Le materie prime critiche sono sempre più importanti nel contesto della transizione energetica e digitale. Come è stato già sottolineato in un precedente articolo I-Com c’è tuttavia il rischio potenziale di una inflazione “cattiva” demand-pull che può cogliere impreparata la supply chain e ostacolare il processo di digitalizzazione o l’approccio sostenibile. Il tasso europeo di dipendenza alle importazioni è molto elevata, e questa si concentra solo su alcuni Paesi fornitori come la Cina. Inoltre, secondo stime di IEA al 2030 la domanda di cobalto triplicherà, quella del litio sarà 8,6 volte maggiore, del nickel 7,5 volte e quella del neodimio (terra rara) quintuplicherà (I-Com, 2023). L’aumento dei prezzi delle cleantech per una asimmetria tra domanda e offerta è una minaccia estremamente verosimile che si aggiunge alla incertezza dei prezzi energetici cominciato con il conflitto russo-ucraino. L’Italia, consapevole di ciò e sulle orme dell’Unione Europea, è intervenuta subito con una nuova politica mineraria. La transizione energetica è prima di tutto una transizione di materie prime (Elmer RIETVELD et al., Bruegel-TNO-VVA Dicembre 2022).
Il quadro normativo italiano è stato recentemente scosso da un decreto legge innovativo e fondamentale che punta a rivoluzionare la gestione delle materie prime critiche. Questo provvedimento non solo mette in primo piano la sicurezza dell’approvvigionamento, ma lo fa con una velocità e una determinazione senza precedenti. Le nuove disposizioni sono destinate a garantire un sistema di gestione efficace, sostenibile e allineato alle esigenze delle transizioni verde e digitale, indispensabili per il futuro del nostro Paese. In vigore dal 26 giugno 2024, intende adeguare l’ordinamento nazionale alle disposizioni del Regolamento (UE) 2024/1252 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 aprile 2024 che istituisce un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. In seguito, un elenco dei punti salienti.
IL CUORE DEL DECRETO: I PROGETTI STRATEGICI
Al centro del decreto legge ci sono i progetti strategici. Ma cosa significa esattamente? Quando viene presentata una domanda per riconoscere il carattere strategico di un progetto di estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime sul territorio nazionale, il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) ha 60 giorni per valutare eventuali ostacoli. Questo rapido processo decisionale è cruciale per evitare che i progetti rimangano impantanati nella burocrazia. Una volta riconosciuti dalla Commissione UE, tali progetti assumono lo status di pubblico interesse nazionale. Questo riconoscimento conferisce alle opere necessarie un carattere di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza, permettendo una realizzazione più rapida e senza intoppi. La valutazione del CITE deve considerare le esigenze regionali, garantendo che le specificità locali siano rispettate mentre si perseguono obiettivi nazionali di rilievo strategico.
SNELLIMENTO DELLA BUROCRAZIA: IL PUNTO UNICO DI CONTATTO
Una delle innovazioni più significative del decreto è l’istituzione di un punto unico di contatto presso la Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo punto unico è destinato a diventare il fulcro per il rilascio di ogni titolo abilitativo all’estrazione di CRM necessario per la realizzazione dei progetti strategici. Il processo è stato pensato per essere rapido e trasparente: l’istanza viene verificata entro 10 giorni dalla ricezione e, se completa, il procedimento di rilascio dei titoli abilitativi non supera i 18 mesi. Questa struttura centralizzata mira a eliminare le lungaggini burocratiche che spesso rallentano i progetti industriali. Il punto unico di contatto assicura che tutte le amministrazioni competenti siano coinvolte sin dall’inizio, riducendo così i tempi di attesa e migliorando la comunicazione tra gli enti coinvolti. Per i progetti strategici già riconosciuti, i termini sono ancora più brevi, e non devono superare i 16 mesi.
PROGETTI DI RICICLAGGIO E TRASFORMAZIONE: PROCEDURE VELOCI E SEMPLIFICATE
Il decreto legge dedica particolare attenzione anche ai progetti di riciclaggio e trasformazione delle materie prime critiche. Per questi viene istituito un ulteriore punto unico di contatto presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Anche in questo caso il processo è progettato per essere rapido ed efficiente: le istanze sono verificate entro 10 giorni e i titoli abilitativi devono essere rilasciati entro un massimo di 10 mesi. Se il progetto è già riconosciuto come strategico, il termine si riduce a 8 mesi. Per quanto riguarda la trasformazione delle materie prime, l’Unità di Missione Attrazione e Sblocco Investimenti agisce come punto unico di contatto. Anche qui, il termine massimo per il rilascio delle autorizzazioni è di 10 mesi, ridotto a 8 mesi per i progetti già riconosciuti come strategici. Queste procedure semplificate dimostrano la volontà del governo di facilitare gli investimenti in settori cruciali per l’autonomia strategica.
IL COMITATO TECNICO: LA SPINA DORSALE DEL SISTEMA
Un altro elemento cardine del decreto è la creazione del Comitato Tecnico per le Materie Prime Critiche e Strategiche presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il comitato avrà un ruolo fondamentale nel monitorare le catene di approvvigionamento, prevenire crisi e proporre azioni correttive. Tra i suoi compiti principali dovrà coordinare le scorte disponibili di materie prime strategiche e monitorare i piani nazionali di esplorazione e le prove di vulnerabilità delle catene di approvvigionamento. Il comitato è composto da rappresentanti di vari ministeri e istituzioni, garantendo una visione integrata e coerente delle esigenze nazionali. Inoltre, ogni tre anni, deve presentare un Piano Nazionale delle Materie Prime Critiche che delinei le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento disponibili. Questo piano è essenziale per assicurare che l’Italia rimanga all’avanguardia nella gestione delle risorse critiche, rispondendo in modo proattivo alle sfide globali.
SUPPORTO E SOSTENIBILITÀ: LA NUOVA FRONTIERA DELL’INNOVAZIONE
Il decreto legge non si limita a stabilire regole ma crea un vero e proprio ecosistema di supporto per le imprese e i progetti strategici. Il Comitato Tecnico ha anche il compito di facilitare i promotori dei progetti in tutte le fasi della catena del valore: dall’estrazione alla trasformazione, fino al riciclaggio. Questa assistenza è fondamentale per garantire che i progetti possano avanzare senza intoppi, superando eventuali ostacoli burocratici e tecnici. Un aspetto cruciale è la sostenibilità ambientale. I titoli abilitativi per l’estrazione mineraria nei fondali marini, ad esempio, devono tenere conto degli effetti sull’ambiente e sulla biodiversità. Questo approccio integrato garantisce che lo sviluppo industriale non avvenga a discapito dell’ecosistema ma in armonia con esso, promuovendo pratiche responsabili e sostenibile.
IL RUOLO DEL SETTORE PRIVATO
Il settore privato avrà un ruolo centrale nella realizzazione degli obiettivi fissati dal decreto. Le aziende che operano nel comparto delle materie prime critiche saranno incentivate a investire in tecnologie innovative e sostenibili. Il governo, attraverso il Comitato Tecnico e le varie strutture di supporto, fornirà l’assistenza necessaria per superare le sfide burocratiche e tecniche per favorire innovazione e crescita.
LE TRANSIZIONI VERDE E DIGITALE
Le transizioni verde e digitale rappresentano le sfide più significative per l’economia globale nei prossimi decenni. Le materie prime critiche sono al centro di queste transizioni, essendo essenziali per la produzione di tecnologie pulite, energie rinnovabili e dispositivi elettronici avanzati. Il nuovo decreto legge posiziona l’Italia in un ruolo di leadership, garantendo che il Paese sia ben equipaggiato per affrontare le sfide future. La sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime critiche è fondamentale per assicurare che la Penisola possa sviluppare e implementare le tecnologie necessarie per una crescita sostenibile e inclusiva. L’intenzione è quello di creare una catena di approvvigionamento stabile e resiliente in grado di sostenere le industrie italiane nel loro percorso di innovazione e sviluppo.
CONCLUSIONI
Il nuovo decreto legge rappresenta un passo epocale per la transizione energetica italiana. In un mondo sempre più twin transition, la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime critiche è fondamentale per la nostra autonomia strategica e resilienza economica. Il provvedimento mette l’Italia sulla strada giusta le sfide da affrontare. Le innovazioni introdotte, come il punto unico di contatto e il Comitato Tecnico, sono destinate a snellire la burocrazia, accelerare i processi e garantire che i progetti strategici possano essere realizzati in tempi brevi. La sostenibilità ambientale è al centro di questo approccio, assicurando che lo sviluppo industriale avvenga in modo responsabile. Il decreto rappresenta una svolta storica per l’Italia. È una dimostrazione concreta della capacità del nostro Paese di adattarsi rapidamente alle nuove sfide globali, garantendo al contempo premura verso i suoi cittadini. Un passo avanti decisivo per un futuro più sostenibile, che segna l’inizio di una nuova era di crescita ecocompatibile e di innovazione. L’importanza del decreto non può essere sottovalutata. Le materie prime critiche sono la linfa vitale delle tecnologie del futuro, e l’Italia, con questa legislazione, si pone all’avanguardia nella loro gestione. Questo non solo può migliorare la nostra posizione a livello internazionale, ma ci assicura anche che siamo preparati ad affrontare le sfide future con sicurezza e competenze. La strada è tracciata: il futuro sostenibile è nelle nostre mani e con questo decreto l’Italia è pronta a coglierlo con determinazione e visione.