Tempi di pagamento della pubblica amministrazione, l’Italia migliora. Ma la media europea è (ancora) lontana


Articolo
Maria Rosaria Della Porta
Pubblica

L’ammontare complessivo dei debiti commerciali della pubblica amministrazione italiana sarebbe pari a 53 miliardi di euro, in calo di 4 miliardi rispetto al 2017 (qui il nostro evento sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana con il direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale Teresa Alvaro). Sono questi i dati che emergono dall’ultima Relazione Annuale sul 2018 diffusa dalla Banca d’Italia.

Nonostante l’impegno profuso negli ultimi anni e benché le passività commerciali siano dimezzate rispetto al picco del 2012, secondo i dati Eurostat l’Italia resta ancora maglia nera in Europa, con un’incidenza dei debiti commerciali della pubblica amministrazione sul prodotto interno lordo pari al 2,9%.

Non tutto il debito commerciale è però imputabile ai ritardi rispetto ai termini di pagamento. Il ministero dell’Economia e delle Finanze riporta che alla fine del 2018 lo stock di debito arrivato a scadenza e non pagato ammontava a 26,9 miliardi di euro. Dunque, anche durante lo scorso anno circa la metà del totale delle passività commerciali è stata connessa con il ritardo nei pagamenti delle amministrazioni pubbliche rispetto alle scadenze contrattualmente previste.

Anche per i tempi di pagamento il rapporto sottolinea una situazione in miglioramento per il nostro Paese: secondo i dati dell’European payment report 2019, l’Italia ha ridotto il tempo medio di pagamento da 131 giorni nel 2016 a 67 nel 2019. Malgrado i passi in avanti, fatti anche grazie all’introduzione di strumenti come la fatturazione elettronica, il nostro Paese si colloca ancora al di sopra della media europea (42 giorni) e di quella di Paesi come Germania (27 giorni), Regno Unito (28 giorni) e Francia (48 giorni).

Se si considerano i dati del ministero dell’Economia, vi è una forte eterogeneità tra i diversi livelli amministrativi. I comuni – soprattutto quelli di piccole dimensioni – sono tra i pagatori più lenti, seguiti dalle province.

Il Sud Italia continua a essere il fanalino di coda del Paese. Dall’analisi sui ritardi di pagamento delle amministrazioni regionali italiane emerge che la Basilicata (con un ritardo medio di 73 giorni), l’Abruzzo (25 giorni) e la Sicilia (18 giorni) sono le peggiori mentre le più virtuose sono la Toscana, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia, con un anticipo medio ponderato rispetto alla scadenza rispettivamente di 25, 23 e 15 giorni.

Infine, anche per i primi tre mesi del 2019 si evidenzia un miglioramento dei tempi medi di pagamento e di ritardo, anche se il 60% delle fatture è ancora da saldare. Inoltre, l’importo di quelle scadute da oltre dodici mesi è pari a 4 miliardi di euro.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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