I minerali critici, essenziali per una serie di tecnologie energetiche pulite, negli ultimi anni sono saliti in cima all’agenda politica e commerciale. La rapida crescita della domanda sta offrendo nuove opportunità al settore industriale, ma la combinazione di prezzi volatili, strozzature della catena di approvvigionamento e instabilità geopolitica hanno creato un potente mix di rischi per la realizzazione di una transizione energetica sicura e rapida. Ciò ha portato i vari policy makers ad intervenire per il miglioramento della diversità e affidabilità della fornitura e dell’avanzamento nell’innovazione tecnologica per alleviare la dipendenza da quelle materie che presentano elevati tassi di importazione estera.
Nel gennaio scorso la scoperta del più grande giacimento di terre rare in Svezia ha avuto una elevata risonanza mediatica e ha sollevato la questione dell’estrema vulnerabilità europea alle relative importazioni cinesi. Nel marzo scorso la Commissione Europea tramite una Comunicazione ha esortato l’importanza di garantire la continuità della fornitura di questi minerali critici incoraggiando la produzione interna, il potenziamento del lato ricerca e innovazione, il miglioramento della circolarità e l’attuazione di un monitoraggio costante delle dinamiche nelle catene di valore. Come è emerso in un precedente articolo I-Com (“Materie prime critiche, è ora di agire”), secondo le stime previsionali di IEA la domanda dei principali minerali energetici sperimenteranno una crescita esplosiva che, con il lato offerta presumibilmente incapace di mantenere gli stessi ritmi di crescita, favorirà tutte quelle condizioni per l’insorgenza di una combinazione tra inflazione da domanda e inflazione da costi, viste le potenziali minacce geopolitiche che possono scatenare limitazioni alle esportazioni come ad esempio in Cina. Scendendo nel dettaglio, la domanda di rame al 2030 sarà circa 2,7 maggiore rispetto al 2022, quella del cobalto triplicherà, quella del litio sarà 8,6 volte maggiore, il fabbisogno del nickel sarà 7,5 volte maggiore e, infine, quello del neodimio quintuplicherà. Si tratta soltanto di un piccolo sottoinsieme di minerali necessari alla transizione perché, come riportato nello stesso articolo, sono coinvolte numerose altre materie prime critiche che subiranno altrettanto una ondata di domanda crescente.
In questo contesto sarà cruciale creare un ecosistema produttivo che sia resiliente e possa mitigare gli eventuali shock macroeconomici sul lato dell’offerta aggregata, principio di tensioni inflazionistiche nei mercati interessati. La decarbonizzazione del settore energetico, quindi, dipenderà dalla sicurezza dell’approvvigionamento dei minerali energetici, molti dei quali sono materie prime critiche. La transizione energetica, in fin dei conti, è una transizione di materie (Elmer Rietveld et al., 2022).
IL SUMMIT IEA SULLE MATERIE PRIME CRITICHE
L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), il 28 settembre scorso, ha ospitato il primo Summit internazionale sul futuro dei minerali critici e sul loro ruolo nella transizione energetica pulita. Il vertice si è concentrato sulle misure volte a promuovere l’approvvigionamento sicuro, sostenibile e responsabile delle materie prime che hanno un ruolo centrale nella transizione energetica globale. All’incontro hanno partecipato quasi 50 paesi per condividere esperienze e discutere le linee d’azione più efficaci in materia di minerali critici. Il Summit ha chiamato in causa ministri, grandi produttori e consumatori di minerali, nonché leader aziendali, investitori, responsabili di organizzazioni internazionali e rappresentanti della società civile. Questo vertice si fonda sul mandato ministeriale che i governi di quasi tutto il mondo hanno conferito all’Agenzia Internazionale dell’Energia per portare avanti il suo lavoro di approfondimento sui materiali alla base delle tecnologie chiave per l’energia pulita, come le turbine eoliche, i veicoli elettrici e i pannelli solari. A IEA è stato chiesto anche di formulare le raccomandazioni sulle opzioni per diversificare le forniture di minerali critici e per la produzione di tecnologie energetiche pulite. Come ha affermato il direttore esecutivo di IEA Fatih Birol “assicurare forniture sicure e sostenibili di minerali essenziali per la transizione energetica pulita è diventata rapidamente una priorità assoluta per i governi, le aziende e gli investitori di tutto il mondo”.
LE AZIONI CHIAVE
L’elaborazione di nuove strategie per soddisfare la crescita imponente e futura delle materie prime critiche è stata al centro delle discussioni. Sono state individuate sei aree d’azione chiave:
1) Accelerare i progressi verso la diversificazione delle forniture di minerali: al fine di sostenere il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi in materia climatica e di energia pulita, sarà necessario accelerare i progressi verso forniture diversificate e sostenibili di minerali critici.
2) Sbloccare la potenza della tecnologia e del riciclo: i partecipanti hanno sottolineato l’importanza di sfruttare tutto il potenziale della tecnologia e del riciclaggio per alleviare le potenziali tensioni sull’approvvigionamento. Le nuove tecnologie possono ridurre i requisiti energetici e idrici nell’estrazione e nella lavorazione dei minerali, ottimizzare i metodi di estrazione così come la progettazione dei prodotti e i processi di fine vita, con lo scopo di migliorare l’efficienza delle risorse.
3) Promuovere la trasparenza dei mercati: alcuni mercati dei minerali critici sono caratterizzati da una limitata trasparenza dei prezzi che può introdurre volatilità e ostacolare nuovi investimenti. Anche i consumatori chiedono sempre più informazioni sui rischi lungo la catena di approvvigionamento. I partecipanti hanno sottolineato la necessità di promuovere mercati trasparenti che facilitino nuovi investimenti, rafforzando le pratiche di diligence e tracciabilità.
4) Migliorare la disponibilità di informazioni affidabili: i dati sono fondamentali per garantire il buon funzionamento del mercato e per consentire alle aziende e ai responsabili politici di stabilire le priorità e affrontare i potenziali punti critici.
5) Creare incentivi per pratiche sostenibili e responsabili: i partecipanti al vertice hanno enfatizzato l’importanza di incentivare la produzione sostenibile e responsabile di minerali critici, ad esempio premiando gli sforzi ambientali, sociali e di governance (ESG) e accelerando le approvazioni di nuovi impianti senza allentare le protezioni legali e normative.
6) Promuovere la collaborazione internazionale: un tema ricorrente durante il vertice è stato che la crescita della domanda di minerali critici non può essere risolta da un solo Paese o da una sola azienda. Rafforzare gli sforzi di collaborazione internazionale tra governi, operatori di mercato, società civile e organizzazioni internazionali è fondamentale per affrontare queste sfide in modo inclusivo. Un’area specifica è quella degli sforzi per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, esplorando meccanismi che includano lo stoccaggio volontario insieme ad altre misure per contribuire a migliorare la resilienza delle catene di approvvigionamento.
GLI INVESTIMENTI PER LE MATERIE PRIME CRITICHE IN ITALIA
Una piccola attenzione merita l’ultimo intervento in materia da parte del Governo italiano. Il 31 maggio scorso il Consiglio Dei Ministri ha approvato il disegno di legge concernente “Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del Made in Italy”, ovvero un documento normativo che punta a valorizzare e promuovere, in Italia e all’estero, le produzioni d’eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali nazionali quali fattori da preservare e tramandare. Il decreto istituisce presso il Ministero dell’economia e delle finanze il Fondo Nazionale del made in Italy, che parte con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l’anno 2023, ai quali verranno aggiunti 300 milioni di euro nell’anno successivo. Una finalità del fondo è quello di supportare la crescita, rafforzare e rilanciare le filiere strategiche nazionali irrobustendo le attività di approvvigionamento e riuso di materie prime critiche, e accelerare il processo di transizione energetica. In relazione alle materie prime critiche, come ha affermato il Ministro Urso in una audizione del Senato, “in Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche, ma in miniere chiuse da 30 anni”. L’Italia “ha miniere di cobalto, di nichel, rame e argento in Piemonte, di terre rare in Sardegna, di litio nel Lazio e possiede rifiuti minerari abbondanti per 70 milioni di metri cubi accumulati nei decenni passati e ora utilizzabili con le tecnologie attuali”. Il fondo, quindi, può essere utile a valorizzare i giacimenti minerari italiani abbandonati, al fine di ridurre la dipendenza alle importazioni estere e provare ad essere in linea con i target della nuova proposta europea, ossia: portare al 10% il consumo europeo annuale di minerali critici estratti in Europa, almeno il 40% del consumo annuale europeo deve essere raffinato in Europa, e infine, non più del 65% del consumo europeo annuale deve provenire da un unico paese terzo.
CONCLUSIONE
Quando si parla delle forniture di minerali si affrontano in genere tre questioni: se le forniture future possono tenere il passo con il rapido ritmo di crescita della domanda trainato dai tassativi obiettivi climatici; se tali forniture possono provenire da fonti diversificate; se i minerali vengono estratti e raffinati responsabilmente e in modo pulito. Per quanto riguarda la prima sfida, saranno importanti gli investimenti e aumentare le esplorazioni, che possono portare ad un aumento dell’offerta dei minerali e possono potenzialmente ridurre il presumibile squilibrio futuro tra domanda e offerta. Se è possibile fare progressi nel primo obiettivo, come testimonia il caso italiano, il secondo e il terzo sono meno promettenti. Guardando al secondo, infatti, la diversificazione dell’approvvigionamento attualmente è complicata. Elmer Rietveld et al. (2022), tramite una analisi comparata del Herfindahl Hirschman Index (HHI), hanno mostrato che le riserve e la produzione di molti minerali critici sono concentrati in pochi Paesi, ciò vale in particolare per il litio, le terre rare, il cobalto e i metalli del gruppo del platino. Infine, riguardo all’ultimo punto, gran parte dei minerali provengono da Paesi che non sono celebri per il loro sforzo nella riduzione dell’impatto ambientale del sistema economico, ad esempio paesi africani e asiatici. Diventa importante essere vigili a promuovere forniture di minerali sostenibili e pulite, ed evitare di cadere nella trappola del greenwashing.