a rafforzare gli strumenti finanziari esistenti mobilitando fondi europei e privati; prevede di allocare una quota maggiore di risorse per il clima nel prossimo Multiannual Financial Framework; migliora e semplifica le procedure degli aiuti di Stato; sviluppa e incrementa il già enorme potenziale del mercato interno dell’UE.
Sfruttare e far leva sul processo di decarbonizzazione potrebbe quindi essere un’opportunità per l’Europa per risolvere il trilemma della contemporaneità: la strategia ottimale dovrebbe raggiungere gli obiettivi climatici attraverso le tecnologie pulite, garantendo al contempo prezzi bassi dell’energia e costruendo catene di approvvigionamento solide e diversificate, per garantire sicurezza a livello energetico, commerciale e geopolitico. Questi tre vertici dovrebbero imperniarsi l’uno sull’altro e rafforzarsi a vicenda, garantendo un ambiente virtuoso per gli investimenti e la crescita economica.
D’altra parte, all’ambizioso quadro delle politiche di decarbonizzazione non basta la potenzialità per essere il necessario motore di crescita, produttività e competitività: questo può essere sfruttato in modo vantaggioso solo se gli obiettivi, le politiche e i regolamenti sono ben allineati e pragmaticamente integrati con la realtà industriale, economica e commerciale dell’UE.