Il 27 settembre 2023 la Commissione Europea ha pubblicato la prima relazione sullo stato del Decennio Digitale, facendo il punto sui progressi compiuti dagli Stati Membri verso il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Strategia 2030. Quattro le tematiche principali esplorate nel rapporto: infrastrutture digitali, competenze, digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione e, in aggiunta, un focus sul monitoraggio dei diritti e dei principi digitali, per sottolineare l’impegno dell’UE verso una transizione sicura e incentrata sulle persone.
Partendo dalle infrastrutture digitali, gli obiettivi europei prevedono che la rete Gigabit – ossia la rete in grado di trasmettere dati a una velocità di un gigabit al secondo (Gbps) o più – sia accessibile a tutti gli utenti e che tutte le zone siano coperte dalle reti 5G. Attualmente, solo il 56% delle famiglie europee è raggiunto dalle reti in fibra, che sono necessarie per garantire la connettività Gigabit, mentre il 9% delle famiglie residenti in zone rurali non ha accesso ad alcun tipo di rete fissa. Il 5G, invece, copre circa l’80% della popolazione, che scende al 51% nelle zone rurali. Nel rapporto si sottolinea, inoltre, come la qualità complessiva del servizio 5G offerto non soddisfa né le aspettative dei consumatori finali né le necessità dell’industria. Secondo la Commissione, per raggiungere il target della piena copertura Gigabit in tutta l’UE e per accelerare il dispiegamento delle reti 5G saranno necessari ulteriori investimenti per 200 miliardi di euro. Agli Stati Membri si richiede di identificare e mappare i luoghi in cui la connettività è carente o inesistente e considerare l’opzione di integrare gli investimenti privati con finanziamenti pubblici, per supportare l’espansione delle infrastrutture nelle zone rurali e remote.
Sempre in tema di infrastrutture digitali, l’UE punta ad aumentare la produzione di semiconduttori, in modo tale che essa rappresenti almeno il 20% del valore della produzione mondiale entro il 2030. Ad oggi, la quota di mercato UE si attesta attorno al 10%, ma il recente regolamento sui microchip mira a creare un ecosistema ottimale per lo sviluppo di una solida base industriale europea nel campo dei semiconduttori, anche in ottica di fronteggiare eventuali crisi future nella fornitura dei chip. Entro il 2025, invece, l’obiettivo è di dotare l’UE del suo primo computer quantistico, in grado di eseguire calcoli su un vastissimo insieme di dati contemporaneamente e potenzialmente molto più potente rispetto ai computer classici. Al primo computer quantistico europeo, dovrebbero esserne aggiunti altri due entro il 2030.
Per quanto riguarda le competenze digitali, l’Unione Europea ha stabilito due obiettivi principali da raggiungere entro la fine del decennio: aumentare le digital skill di base dei cittadini europei, in modo che almeno l’80% della popolazione possieda competenze digitali di base; far sì che gli specialisti ITC impiegati nell’EU siano almeno 20 milioni. Attualmente, il raggiungimento di questi obiettivi appare lontano e la relazione annuale sottolinea che, se le cose andranno avanti così, entro il 2030 solo il 59% della popolazione di età compresa tra 16 e 74 anni avrà competenze digitali di base, mentre gli specialisti ITC saranno appena 12 milioni.
In tema di digitalizzazione delle imprese, i target fissati sono tre. L’UE mira al raggiungimento di un livello di intensità digitale almeno di base nel 90% delle piccole e medie imprese (l’intensità digitale è calcolata considerando il grado di utilizzo di diverse tecnologie digitali nelle aziende). Si punta, poi, all’adozione di servizi di big data, cloud computing e intelligenza artificiale in almeno il 75% delle imprese e all’aumento del numero di aziende “unicorno”, ossia di start-up caratterizzate da una valutazione di mercato di almeno un miliardo di dollari e che si distinguono per la loro capacità di innovazione, la rapidità con cui crescono e il loro impatto potenziale sul mercato. Tuttavia, anche per quanto riguarda la transizione digitale delle imprese, le prospettive non sono delle migliori. Al momento, solo il 69% delle PMI europee ha un livello base di intensità digitale. Inoltre, in assenza di ulteriori investimenti, si stima che entro il 2030 solo il 66% delle imprese utilizzerà i servizi cloud, il 34% analizzerà i big data e appena il 20% sfrutterà le incredibili potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale. Dunque, la traiettoria prevista non permetterebbe di raggiungere i primi due obiettivi fissati. Il discorso è diverso invece per gli unicorni, che in Europa sono significativamente aumentati negli ultimi anni. I tassi di crescita attuali consentirebbero di raggiungere l’obiettivo di 498 imprese unicorno con sede nell’UE addirittura prima del 2030. Ad oggi sono 249, ma si tratta comunque di un numero esiguo se confrontato con quello di altri paesi: ad inizio 2023, negli Stati Uniti ne erano presenti ben 1.444, mentre in Cina 330.
Infine, gli obiettivi in merito alla digitalizzazione della PA prevedono: la possibilità di accedere online a tutti i servizi pubblici fondamentali e di dialogare online con le amministrazioni; l’accesso online da parte di tutti i cittadini al proprio fascicolo sanitario elettronico; la possibilità di utilizzare mezzi di identificazione elettronica (eID) sicuri. Molti Stati Membri si trovano in condizione tale da poter raggiungere questi obiettivi entro il 2030, ma il rapporto evidenzia comunque la necessità di migliorare le prestazioni e garantire una maggiore disponibilità di servizi pubblici transfrontalieri.
In conclusione, i temi esplorati nel rapporto sono complessi e molteplici, ma il messaggio chiave rivolto agli Stati membri è chiaro: un’esortazione ad accelerare il processo di transizione digitale del vecchio continente, intensificando gli sforzi e aumentando gli investimenti per colmare lacune e ritardi esistenti.