Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nella missione 6 denominata “Salute” interviene su due direttrici: assistenza territoriale e digitalizzazione. Nel primo caso, il piano intende sviluppare una rete territoriale che consenta una vera e propria vicinanza alle persone secondo un percorso integrato che vede l’abitazione come primo luogo di cura, supportato dalle “Case della comunità” e dalla rete ospedaliera (quando necessario). Nel secondo, invece, mira al rafforzamento degli strumenti informativi e digitali del nostro sistema sanitario nonché all’ammodernamento tecnologico.
Più volte in questi mesi è stato detto che l’assistenza sanitaria territoriale è la chiave per superare l’emergenza in atto e riformare il Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, è stata rilevata una grande frammentarietà e significativi elementi di criticità nell’erogazione dei servizi di prossimità. In particolare, l’Italia ha un forte ritardo sulla diffusione dell’assistenza domiciliare rispetto agli altri Paesi Ocse e un’elevata disomogeneità fra le regioni su tutti i servizi residenziali.
A questo si aggiunge un sistema ospedaliero caratterizzato da carenza e scarsa formazione del personale, apparecchiature tecnologiche vetuste e dotazioni informatiche insufficienti, per le quali sarebbe prioritario prevedere interventi di ammodernamento in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, alla prova del Covid-19, il nostro sistema sanitario ha mostrato elementi di debolezza caratterizzati da una risposta quasi sempre inadeguata dell’assistenza territoriale nonché da una carente dotazione di risorse umane specializzate e di infrastrutture, in particolare tecnologiche e digitali.
Le risorse stanziate per la missione “Salute” del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ammontano a circa 19,7 miliardi di euro, dovrebbero proprio servire a rafforzare la nostra sanità negli ambiti in cui ha mostrato le maggiori criticità, ossia assistenza territoriale e digitalizzazione.
Nello specifico, la prima componente dal titolo “Assistenza di prossimità e telemedicina”, con un importo di 7,9 miliardi di risorse, mira a orientare nuovamente il sistema sanitario verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria, a superare la frammentazione tra i diversi sistemi sanitari regionali e a garantire omogeneità dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Inoltre, ha lo scopo di potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale in un’ottica di sempre maggiore integrazione tra servizi ospedalieri, sanitari locali e sociali.
In particolare, sono previsti tre interventi. Il primo riguarda la realizzazione di strutture fisicamente identificabili, le cosiddette “Case della Comunità“, che si qualificano come punto di riferimento di prossimità, di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini. Queste strutture garantiscono interventi interdisciplinari e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multi-professionali) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi sanitari e sociali.
Il secondo intervento pone, invece, la casa come primo luogo di cura e, attraverso un modello digitale dell’ADI (Assistenza domiciliare integrata) in grado di rendere fruibili la telemedicina e la connect care, intende rafforzare l’assistenza domiciliare. Una soluzione che si presenta come una delle principali soluzioni che meglio rispondono ai cambiamenti epidemiologici della popolazione e alle esigenze di sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale.
Infine, il terzo intervento prevede lo sviluppo delle cure intermedie, come i presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di Comunità) che, interconnessi con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità.
Sul fronte della digitalizzazione e dell’ammodernamento tecnologico interviene invece la seconda componente “Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”, dal valore di 11,82 miliardi complessivi. Tra gli obiettivi, il rafforzamento dei sistemi informativi sanitari e degli strumenti digitali a tutti i livelli del Servizio sanitario nazionale, il superamento delle criticità legate alla mancata diffusione della cartella clinica elettronica sul territorio nazionale e il potenziamento di strumenti e attività di telemedicina. Tale componente mira inoltre a risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle apparecchiature e al basso uso di tecnologie sanitarie negli ospedali e a realizzare strutture sicure, tecnologiche, digitali e sostenibili.