Globesity: stiamo procedendo nel modo giusto?

Immagine blog 18.01.16Il primo mese dell’anno invita tante persone a riflettere sull’avvio di nuove diete dopo l’aumento di peso dovuto alle vacanze natalizie. Molti italiani in sovrappeso o obesi sembrerebbero però non preoccuparsi di ciò in quanto, secondo i dati nazionali PASSI 2011-2014[1], quasi una persona in sovrappeso su due riterrebbe il proprio peso troppo alto, mentre un obeso su dieci lo riterrebbe addirittura giusto. La mancata consapevolezza di questo problema rappresenta in realtà un’importante questione da risolvere per ogni sistema sanitario in quanto, come riportato in Figura, le complicazioni che caratterizzano questa fascia della popolazione possono variare notevolmente, passando dall’ipertensione all’infarto. La ricerca del giusto modo col quale poter combattere questa vera e propria epidemia globale di sovrappeso e obesità, menzionata sotto il nome di “globesity” dall’OMS, è diventata oggetto di studio anche da parte di Lancet, che ha recentemente preso in esame la situazione della Gran Bretagna. L’editoriale del 16 gennaio[2] evidenzia infatti che, secondo quanto riportato da Cancer Research Uk e da UK Health Forum, l’espansione di questo fenomeno potrebbe portare in futuro alla comparsa di quasi 700.000 nuovi casi di cancro in più entro il 2035. E’ noto che l’obesità può essere spesso accompagnata dal diabete, malattia che avrebbe afflitto per la prima volta più di 4 milioni di individui in Gran Bretagna, indicando un aumento del numero di affetti pari al 65% rispetto a dieci anni fa. L’utilizzo di una strategia basata sulla sugar tax, riportata sul Public Health England’s report—Sugar Reduction: the evidence for action, ha destato scalpore in quanto appare chiaro che la tendenza ad uno stile di vita caratterizzato da sedentarietà e dall’assunzione di cibi economici ma poveri di nutrienti non possa essere combattuta in questo modo. I sistemi sanitari si trovano infatti di fronte ad un problema di portata globale, molto espanso nei Paesi ad alto reddito ed in crescita in quelli a basso e medio reddito, il cui peso viene spesso sottostimato e che, molto probabilmente, non potrà essere ben affrontato puntando soltanto sulla diminuzione delle vendite di prodotti poco salutari come le bevande zuccherate. L’obesità, al contrario di quanto molte persone possano pensare, costituisce infatti un serio problema di malnutrizione, fatto confermato dal riscontro di un deficit di vitamina A, D, E, C, folati, calcio, magnesio, fibre, potassio e ferro in gran parte della popolazione americana. Secondo Lancet, assicurare un facile accesso al cibo salutare e consentire a tutti di poter fare attività fisica costituirebbero, insieme ad una migliore educazione, i principali fattori su cui puntare per poter ottenere una popolazione più sana. La necessità di avviare una serie di politiche globali che consentano di indirizzare i cittadini verso uno stile di vita più salutare appare ormai evidente, di fronte ad una food industry che attualmente sembrerebbe incapace di risolvere questo problema, spesso sottovalutato e considerato erroneamente molto meno dannoso della denutrizione o dell’anoressia.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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