Nel 2030 saremo talmente tanto online che ciascuno di noi avrà l’equivalente di circa 20 dispositivi connessi. Si entrerà nella cosiddetta era dell’iperconnettività, in cui la distanza tra uomo e macchina sarà sempre minore. Il numero di device di questo tipo nel mondo salirà dai 30,4 miliardi del 2020 ai 200 miliardi di 10 anni dopo, con un tasso di crescita medio annuo del 20,7%. Sono questi alcuni dei numeri più salienti che emergono dal recente studio dal titolo “Future of connected living” condotto da Frost&Sullivan.
L’evoluzione a cui assisteremo nei prossimi anni riguarderà principalmente tre ambienti: le città, le case e i luoghi di lavoro. La loro convergenza si tradurrà in una connettività onnipresente e nello sviluppo di nuove applicazioni di prodotti, modelli di business, tecnologie, piattaforme e servizi.
Secondo il rapporto, le smart cities saranno fondate su infrastrutture connesse e data-driven che porteranno a una sempre maggiore adozione di tecnologie digitali avanzate, quali intelligenza artificiale e 5G. In questo caso la spesa in tecnologia aumenterà, secondo le stime, del 22,7% l’anno fino a raggiungere nel 2025 i 327 miliardi di dollari.
Il concetto di smart home ha subìto un’enorme accelerazione con la pandemia, che ha reso le nostre case estremamente versatili. All’occorrenza si trasformano in luoghi di lavoro on demand, in posti in cui intrattenersi, fare sport e molto altro. Una situazione che ha fatto aumentare, e pure di molto, la domanda di dispositivi di ultima generazione e che, secondo le previsioni, continuerà a verificarsi anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria. Anzi, la casa diventerà l’hub centrale della nostra vita. In particolare, l’adozione di interfacce voce e contactless – quali Siri, Alexa e Google home – crescerà notevolmente, mentre quelle fisiche e touch screen diventeranno mezzi di interazione secondari.
E infine, lo smart working. Il telelavoro è aumentato negli ultimi 10 anni del 115%, ma la crescita più rilevante è stata registrata nell’ultimo anno, complice il Covid-19. Da questo punto di vista, gli hub interconnessi, le soluzioni di realtà digitale e la crescita di servizi unificati di collaborazione e comunicazione saranno la chiave di volta del lavoro del futuro. Soprattutto saranno in grado di ridurre sempre di più le distanze tra luoghi di lavoro fisici e digitali.
I continui progressi delle tecnologie per la connettività, come i servizi cloud, l’Internet of Things (IoT), le videoconferenze, la mobilità, la robotica e l’intelligenza artificiale, creeranno le nuove frontiere dell’innovazione per la tecnologia connessa e i service provider.
Tutto ciò produrrà non poche opportunità per tutte quelle aziende che saranno in grado di creare nuove alleanze, collaborare in un ecosistema sempre più vasto ed esplorare nuovi modelli di business capaci di generare una proposta di valore unica. Inoltre, i servizi online richiedono la collaborazione tra settore pubblico, aziende hi tech e fornitori di connettività per garantire una vera integrazione e accesso a tutti i cittadini. Mentre i connected service provider si trasformeranno in controllori di flussi di dati, chiamati a favorire lo sviluppo di ecosistemi aperti e scalabili.