Dopo un’attesa di quasi otto anni il Ministero della Salute italiano ha recentemente introdotto una versione aggiornata dei tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e per l’assistenza protesica, una revisione che coinvolge oltre 3.000 prestazioni e introduce tecnologie innovative. Questo aggiornamento mira a garantire che i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) riflettano l’evoluzione tecnologica e le nuove necessità cliniche, includendo servizi all’avanguardia come la procreazione medicalmente assistita, la consulenza genetica e altre terapie avanzate.

Il decreto appena trasmesso alla Conferenza Stato Regioni introduce importanti cambiamenti che rispecchiano la crescente complessità e specificità della medicina moderna. Tra le novità, spiccano prestazioni come l’adroterapia (un tipo di radioterapia ad alta precisione), l’enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica, che permette di trattare tumori con precisione millimetrica, riducendo i danni ai tessuti circostanti. L’aggiornamento, inoltre, include la procreazione medicalmente assistita (PMA), le consulenze genetiche per patologie ereditarie e alcune procedure avanzate nel campo della chirurgia protesica.

Questi aggiornamenti riflettono l’intento del Ministero della Salute di allineare i LEA alle esigenze attuali, garantendo una maggiore accessibilità a tecnologie che fino ad ora erano accessibili solo a pagamento o in contesti privati. Tuttavia, le Regioni sono chiamate ad applicare queste novità in un contesto di risorse limitate e crescenti pressioni finanziarie.

COSTI E COPERTURA FINANZIARIA

Il costo complessivo della nuova proposta tariffaria è stimato in 502,3 milioni di euro per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e 47,6 milioni di euro per l’assistenza protesica, portando il totale a 549,9 milioni di euro. Questo rappresenta un incremento di circa 150 milioni rispetto alla versione approvata nel 2023.

Per coprire tali spese si farà affidamento sui 380,7 milioni di euro già previsti nel DPCM LEA del 12 gennaio 2017. I costi aggiuntivi, pari a 169,2 milioni di euro, saranno finanziati parzialmente attraverso i fondi previsti all’articolo 1, comma 288, della legge n. 234/2021.

I fondi stanziati a livello nazionale sembrerebbero non essere sufficienti per coprire integralmente queste spese e le Regioni temono di dover coprire parte dei costi con risorse proprie. Questo è un tema particolarmente delicato in un momento in cui i bilanci regionali sono già sottoposti a stress notevoli per via dell’aumento dei costi del personale e della gestione delle strutture sanitarie.

Secondo stime recenti, molte Regioni potrebbero dover affrontare sfide significative per sostenere questi nuovi standard. Per esempio, Regioni come la Calabria e la Campania, che già affrontano difficoltà di bilancio e carenze nei servizi, potrebbero trovare particolarmente impegnativo l’adeguamento ai nuovi requisiti tariffari. La Conferenza Stato-Regioni è quindi chiamata a discutere attentamente l’implementazione di questo decreto per garantire che i nuovi standard siano applicabili su tutto il territorio nazionale senza creare ulteriori disparità regionali.

SFIDE E POSSIBILI CONSEGUENZE

L’obiettivo principale di questi nuovi tariffari è migliorare l’accessibilità alle cure avanzate per tutti i cittadini italiani. L’introduzione di tecnologie come l’adroterapia e la PMA all’interno dei LEA consente di ampliare le opzioni terapeutiche anche per chi, fino a oggi, non aveva accesso a queste prestazioni a causa dei costi elevati o della limitata disponibilità nelle strutture pubbliche.

Se da un lato i pazienti beneficeranno di un accesso più ampio e inclusivo, dall’altro potrebbero aumentare le liste d’attesa per alcune prestazioni, soprattutto nelle Regioni che faticano a implementare le nuove disposizioni. Il rischio è che si crei un sistema a due velocità, in cui i pazienti delle Regioni economicamente più solide possano accedere ai servizi in tempi brevi, mentre quelli di Regioni meno attrezzate sperimentino tempi di attesa prolungati.

Per garantire che l’aggiornamento dei LEA sia sostenibile sarà fondamentale adottare una strategia di pianificazione a lungo termine. Questo include non solo un monitoraggio costante dei costi ma anche la possibilità di rivedere e aggiornare periodicamente i tariffari in base all’andamento delle spese e all’evoluzione delle tecnologie (soprattutto alla luce del fatto che questi tariffari sono attesi da più di otto anni).

In questo contesto, l’adozione di soluzioni digitali per la gestione e il monitoraggio delle prestazioni può rivelarsi un importante alleato. L’utilizzo di piattaforme di telemedicina e l’ottimizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici potrebbe aiutare a ridurre i tempi di attesa e a rendere i servizi più efficienti. Tuttavia, anche l’innovazione digitale comporta investimenti che, in molte realtà regionali, potrebbero risultare difficili da sostenere senza un aumento dei fondi statali.

CONCLUSIONI

L’aggiornamento dei tariffari per la specialistica ambulatoriale e l’assistenza protesica rappresenta un passo importante verso una sanità più inclusiva e moderna, che mira a garantire a tutti i cittadini italiani l’accesso a cure di alta qualità. Tuttavia, la strada per una piena attuazione dei nuovi LEA è ancora lunga e richiede un impegno costante da parte delle istituzioni.

Per evitare che si creino disparità di accesso tra le Regioni, è essenziale che venga fornito un supporto finanziario adeguato e che vengano attuate politiche di monitoraggio e valutazione dell’impatto economico di questi aggiornamenti. Solo così sarà possibile assicurare che i LEA, da strumento di equità, non si trasformino in un ulteriore motivo di divisione tra Nord e Sud.

Con questo aggiornamento, il sistema sanitario italiano cerca di rispondere alle sfide poste dai progressi della scienza medica e dalle crescenti aspettative dei cittadini. Tuttavia, l’implementazione su larga scala dei nuovi tariffari richiede un equilibrio tra innovazione, sostenibilità e accessibilità, un compito che richiederà la cooperazione e il dialogo tra le istituzioni a tutti i livelli.

Nata a Roma nel 1997, Maria Vittoria Di Sangro ha iniziato i propri studi mossa dalla curiosità per le lingue e le culture straniere. Una passione, questa, che l’ha portata a vivere numerose esperienze formative all’estero.