Piano Industria 4.0. promosso, ma occorre spingere di più sulle piccole imprese


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Giusy MASSARO

L’edizione 2018 del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’Istat, la sesta dalla nascita della pubblicazione, è finalizzata, come le precedenti, alla valutazione delle dinamiche strutturali e congiunturali delle imprese italiane. Quella di quest’anno rappresenta un’evoluzione, che introduce un ultimo capitolo di valutazione dell’efficacia e dell’impatto di alcuni provvedimenti governativi di incentivo agli investimenti contenuti nel Piano Impresa 4.0.

Tra i più apprezzati certamente vi sono super ammortamento (62,1%) e iper ammortamento (48%), ossia la supervalutazione del 250% degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing. Gli strumenti che le piccole imprese sembrano apprezzare di più rispetto a quelle di dimensioni maggiori sono, invece, il fondo di garanzia per le PMI – per ovvie ragioni – e la Nuova Sabatini, ossia l’agevolazione messa a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese per l’acquisto o l’acquisizione in leasing di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali.

Un altro incentivo che risulta aver stimolato in maniera piuttosto efficace gli investimenti è il credito d’imposta su R&S (oltre il 40% delle imprese complessive), in questo caso maggiormente tra le grandi imprese (quasi il 60%) e, a livello settoriale, nei comparti delle auto e dei mezzi di trasporto (70% e 60%, rispettivamente). In particolare, l’Istat, nel tentativo di stimare l’impatto di tale misura, ha calcolato un effetto moltiplicativo – ossia la variazione di spesa in R&S indotta dall’ammontare del credito distribuito – compreso tra l’1% e il 2%.

Ancor più interessanti appaiono le intenzioni d’investimento in tecnologie abilitanti l’Industria 4.0 per il 2018. Quasi il 46% delle imprese dichiara di prevedere investimenti in software, quasi un terzo (il 31,9%) in tecnologie di comunicazione machine-to-machine o Internet of Things, il 27% in connessione ad alta velocità (cloud, mobile, big data ecc.) e in sicurezza informatica, in misura direttamente proporzionale alla dimensione d’impresa. Interessante notare anche la consapevolezza delle imprese del necessario adeguamento delle competenze, sia in termini di acquisizione di nuovo personale con competenze di un certo livello (circa il 25% delle imprese) che di formazione di quello esistente (circa il 38%). Tuttavia, ancora troppo contenute sono le prospettive d’investimento in queste importanti tecnologie/competenze tra le imprese di piccole dimensioni: solo in software e formazione del personale circa un’impresa su quattro si dice pronta a investire nel 2018, mentre un’incidenza molto bassa – e sempre inferiore al 15% – si registra nelle altre categorie esaminate.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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