“Il governo delle liste d’attesa nel periodo emergenziale SARS- COV-2“. E’ questo il titolo del paper curato da Antonella Caroli (Dipartimento Salute, Benessere e Sport per tutti- Regione Puglia) e Beppe Moro (ricercatore Istituto per la Competitività, I-Com).
Il governo delle liste d’attesa ha assunto infatti un ruolo ancor più importante e strategico nel periodo della pandemia da Coronavirus (qui uno dei nostri approfondimenti sulle sfide affrontate dal Ssn) se si considera che la sospensione delle attività sanitarie intervenute nel primo periodo del picco epidemico, rispetto alle prestazioni di ricovero e di specialistica ambulatoriale, ha imposto necessariamente una riflessione su un tema tanto delicato. Tema che inoltre è sempre stato tra i più dibattuti nell’ottica di fornire un’assistenza sanitaria, sia ospedaliera che specialistica, adeguata e uniforme sul territorio nazionale salvaguardando al contempo i parametri di efficienza dell’intero sistema.
La sospensione delle attività ordinarie ambulatoriali e ospedaliere nella prima fase dell’emergenza, derivante anche dal lockdown – al netto della garanzia delle prestazioni urgenti e non differibili – ha, infatti peggiorato la situazione preesistente al Covid, soprattutto in quelle regioni dove le liste d’attesa rappresentavano già un importante elemento di criticità.
L’articolo 29 del decreto legge 14 agosto 2020, n. 104, recante “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”(decreto rilancio n. 35/2020) convertito con la legge n.77/2020, mira – in particolare – ad accelerare il riassorbimento delle richieste di screening, prestazioni ambulatoriali e ricovero ospedaliero rimaste inevase dedicando attenzione alla riduzione delle liste d’attesa e assegnando specifiche risorse finanziarie. Il criterio utilizzato per l’attribuzione delle risorse alle regioni ha tenuto conto della produzione storica registrata nell’anno 2019, fino a concorrenza della quota d’accesso. Gli autori ritengono quindi opportuna una valutazione sull’efficacia del criterio adottato, proponendo ulteriori riflessioni che potrebbero servire per il futuro per la ripartizione delle risorse in materia sanitaria dall’esecutivo alle regioni, con particolare riferimento al Fondo Sanitario Nazionale.