“ll valore del settore salute per l’attrattività del sistema Paese”. È questo il titolo del Policy brief realizzato da I-Com.
L’Italia vanta un ecosistema delle Scienze della Vita di grande rilevanza economica e sociale, in cui tanto il settore farmaceutico quanto quello dei dispositivi medici che rappresentano pilastri strategici per la crescita e l’innovazione. Tuttavia, questo patrimonio è minacciato da criticità strutturali e normative che ne compromettono l’attrattività per gli investitori e la sostenibilità a lungo termine. Lo studio analizza l’evoluzione delle principali tendenze del comparto salute, evidenziando opportunità e sfide, con particolare attenzione al ruolo delle politiche fiscali, degli investimenti in ricerca e sviluppo, e delle dinamiche di mercato. Una prospettiva integrata, basata sullo sviluppo di una Strategia Nazionale sulle Life Science, è essenziale per rafforzare la competitività del sistema, coglierne le potenzialità inespresse, promuovere l’innovazione e garantire l’equità nell’accesso alle cure.
- Le scienze della vita sono un motore dell’industria e dell’innovazione dell’Italia. La produzione del comparto farmaceutico è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni e vale €52 miliardi, circa il 2% del PIL. L’industria dei dispositivi medici ha un mercato interno di €12,4 miliardi e un valore della produzione di €6,9 miliardi.
- Complessivamente impiegano circa 200mila persone in Italia, di cui 70mila nella farmaceutica e 118mila nei dispositivi medici. Il settore si distingue per la presenza significativa di giovani e donne (45% della forza lavoro), nonché di personale altamente qualificato.
- È forte la vocazione all’export: nell’industria farmaceutica vale €49 miliardi (+150% tra il 2013 e il 2023). Crescono è anche le esportazioni del comparto dei dispositivi medici: l’Italia è la 12° forza esportatrice del mondo con un valore di €6 miliardi.
- Sebbene l’Italia sia un polo industriale mondiale per il settore salute, alcune criticità strutturali permangono, e non consentono di sfruttarne a pieno il potenziale. Tra queste, le complicazioni burocratiche, la poca centralità del biotech, e l’annoso nodo del payback.
- Come già fatto in 8 paesi europei, anche l’Italia dovrebbe dotarsi di una Strategia nazionale sulle Scienze della Vita che sia omnicomprensiva e contenga progettualità su R&S, attrazione di investimenti, accesso all’innovazione e riduzione delle dipendenze strategiche.
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