L’Unione Europea si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 e per farlo dovrà ambire ad una migliore e più efficiente gestione dei rifiuti, in particolare di quelli da packaging.
A tal fine, bisogna sottolineare come la strategia da implementare dovrà, alla luce degli obiettivi e delle politiche green in essere, tenere conto e utilizzare i principi afferenti all’economia circolare, tali per cui i rifiuti dovranno passare dall’essere un materiale di scarto a diventare nuovi input, nuove risorse da inserire nel processo produttivo, così da generare occupazione e maggiore produzione a livello nazionale, senza sacrificare la componente ambientale.
Il concetto di economia circolare assume ancora più importanza se si considera che l’IRP (International Resource Panel), nel 2019, ha asserito che l’estrazione e la lavorazione di materie prime, come combustibili fossili e metalli, rappresentava circa il 50% delle emissioni totali di gas serra, facendo così notare come una maggiore durata della vita utile dei prodotti e un riutilizzo dei materiali utilizzati possano consentire di diminuire il valore di questo dato preoccupante.
Il raggiungimento dell’obiettivo relativo alla decarbonizzazione e, più generalmente di un impatto ambientale sempre minore nei prossimi anni, passa necessariamente attraverso un’applicazione pervasiva, lungo l’intera catena del valore, dei concetti che seguono:
- Design sostenibile;
- Produzione efficiente;
- Consumo sostenibile;
- Una vita media dei prodotti più lunga;
Ciò si traduce direttamente in una nuova concezione del rifiuto che passa dell’essere la fine di un processo lineare a nuovo input per il processo produttivo e generativo di valore aggiunto all’interno del contesto nazionale.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha rilevato come le principali fonti di emissioni di gas serra da parte del settore dei rifiuti risultano essere:
- Smaltimento dei rifiuti solidi;
- Trattamento biologico dei rifiuti solidi;
- Incenerimento dei rifiuti;
- Trattamento o fuoriuscita di acque reflue.
Le emissioni totali di gas serra prodotte in Europa dalla gestione dei rifiuti, dopo un iniziale incremento che ha raggiunto il picco nel 1993 con 190,39 MtCO2, hanno registrato una diminuzione generale, passando da 184,18 MtCO2 nel 1990 a 109,28 MtCO2 nel 2021, consentendo una riduzione del 40,7% nell’arco di trent’anni.
Fonte: EEA
Le variazioni di emissioni europee da rifiuti vanno nella direzione giusta, ovvero in quella di una progressiva diminuzione della produzione di gas climalteranti, con indubbio beneficio primariamente per l’ambiente e secondariamente, non per importanza, per la salute umana, considerando gli effetti positivi derivanti da un contesto più salubre e meno inquinato.
GLI OBIETTIVI EUROPEI
L’Unione Europea, alla luce delle policy ambientali perseguite e che verranno implementate nei prossimi anni, ha deciso di incrementare gli obiettivi di riciclo per quanto concerne i rifiuti da packaging, in ottemperanza ai precetti relativi all’economia circolare e al fine di recuperare materiale utile per alimentare la produzione del Vecchio Continente diminuendo l’impatto ambientale generale.
Più nello specifico, la percentuale riciclata, entro il 2025, dovrà essere del:
- 50% per la plastica;
- 25% per il legno;
- 70% per metalli ferrosi;
- 50% per l’alluminio;
- 70% per il vetro;
- 75% per carta e cartone.
Mentre, entro il 2030 dovrà essere del:
- 55% per la plastica;
- 30% per il legno;
- 80% per i metalli ferrosi;
- 60% per l’alluminio;
- 75% per il vetro;
- 85% per carta e cartone.
Fonte: Commissione Europea
Gli obiettivi posti mirano ad un aumento del riciclo delle componenti afferenti al packaging rendendo meno impattante, a livello ambientale, i rifiuti da imballaggi, consentendone il recupero o il riutilizzo diminuendo la produzione complessiva di rifiuti e di gas serra. Tali obiettivi sono da leggere nell’ottica più ampia relativa a un contesto di policy che coinvolge tutti i settori partecipanti alla vita produttiva del Continente e che nei prossimi anni sarà sempre più incisiva e pervasiva nella nostra società.
LA NORMATIVA UE RELATIVA AI RIFIUTI DA PACKGING
Esaminando l’andamento della produzione pro capite di rifiuti da imballaggio nei principali Paesi europei, si osserva un generale aumento nella generazione di questi scarti. In particolare, tra il 1997 e il 2021, si registrano variazioni positive, seppur con intensità diverse, nei seguenti Paesi: l’Italia passa da 167,5 kg pro capite a 229,9 kg pro capite, la Germania da 167,16 kg pro capite a 236,69 kg, la Francia da 185,02 kg pro capite a 197,72 kg, e la Spagna da 145,66 kg pro capite a 182,68 kg pro capite. Inoltre, analizzando i dati disponibili per l’Unione Europea dal 2005 al 2021, si nota un incremento generale da 158,34 kg pro capite a 189,75 kg pro capite (+19,8%).
Analizzando le variazioni percentuali relative ai Paesi considerati, emerge una notevole eterogeneità. In particolare, Germania e Italia risultano essere i Paesi che hanno registrato il maggiore incremento nella produzione pro capite di rifiuti da imballaggio, con aumenti rispettivamente del 41,6% e del 37,3%. Segue la Spagna con +25,4%, mentre la Francia presenta la crescita più contenuta, pari al 6,9%.
Alla luce di questo quadro generale, il legislatore europeo ha deciso di intervenire sul tema fin dal 1994, emanando la direttiva 94/62/EC, con l’obiettivo di armonizzare le normative implementate dai Paesi membri. Tale direttiva è stata più volte emendata caratterizzandola così di un elevato grado di dinamicità che le ha permesso di non diventare anacronistica e di rispondere costantemente alle sfide che la contemporaneità ha continuamente posto.
L’ultima modifica è avvenuta con la direttiva 2018/852 che ha contribuito ad aggiungere due obiettivi fondamentali:
- Prevenire la produzione di rifiuti da packaging;
- Promuovere il riutilizzo, riciclo e altre forme di recupero di questi particolari rifiuti invece di relegarli al ruolo di scarti.
La direttiva richiede che i Paesi membri adottino misure adeguate per quanto concerne la generazione di rifiuti da packaging, così da diminuire progressivamente l’impatto ambientale nel tempo, senza compromettere in alcun modo la sicurezza degli alimenti contenuti all’interno.
Il perseguimento degli obiettivi posti può avvenire in vario modo, come ad esempio applicando i sistemi di cauzione e restituzione del packaging, oppure preventivando un target da rispettare o, ancora, prevedendo degli incentivi economici che rendano costoso il packaging.
Più recentemente, a marzo 2024, è stato raggiunto un accordo provvisorio tra Parlamento e Consiglio europeo per quanto riguarda il tema, con l’obiettivo di rafforzare le attuali regole per ridurre, riutilizzare e riciclare il packaging, incrementando, allo stesso tempo la sicurezza degli imballaggi nei confronti del contenuto e applicare in maniera più capillare il concetto di economia circolare.
Il documento stabilisce la messa al bando di packaging monouso dal 1° gennaio 2030, andando ad interessare ad esempio gli imballaggi di frutta e verdura non processati, quelli relativi a cibi e bevande consumate nei ristoranti (si vedano le bustine mono-uso per condimenti) e così via.
In aggiunta a ciò, si è deciso che, entro il 2030, il 10% del packaging debba essere riutilizzabile sia per bevande alcoliche che non, eccezion fatta per latte, vino, vino aromatizzato e superalcolici.
Infine, si è concordato che tutti gli imballaggi dovrebbero essere riciclabili, ottemperando a criteri e standard molto precisi e stringenti, che dovranno essere definiti in un secondo momento, evidenziando come tale sentiero di policy sia dinamico e in continuo divenire.
CONCLUSIONI
Risulta chiaro come i dati indichino che la riduzione delle emissioni di gas serra passi anche per una migliore gestione dei rifiuti, nonché una maggiore applicazione dei principi relativi all’economia circolare. Inoltre, la normativa vigente passati trent’anni dalla sua primissima applicazione rimane attuale in quanto il legislatore europeo ha provveduto ad aggiornarla in relazione alle sfide che si presentavano nella contemporaneità. La dinamicità della normativa ha consentito alla direttiva in questione di non diventare uno strumento anacronistico e obsoleto, bensì un mezzo per coordinare le diverse realtà organizzative caratterizzanti i Paesi membri e garantire una risposta unica e forte, cercando di massimizzare i risultati derivanti da una corretta gestione dei rifiuti, in particolare di quelli derivanti dal packaging.
La dinamicità e la plasticità della normativa non escludono, anzi, sottolineano e pongono in risalto come il futuro sarà caratterizzato da una dose elevata di cambiamenti e aggiornamenti della stessa, in quanto nuovi obiettivi difficilmente possono essere perseguiti con strumenti obsoleti in un mondo in continuo mutamento.