Infrastrutture e lavori pubblici. Le proposte del piano Colao


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Gabriele Ferrara
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Credit: Pixabay/Free-Photos

E’ stato presentato lo scorso 8 giugno al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il rapporto sulle iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022” elaborato dal comitato di esperti in materia economica e sociale. La task force, presieduta da Vittorio Colao, ha avanzato numerose proposte, molte delle quali riguardano anche il tema delle infrastrutture, a cui sono state dedicate ben cinque schede di approfondimento, dalla numero 20 alla 24.

INFRASTRUTTURE STRATEGICHE

Uno degli obiettivi principali è “regolare con un regime ad hoc l’implementazione delle infrastrutture di interesse strategico […] attraverso leggi/protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali”. Per pianificare una rapida esecuzione di queste infrastrutture – che riguardano diversi settori tra cui le telecomunicazioni, il digitale, l’energia, la salvaguardia dell’ambiente e il trasporto e la logistica – l’idea è di istituire per tre anni un’unità di presidio presso la Presidenza del Consiglio responsabile della rapida esecuzione degli investimenti. Quest’ultima avrebbe il compito di analizzare i dossier per consentire al governo di adottare le decisioni corrette, fornire assistenza e consulenza (esaminando eventuali offerte anomale e segnalando le best practice) e agire in caso di ritardo grazie a poteri di segnalazione, sollecitazione, risoluzione, oltre che di sostituzione. Da non dimenticare il supporto tecnico da garantire al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) e ad altri organi di direzione politica, in modo da garantire anche l’accesso e l’utilizzo di fondi europei.

CODICE DEGLI APPALTI

Tra le priorità indicate dal comitato di esperti figura anche la semplificazione del Codice degli appalti. In tal senso, si ritiene fondamentale attuare le direttive europee, integrandole nelle parti in cui non sono auto-applicative. Nel documento si propone altresì di abrogare l’attuale Codice dei contratti pubblici, così da favorire la creazione immediata di un canale efficiente per le opere strategiche, avendo una netta differenziazione dei regimi di concessione e appalto e tra i settori ordinari e quelli definiti speciali dalla stessa normativa Ue. Abrogazione, però, da disporre solo quando sarà varato un nuovo codice più semplice ed efficiente. Il fulcro di questa parte del piano è l’adozione di un modello in cui le direttive europee siano integrate in minima parte. Diversi aspetti del Codice degli appalti sono già oggetto di discussione in seno alle istituzioni. Per esempio, lo scorso 4 giugno la Corte dei Conti ha approvato con delibera una relazione sulla gestione delle amministrazioni dello Stato in cui, tra le altre cose, è emersa la necessità di ridurre il numero delle stazioni appaltanti. Come peraltro sottolineato anche da una recente nota dell’Ufficio parlamentare di bilancio che ha analizzato il procurement dei lavori pubblici alla luce delle riforme degli ultimi anni.

SEMPLIFICAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Un’altra priorità è la sburocratizzazione dei processi legati alle amministrazioni pubbliche. A questo scopo si vorrebbe formalizzare la formazione del silenzio-assenso tramite ricevuta telematica e vietare la richiesta di documenti specifici da parte della pubblica amministrazione, almeno nei casi in cui si ritiene che basti l’autocertificazione. Nella scheda di approfondimento dedicata si ricorda che “lo schema della legge generale sul procedimento amministrativo era quello di: (a) far decidere i procedimenti complessi da Conferenze dei Servizi; (b) prevedere come regola generale la decisione per silenzio assenso entro 30 giorni; (c) far sostituire i pareri non resi nel termine dall’autorità competente con pareri rilasciati da strutture tecniche”. A parere della task force, tali semplificazioni, però, avrebbero funzionato granché.

Per risolvere questi problemi, il rapporto propone alcune soluzioni. La prima prevede l’introduzione della formazione telematica del documento che provi il silenzio-assenso. In secondo luogo, sarà necessario utilizzare strumenti digitali per reperire i documenti in possesso di altre amministrazioni, con divieti espressi e sanzionati di richiesta degli stessi ai privati nei procedimenti amministrativi avviati su loro istanza. La terza soluzione prevederebbe una delega al governo per utilizzare maggiormente il regime di denuncia di inizio attività in edilizia. E ancora, porre in essere procedure telematiche per la formazione dei pareri sostitutivi se quelli previsti non sono rilasciati nel termine, estendere (in alcuni casi) le procedure di semplificazione (pareri sostitutivi, silenzio-assenso, conferenza dei servizi) ad aree quali paesaggio, territorio, ambiente e salute, selezionando in base ai singoli atti e non all’amministrazione e, infine, adottare algoritmi per ridurre l’area di responsabilità dei dipendenti pubblici. In tal senso, occorre ricordare che il governo sta già considerando di riformare il reato di abuso d’ufficio, tema peraltro affrontato anche da I-Com in una delle ultime puntate della video-rubrica “A casa con“ che ha visto come ospite Michele Corradino, presidente di sezione del Consiglio di Stato e commissario Anac (qui l’intervista integrale).

CONCESSIONI INFRASTRUTTURALI

Infine, il piano prevede di collegare le concessioni di infrastrutture agli obiettivi del Green Deal, sottolineando anche l’importanza della messa in sicurezza di molte opere autostradali vicine al termine del loro ciclo di vita medio. Per questo è importante “mappare le opere in concessione che possano disporre a breve di progetti di investimento“, nell’ambito autostradale, ma anche della distribuzione del gas, della generazione idroelettrica e del settore geotermico. Inoltre, la task force guidata da Colao suggerisce di adottare procedure semplificate e rapide per il processo di autorizzazione ed esecuzione dei progetti nel piano di investimenti concordati, utilizzando l’affidamento diretto negoziato delle opere senza bando (modello Genova) o a valle di una gara semplificata. Un’altra proposta è quella di derogare temporaneamente al vincolo secondo cui il 40% degli affidamenti può essere in house, ovvero in capo a società controllate dall’amministrazione pubblica, ponendo l’obbligo di subappalto a prezzi calmierati e di selezione dei subappaltatori a turnazione.
Tornando al settore autostradale, invece, si propone di incrementare i controlli sull’esecuzione delle opere rafforzando la struttura tecnica di vigilanza del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Infine, il comitato di esperti suggerisce di sospendere l’efficacia del decreto Semplificazioni del 2018, allineando la normativa italiana a quella dei Paesi europei in cui si prevede che le concessioni non abbiano una scadenza o che comunque siano rinnovate senza gara.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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