Il 28 aprile, alle 12:30 circa, la Spagna e il Portogallo hanno subito uno dei peggiori blackout della loro storia, uno dei più severi negli annali europei. L’episodio ha causato perdite economiche stimate tra 1,6 e 4,5 miliardi di euro e ha richiesto fino a 15,5 ore per il completo ripristino del servizio elettrico. A quasi due mesi dall’incidente, le cause ufficiali sono state individuate in errori tecnici e di pianificazione che hanno reso la rete incapace di gestire un’impennata di tensione. Secondo dichiarazioni della ministra spagnola della transizione energetica Sara Aagesen, riportate da Reuters, le indagini hanno ufficialmente escluso dalle papabili cause quella di un attacco cibernetico. Si sarebbe trattato infatti di squilibri locali in una rete strutturalmente deficitaria che l’operatore di rete spagnolo REE non è stato in grado di gestire a causa di calcoli errati. Le dichiarazioni della ministra proseguono affermando che il sistema non aveva sufficienti capacità di controllo della tensione: o perché non erano state sufficientemente programmate, o perché ciò che era programmato non forniva adeguatamente quanto previsto secondo gli standard, o per una combinazione di entrambe le problematiche. La REE non aveva abbastanza centrali termiche accese quando l’aumento di tensione ha causato una reazione a catena che ha portato all’interruzione di corrente, ha detto Aagesen. La REE “ci ha detto di aver fatto i suoi calcoli e di aver stimato che (accendere più centrali termiche) non era necessario in quel momento”.
Gli eventi che hanno portato al blackout sono infatti molteplici: in primis, nella mezz’ora prima dell’incidente, sono state osservate oscillazioni nella rete. In secondo luogo, la Spagna non ha potenti interconnessioni con l’estero: la connessione con il resto d’Europa pari a 3 GW è infatti inferiore alle linee guida europee. Questa condizione ha amplificato l’impatto del distacco dalla rete continentale, privando il sistema del supporto esterno necessario per la stabilizzazione. La configurazione ha reso la Penisola Iberica particolarmente vulnerabile agli eventi di instabilità, comportandone l’isolamento come “isola energetica”. Inoltre, è possibile che circa il 65% dell’energia elettrica spagnola provenisse da fonti rinnovabili, dunque dotate di bassa inerzia rotante.
Figura 1: Generazione elettrica nella Regione iberica il 28 aprile 2025, per fonte
Fonte: ENTSO-E Transparency Platform
Secondo il report ufficiale di REE, gli eventi scatenanti sarebbero stati un malfunzionamento di un impianto FV al Sud e una mancanza delle centrali di produzione sia convenzionali che rinnovabili. Secondo il gestore, la causa del blackout non è stata la mancanza di inerzia, che, fosse stata maggiore, avrebbe potuto al massimo ritardare ma non evitare il blackout, provocato da problemi di tensione e da una conseguente perdita a catena di generazione.
Dalla ricostruzione di ENTSO-E emerge come partire dalle 12:32:57 e nei 20 secondi successivi, una serie di distacchi di generazione sono stati registrati nel sud della Spagna, per un totale inizialmente stimato di 2200 MW. Non sono stati osservati distacchi in Portogallo e in Francia. A seguito di questi eventi, la frequenza è diminuita e si è osservato un aumento della tensione in Spagna e Portogallo. Tra le 12:33:18 e le 12:33:21, la frequenza del sistema elettrico della penisola iberica ha continuato a diminuire e ha raggiunto i 48,0 Hz, quindi sotto ai 50,0 Hz, la soglia di riferimento europea. Sono stati attivati i piani automatici di difesa dal distacco del carico in Spagna e Portogallo. Alle 12:33:21, le linee aeree a corrente alternata tra Francia e Spagna sono state scollegate dai dispositivi di protezione contro la perdita di sincronismo. Alle 12:33:24, il sistema elettrico iberico è collassato completamente e le linee di interconnessione tra Francia e Spagna hanno smesso di trasmettere energia. L’operatore del sistema di trasmissione spagnolo ha tentato sei misure di riduzione della domanda per cercare di evitare un blackout totale, senza avere successo.
IL BLACKOUT ITALIANO DEL 2003
Questo evento ha riportato alla mente il blackout italiano del 28 settembre 2003, quando nella notte l’intero sistema elettrico nazionale collassò in seguito ad un guasto sulla linea di alta tensione che intercorre fra l’Italia e la Svizzera, nel Canton Ticino. Il cavo, con capacità dichiarata di 2400 A, ebbe un contatto con un albero, ed in seguito alla scarica gli interruttori entrarono in funzione. Il carico rimanente si distribuì così sulle altre linee, che vennero sovraccaricate e dunque si staccarono anch’esse dalla rete. Il gestore svizzero della rete non prestò attenzione all’emergenza in tempi celeri evitando di chiedere al gestore italiano uno scambio inverso di energia, ma tentò di intervenire tardivamente sulla propria linea. Ciò portò al collasso della rete italiana, con l’intero territorio nazionale che dopo 27 minuti dal guasto iniziale si ritrovò senza energia elettrica.
I sistemi elettrici di trasmissione sono caratterizzati da dinamiche temporali estremamente ridotte. In caso di disconnessione di una linea di trasmissione, il carico elettrico viene istantaneamente ridistribuito sui circuiti rimanenti della rete, determinando potenziali condizioni di sovraccarico su tali collegamenti. Qualora i sistemi di controllo e protezione non intervengano tempestivamente o risultino inadeguati nella gestione dell’emergenza, si può innescare un fenomeno di collasso sistemico progressivo della rete elettrica. Tale meccanismo di propagazione del disservizio ha caratterizzato l’evento di blackout che interessò l’Italia nel 2003, analogamente a quanto verificatosi recentemente nel territorio della Penisola Iberica.
Le indagini successive evidenziarono che il blackout risultò dalla combinazione di fattori tecnici e gestionali: elevata dipendenza dalle importazioni energetiche, inadeguatezza dei protocolli di comunicazione tra i gestori di rete nazionali, ritardi nell’implementazione delle procedure di emergenza da parte dell’operatore svizzero e vulnerabilità intrinseca della configurazione di rete italiana.
Il sistema elettrico italiano del 2003 non è comparabile a quello odierno. La penetrazione di rinnovabili è realtà anche nel nostro paese e l’evento del 28 aprile 2025 ha evidenziato vulnerabilità strutturali nei sistemi elettrici moderni con crescente presenza di rinnovabili. La transizione energetica verso fonti non programmabili richiede investimenti massicci in tecnologie di supporto alla stabilità: inerzia sintetica, sistemi di accumulo elettrochimico, inverter grid-forming e servizi di regolazione veloce della frequenza.
AGIRE PER IL RAFFORZAMENTO DELLE RETI ELETTRICHE EUROPEE
La coordinazione delle protezioni emerge come area critica nei casi di black-out, con necessità di revisione delle logiche di intervento per evitare scatti simultanei di multiple unità di generazione. Il potenziamento delle interconnessioni europee risulta essenziale per aumentare la resilienza sistemica e ridurre l’isolamento energetico di regioni periferiche come la Penisola Iberica, ma dei potenziamenti sono auspicabili anche per un sistema interconnesso come quello italiano.
Nel nostro Paese, il Piano di Sviluppo di Terna del 2025 presenta investimenti – considerando opere anche oltre l’orizzonte temporale decennale – che incrementerebbero la capacità di interconnessione con l’estero di circa il 40% rispetto ai valori attuali.
In ottica di riduzione del rischio di blackout, a luglio l’Italia riaderirà alla piattaforma di bilanciamento energetico transfrontaliero PICASSO. La partecipazione del nostro Paese al meccanismo non aveva dato esiti positivi in precedenza, visto il presentarsi di anomalie di prezzo, sarà quindi da valutare la riuscita del sistema.