Il sovrappeso e l’obesità, nonostante la situazione sia migliorata rispetto al passato, minano ancora la salute di troppi bambini in Italia.

I DATI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ

I dati relativi al 2023 elaborati di recente da OKkio alla SALUTE – sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che è parte dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative-COSI” – riportano che nel nostro Paese circa un bambino su cinque nella fascia d’età 8-9 anni è in sovrappeso e uno su dieci è obeso. Tra questi ultimi, il 2,6% è in condizione di obesità grave.
Sebbene si risconti un miglioramento dei dati rispetto al passato, continuano dunque a persistere abitudini alimentari e stili di vita inappropriati che possono determinare serie implicazioni per la salute di tanti bambini.
Stando ai dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il 37% delle bambine e dei bambini consuma i legumi meno di una volta a settimana e più della metà di loro mangia snack dolci più di 3 giorni a settimana.
Relativamente agli stili di vita che portano a sovrappeso e obesità infantile, dal rapporto dell’ISS emerge che un bambino su 5 non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla TV, al tablet o al cellulare.

SOVRAPPESO E OBESITÀ INFATILE: L’ITALIA TRA LE PEGGIORI IN EUROPA

La situazione italiana relativamente al sovrappeso e all’obesità in età pediatrica è tra le peggiori in Europa. Infatti, secondo l’ultimo rapporto “COSI” (Childhood Obesity Surveillance Initiative) dell’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Italia si colloca al quarto posto per prevalenza di sovrappeso e obesità infantile nella fascia d’età 7-9 anni, con tassi appena al di sotto del 40%, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna. Se si considera la prevalenza della sola obesità (escluso il sovrappeso), nella stessa fascia di età il nostro Paese è addirittura al secondo posto.
Purtroppo permangono abitudini alimentari scorrette: meno del 50% dei bambini italiani consuma quotidianamente frutta fresca. Situazione che peggiora se si guarda al consumo di verdure, la cui percentuale raggiunge a stento il 31%.
Oltre all’alimentazione non corretta si riscontra anche una scarsa attività fisica, che non necessariamente significa il dover praticare uno sport ma semplicemente camminare a piedi per gli spostamenti quotidiani. Dal rapporto dell’OMS emerge, infatti, che il 67% dei bambini italiani tra 6 e 9 anni va a scuola in macchina contro una media europea che si attesta attorno al 50%. L’Italia ha anche tra le percentuali più alte di bambini che trascorrono almeno una media di 2 ore al giorno davanti alla televisione o agli schermi di tablet, smartphone o pc.
Dunque, incoraggiare stili di vita sani attraverso un’alimentazione equilibrata e un’adeguata attività fisica già dall’infanzia e adolescenza è sicuramente la base per una vita futura in salute.

IL RICONOSCIMENTO DELL’OBESITÀ COME PATOLOGIA CRONICA

Tuttavia, è doveroso precisare che l’obesità non dipende esclusivamente da stili di vita scorretti e fattori comportamentali ma è una patologia cronica complessa, la cui insorgenza è determinata da molteplici fattori che non si limitano solo alla semplice combinazione di dieta inadeguata e inattività fisica. In verità, ad incidere profondamente sono anche fattori genetici ed endocrino-metabolici.
Pertanto, è fondamentale riconoscerla come stato patologico della salute che merita di essere diagnosticato e trattato tempestivamente al pari di altre patologie croniche.
Se da diversi anni la comunità internazionale richiama all’urgenza di riconoscere l’obesità come patologia, in Italia – come si legge nel policy paper “Obesità in Italia: percezioni, costi e sfide per il futuro” realizzato da I-Com e Ipsos con il contributo di Lilly – il riflesso del quadro normativo è stato storicamente fondato sul “paradigma della parzialità strategica” che interviene maggiormente sulla prevenzione, un aspetto importante e necessario ma solo parzialmente sufficiente per contrastare il fenomeno dell’obesità che richiede diagnosi, cure e servizi.
Tuttavia, in tempi più recenti, tale paradigma sembra si stia superando e il panorama attuale del dibattito politico e normativo vede tra le principali linee di indirizzo l’intento di riconoscere, finalmente, l’obesità come patologia cronica e invalidante a tutti gli effetti. In quest’ottica, particolarmente rilevante sarebbe l’inclusione dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e la definizione di piani nazionali strategici di contrasto a tale malattia.

ATTUALI PROPOSTE LEGISLATIVE E INDIRIZZO POLITICO PER LA LOTTA ALL’OBESITÀ

Un importante segnale in tal senso arriva recentemente dall’Ordine del Giorno presentato dal Presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera Ugo Cappellacci e accolto in sede di voto della Legge di Bilancio. Gli impegni di cui il Governo si fa carico riguardano l’inserimento dell’obesità nei livelli essenziali di assistenza, il riconoscimento come patologia prioritaria nel Piano Nazionale Cronicità e la garanzia dell’accesso uniforme sul territorio nazionale alle prestazioni sanitarie e alle terapie indicate per il suo trattamento.
In termini di iniziative legislative, tra le proposte di legge alla Camera più recenti, attualmente in corso d’esame in Commissione Affari sociali, si cita la proposta di legge n. 741 “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” d’iniziativa del deputato Pella il cui impianto innovativo è fondato sul potenziamento delle politiche nazionali in materia di prevenzione ma anche sulla cura dell’obesità al fine di garantire la tutela della salute e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e la proposta di legge n. 1509 “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità e dello stato di sovrappeso” d’iniziativa del deputato Quartini ed altri.
Le suddette proposte riconoscono, dunque, l’obesità come malattia cronica e al fine di garantire e assicurare l’equità e l’accesso alle cure, ne prevedono l’inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) con diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie e alla fornitura gratuita dei presidi diagnostici e terapeutici correlati a essa e alle relative complicanze accertate.
Oltre ai sussidi per le attività sportive e agli interventi fiscali come l’aumento della tassazione sugli alimenti e bevande sconsigliati, le recenti proposte normative prevedono grandi interventi in materia di alimentazione alcuni dei quali rivolti nello specifico ai bambini e adolescenti. In particolare, dispongono l’adozione di linee guida per disincentivare nelle scuole di ogni ordine e grado (oltre che nelle università e nelle aziende pubbliche e private) la somministrazione di alimenti e di bevande contenenti alte percentuali di acidi grassi saturi, di acidi grassi trans, di zuccheri semplici aggiunti, di sodio, di nitriti e di nitrati, nonché con un elevato apporto energetico e con scarse qualità nutrizionali. Similmente, si prevede il divieto della somministrazione, effettuata mediante distributori automatici collocati nelle scuole pubbliche secondarie di primo e di secondo grado, di alimenti e bevande che possono aumentare il rischio di obesità. La grande attenzione alla popolazione giovanile e al contrasto dei gravi problemi di alimentazione nelle fasce di età dell’infanzia ha portato anche ad includere nelle proposte il divieto di pubblicità sulle reti televisive pubbliche e private degli alimenti e delle bevande con scarse qualità nutrizionali nel corso di trasmissioni televisive rivolte ai minori e nelle fasce orarie destinate al consumo dei pasti.
Oltre alle sopra descritte proposte di legge, è recente il disegno di legge n. 1047, su iniziativa del senatore Ignazio Zullo e altri, concernente “Disposizioni per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica e strategie di prevenzione, contrasto e presa in carico del paziente” con l’intento di dettare i principi fondamentali in materia di prevenzione e di contrasto dell’obesità adulta e pediatrica e definire i principali strumenti di governance territoriale per garantire l’assistenza equa e prossima ai cittadini, in linea con l’articolo 32 della Carta costituzionale e i principi della Missione 6 del PNRR.
Come per quella dell’onorevole Roberto Pella anche la suddetta proposta di legge inaugura un paradigma innovativo e strategico che nelle disposizioni trova un equilibrio tra il riconoscimento della patologia e le azioni di prevenzione, diagnosi e cura. Introduce, tuttavia, due elementi innovativi: il primo è lo screening. Infatti, all’Art. 6 prevede nell’ambito della Farmacia dei servizi, ai sensi dell’articolo 1, comma 403, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, l’inclusione dei servizi per la diagnosi e gli screening della popolazione per l’obesità nelle farmacie, in via sperimentale, al fine di individuare i soggetti patologici attraverso la misurazione dell’indice di massa corporea e di prevenire l’insorgenza della patologia. Questa disposizione mirerebbe a sopperire all’attuale assenza di programmi di screening nazionali. Il secondo elemento di novità è il Piano Nazionale di contrasto all’obesità, che determina le politiche nazionali di prevenzione, diagnosi e cura dell’obesità e istituisce la Rete regionale secondo un modello Hub&Spoke.

CONCLUSIONI
Dunque, tali iniziative sembrerebbero voler inaugurare una nuova stagione di contrasto all’obesità fondata sulla consapevolezza che si tratta di una patologia cronica complessa per la quale si richiedono prevenzione, diagnosi e cure.

Stabilire e garantire un percorso di cura prossimo per i pazienti affetti da tale patologia costituirebbe un significativo traguardo nella gestione e nel contrasto dell’obesità. Al di là dell’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) così come previsto dai suddetti interventi normativi, è auspicabile l’elaborazione di linee guida nazionali per lo sviluppo dei Piani diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire al paziente un accesso equo e tempestivo alle cure in un approccio multidisciplinare.

Tra le iniziative rivolte ai più giovani risulta prioritario organizzare e pianificare campagne di sensibilizzazione ed educazione con l’obiettivo di rafforzare il riconoscimento dell’obesità come patologia, contrastare lo stigma sociale e orientare i cittadini ai servizi sanitari sul territorio.

Al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti affetti da obesità appare opportuno, inoltre, rafforzare la rete di servizi e professionisti a livello territoriale, con particolare riguardo ai medici di famiglia e ai pediatri.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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