I-Com arriva da Roma a Bruxelles, “per influenzare le policies”

bruxelles_Intervista a Stefano da Empoli, Presidente dell’Istituto per la Competitività, “siamo il primo think tank italiano con una sede qui”.

Bruxelles – “Affascinati da un’idea”. Con questo spirito Stefano da Empoli, presidente di I-Com, ha lanciato il suo gruppo di ricercatori a Bruxelles, “perché – spiega in questa intervista a Eunews – non c’è nessuna think tank italiano con base stabile a Bruxelles, anche se in tanti, forse tutti, e molti lo fanno, si dicono attenti a quanto accade in Europa”.

I-Com è un’associazione fondata nel 2005 da un gruppo di giovani studiosi, professionisti e manager, per promuovere temi e analisi sulla competitività in chiave innovativa, all’interno del quadro politico-economico europeo ed internazionale. Da oltre dieci anni lavorano in Italia, ed ora hanno aperto una sede nel cuore della Bruxelles europea, proprio nel rond point Schuman, a due passi da Commissione e Consiglio, a quattro dal Parlamento, dove fa la spola con Roma Federico Girolamo Lioy Responsabile degli Affari Europei .

Eunews: Un passo importante questo arrivo nella Capitale dell’Europa, che negli ultimissimo anni dall’Italia sempre più si tenta di fare…

Da Empoli: Siamo nati per promuovere il sistema della competitività e il ‘Sistema Italia’. E’ evidente che Bruxelles è oggi e sarà sempre di più un luogo dove occorre essere. Inoltre questa Commissione europea ha dato un forte impulso a politiche come il digitale e l’energia, che sono il nostro core business, e per noi è stata la prova definitiva, dopo una attenta riflessione, del fatto che sia il momento di tentare l’impresa di mettere in connessione l’Italia con Bruxelles, portando da noi i temi in discussione qui e qui le elaborazioni italiane. Vorremmo aiutare le imprese ad aver un maggior collegamento con Bruxelles sulle posizioni italiane, favorire la capacità di dialogo sui nostri dossier.

Che ambiente avete trovato tra i vostri colleghi che sono già qui a Bruxelles?

Abbiamo parlato con molti di loro, con molti think tank già presenti da anni, come i tedeschi dell’ Institut der deutschen Wirtschaft Köln (Istituto per la ricerca economica di Colonia). Il nostro obiettivo è di dialogare in particolare con istituti di espressione nazionale, più che con quelli non legati ad una specifica realtà, abbiamo più interessi in comune. Certo, ad esempio questi tedeschi sono molto più strutturati di noi, hanno centinaia di ricercatori, ma è anche vero che sono qui da decenni. In particolare con loro lavoriamo sull’Internet delle cose, sull’industria 4.0, con l’obiettivo di produrre contenuti e divulgare. Il nostro obiettivo primo è di influenzare le policies europee.

Lavorerete definendo dei campi d’azione in particolare?

Sì, come è nel nostro stile affronteremo pochi temi, ma li porteremo fino in fondo. In particolare inizieremo su tre dossier: energia, digitale e salute. Ma non li affronteremo ‘in generale’, bensì con prospettive nostre molto definite, Sull’energia, nel quadro dell’Unione dell’energia, ci concentriamo sul ruolo del Mediterraneo nell’approvvigionamento; per il digitale partiremo da una ricerca sulla revisione della Direttiva per i Servizi Audiovisivi (Avms), sulla quale siamo già molto avanti e avremo una tavola rotonda a porte chiuse il 24 giugno a Roma e poi un evento qui a Bruxelles al Parlamento europeo in settembre; altro tema è l’Internet delle cose con l’efficienza energetica legata ai consumi finali. Ci vogliamo qualificare su temi diversi da quelli generalmente discussi ma che sono altrettanto decisivi per la competitività, e il modello sarà sempre quello, dopo l’analisi, di una discussione in Italia e poi qui a Bruxelles. Sulla sanità il nostro punto focale è l’innovazione tecnologica e il suo sfruttamento in una sistema così frammentato come quello italiano.

I vostri referenti, quelli che dovrebbero beneficiare del vostro lavoro sono le aziende, oltre che i decisori pubblici. Con chi state lavorando per questo progetto belga?

Abbiamo parlato con molte aziende, di varie dimensione, ricevendo notevoli incoraggiamenti. Per ora i partner sono solo grandi aziende, quelle che hanno più matura una visione europea e strutture per beneficiare di questo lavoro. Ci stiamo anche rivolgendo ad associazioni per poter raggiungere tutta quella rete di piccole e medie imprese che hanno altrettanto bisogno di un presenza a Bruxelles ma che da sole spesso non hanno la forza di farlo. Vogliamo diventare uno strumento di accrescimento della competitività per le aziende italiane che non sono qui. E’ la nostra mission, da sempre.