Assistenza territoriale e digitalizzazione, ecco come riformare il Servizio sanitario nazionale


Articolo
Maria Rosaria Della Porta

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nella missione 6 denominata “Salute” interviene su due direttrici: assistenza territoriale e digitalizzazione. Nel primo caso, il piano intende sviluppare una rete territoriale che consenta una vera e propria vicinanza alle persone secondo un percorso integrato che vede l’abitazione come primo luogo di cura, supportato dalle “Case della comunità” e dalla rete ospedaliera (quando necessario). Nel secondo, invece, mira al rafforzamento degli strumenti informativi e digitali del nostro sistema sanitario nonché all’ammodernamento tecnologico.

Più volte in questi mesi è stato detto che l’assistenza sanitaria territoriale è la chiave per superare l’emergenza in atto e riformare il Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, è stata rilevata una grande frammentarietà e significativi elementi di criticità nell’erogazione dei servizi di prossimità. In particolare, l’Italia ha un forte ritardo sulla diffusione dell’assistenza domiciliare rispetto agli altri Paesi Ocse e un’elevata disomogeneità fra le regioni su tutti i servizi residenziali.

A questo si aggiunge un sistema ospedaliero caratterizzato da carenza e scarsa formazione del personale, apparecchiature tecnologiche vetuste e dotazioni informatiche insufficienti, per le quali sarebbe prioritario prevedere interventi di ammodernamento in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.

Pertanto, alla prova del Covid-19, il nostro sistema sanitario ha mostrato elementi di debolezza caratterizzati da una risposta quasi sempre inadeguata dell’assistenza territoriale nonché da una carente dotazione di risorse umane specializzate e di infrastrutture, in particolare tecnologiche e digitali.

Le risorse stanziate per la missione “Salute” del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ammontano a circa 19,7 miliardi di euro, dovrebbero proprio servire a rafforzare la nostra sanità negli ambiti in cui ha mostrato le maggiori criticità, ossia assistenza territoriale e digitalizzazione.

Nello specifico, la prima componente dal titolo “Assistenza di prossimità e telemedicina”, con un importo di 7,9 miliardi di risorse, mira a orientare nuovamente il sistema sanitario verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria, a superare la frammentazione tra i diversi sistemi sanitari regionali e a garantire omogeneità dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Inoltre, ha lo scopo di potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale in un’ottica di sempre maggiore integrazione tra servizi ospedalieri, sanitari locali e sociali.

In particolare, sono previsti tre interventi. Il primo riguarda la realizzazione di strutture fisicamente identificabili, le cosiddette “Case della Comunità“, che si qualificano come punto di riferimento di prossimità, di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini. Queste strutture garantiscono interventi interdisciplinari e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multi-professionali) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi sanitari e sociali.

Il secondo intervento pone, invece, la casa come primo luogo di cura e, attraverso un modello digitale dell’ADI (Assistenza domiciliare integrata) in grado di rendere fruibili la telemedicina e la connect care, intende rafforzare l’assistenza domiciliare. Una soluzione che si presenta come una delle principali soluzioni che meglio rispondono ai cambiamenti epidemiologici della popolazione e alle esigenze di sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale.

Infine, il terzo intervento prevede lo sviluppo delle cure intermedie, come i presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di Comunità) che, interconnessi con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità.

Sul fronte della digitalizzazione e dell’ammodernamento tecnologico interviene invece la seconda componente “Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”, dal valore di 11,82 miliardi complessivi. Tra gli obiettivi, il rafforzamento dei sistemi informativi sanitari e degli strumenti digitali a tutti i livelli del Servizio sanitario nazionale, il superamento delle criticità legate alla mancata diffusione della cartella clinica elettronica sul territorio nazionale e il potenziamento di strumenti e attività di telemedicina. Tale componente mira inoltre a risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle apparecchiature e al basso uso di tecnologie sanitarie negli ospedali e a realizzare strutture sicure, tecnologiche, digitali e sostenibili.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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