Tlc, I-Com e Join Group: “Italia indietro sull’adozione della fibra ottica, prospettive preoccupanti sul 5G. Serve un’accelerazione su digitalizzazione, semplificazione e sostenibilità”
- Presentato il Rapporto annuale realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisory nell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT e Open Fiber.
- Nella competizione europea in termini di copertura in fibra ottica l’Italia recupera posizioni ma è ancora inferiore alla media UE (59% vs 64%) e molto lontana da quella dei best performer Spagna e Romania, Portogallo e Bulgaria in cui la copertura arriva al 95%, 92% e 89%.
- Il 5G (standalone e non standalone) è salito a livello europeo all’89% delle famiglie raggiunte, con ben 16 paesi che registrano una percentuale di copertura di almeno il 90%. L’Italia, invece, è molto indietro sul 5G standalone: dalla recente mappatura Infratel, nel triennio 2024-2026 questa tipologia di copertura non è prevista.
- Sebbene sia in continua discesa l’utilizzo della rete in rame, l’adozione della fibra procede a rilento e la sua sostituzione completa non avverrà prima del 2036.
- Si registrano passi avanti nella semplificazione normativa che riguarda il settore telco, ma ciò che desta ancora forte preoccupazione è la fase applicativa della legislazione nazionale anche a livello locale.
- Innovazione e sostenibilità binomio vincente per rafforzare la competitività delle aziende: il settore telco può giocare ruolo strategico nel processo di decarbonizzazione.
Roma, 25 febbraio 2025 – L’Italia recupera molte posizioni nella competizione europea in termini di copertura in fibra ottica ma presenta una percentuale ancora inferiore alla media UE (59% vs 64%) e molto lontana da quella dei best performer Spagna e Romania, Portogallo e Bulgaria in cui la copertura arriva al 95%, 92% e 89%. Con riguardo al settore mobile, il 5G (senza alcuna distinzione tra standalone e non standalone) è salito a livello europeo all’89% in termini di famiglie raggiunte, con ben 16 paesi che registrano una percentuale di copertura di almeno il 90% e l’Italia, con il 99,5%, si posiziona tra le nazioni più virtuose. Lato domanda, i trend registrati mostrano come, sebbene siano in continua discesa le connessioni completamente in rame, al valore attuale una sostituzione completa rispetto al numero di accessi non avverrà prima di un decennio (2036).
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto annuale “Il fattore telecomunicazioni nella transizione digitale italiana. Reti, innovazione e sostenibilità” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisorynell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT e Open Fiber. Lo studio è stato presentato oggi a Roma presso Spazio Europa, gestito dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, nel corso di un convegno pubblico al quale hanno partecipato numerosi tra esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e delle aziende.
Negli ultimi anni il numero di accessi diretti alla rete fissa in Italia si è avviato su una traiettoria discendente. Tra giugno 2018 e giugno 2024 si continua ad assistere al calo delle connessioni completamente in rame (-49,5%), che restano comunque il 15,8% del totale, a fronte di una netta crescita di FTTH (passato dal 3,4% al 25,8%) e FWA (dal 5,5% al 11,1%). Da ciò si evince che una sostituzione completa rispetto al numero di accessi cristallizzato al valore attuale non avverrà prima di un decennio (2036). Anche sul versante delle connessioni mobili, le linee attive nel nostro Paese sono aumentate di 7,3 milioni. Quest’aumento è dovuto esclusivamente alle sim M2M (+12,6 milioni), mentre le linee human sono diminuite di 4,3 milioni, posizionando l’Italia con il 20,5% ben al di sotto della media UE (24,6%).
Un’indagine dell’Istituto per la Competitività (I-Com) sottolinea che, tra coloro che hanno dichiarato di non disporre di una connessione di rete fissa, più di un consumatore su due (58%) afferma di non averne bisogno poiché già provvisto di una rete mobile in grado di soddisfare appieno le proprie esigenze. Tra chi invece ha la rete fissa, ma non FTTH, il 44,3% circa sostiene di non aver effettuato un upgrade di linea poiché la zona in cui risiede non è fornita dell’infrastruttura necessaria. Relativamente alle reti mobili, più del 47% di coloro che utilizzano attualmente la connessione 4G ha affermato di non aver mai considerato la possibilità di passare a un’offerta 5G. Nel 34% dei casi, gli utenti dichiarano semplicemente di non sentirne il bisogno, mentre nel 12,1% dei casi il motivo del mancato interesse verso il 5G è legato al costo ritenuto eccessivo. Infine, è emerso che il 16,7% non sarebbe disposto a incrementare la propria spesa per una connessione più performante, come quella che dovrebbe garantire la fibra fino a dentro casa (FTTH) nel fisso e il 5G nel mobile.
In quest’ottica andrebbe fatto un maggiore sforzo per combattere la disinformazione e trasmettere indicazioni chiare alla cittadinanza circa l’importanza dalle reti di telecomunicazione di ultima generazione dal punto di vista dello sviluppo economico dei territori, soprattutto nelle aree rurali. È chiara, dunque, la necessità, in considerazione delle ingenti risorse finanziarie pubbliche per i Piani Italia 1 Giga e Italia 5G e degli importanti investimenti privati messi in campo, disporre campagne di awareness destinate alla cittadinanza e azioni mirate ai decisori locali per accrescere la consapevolezza circa i benefici connessi alla disponibilità di reti performanti per poter accedere e offrire servizi digitali innovativi. Al contempo, è indispensabile disegnare azioni e politiche efficaci che incentivino gli operatori ad accompagnare i propri clienti verso l’adozione di tecnologie di ultima generazione.
L’ultima mappatura realizzata da Infratel indaga le intenzioni di copertura degli operatori entro il 2026. Se nel 2021 si prevedeva di raggiungere il 94,6% in 5G non standalone entro il 2026, nell’ultima rilevazione questo valore è sceso al 90,4%. Ancor più significativo però è il fatto che dall’ultima mappatura non emerga l’impegno ad effettuare la copertura del territorio nazionale in 5G standalone nel triennio 2024-2026. Sebbene sia chiaro che la crescita del 5G, anche se non standalone, rappresenta un miglioramento sul versante della qualità della copertura, appare molto preoccupante il fatto che a fine 2023 nessun operatore ha dichiarato di coprire porzioni del territorio nazionale in rete di quinta generazione standalone e che tale intenzione trovi piena conferma anche per il triennio 2024-2026.
Per accelerare lo sviluppo delle reti, Governo e Parlamento sono ripetutamente intervenuti negli anni nel tentativo di introdurre strumenti di semplificazione normativa. I decreti-legge nn. 76/2020 e 77/2021 hanno introdotto una serie di innovazioni tese alla semplificazione e velocizzazione delle procedure e alla riduzione degli adempimenti richiesti agli operatori per la realizzazione delle infrastrutture sia fisse che mobili. Alle modifiche introdotte da questi decreti, se ne sono aggiunte ulteriori sia in sede di recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. n. 207/2021) sia successivamente, ad opera, in particolare, della legge n. 214/2023 e del D.Lgs. n. 48/2024. Ulteriori importanti novità sono attese a partire dal prossimo novembre quando sarà pienamente operativa la disciplina europea contenuta nel Gigabit Infrastructure Act (GIA).
A questo proposito il rapporto ha approfondito se, a seguito dei vari interventi, si sono ravvisati miglioramenti nella gestione dei processi burocratici e nelle tempistiche degli iter autorizzativi che le aziende devono affrontare per ottenere i permessi necessari realizzare infrastrutture di connettività. Relativamente alle infrastrutture fisse, in tutte le macroaree del Paese sono risultati necessari almeno quattro mesi per l’ottenimento sia dell’illuminazione pubblica che per l’autorizzazione agli scavi. Stesso discorso per quanto riguarda le infrastrutture di rete mobile, che necessitano in media di 134 giorni per l’espletamento degli iter autorizzativi, più del doppio rispetto ai 67 giorni previsti per la conclusione dell’iter autorizzativo dalla normativa nazionale (il Codice delle Comunicazioni elettroniche – D. Lgs. 259/2003). Valori ancora particolarmente negativi ma tendenza decisamente positiva anche per ciò che concerne le convocazioni delle conferenze dei servizi (cds) da parte degli enti locali. Secondo quanto è risultato dall’analisi, tra il 2022 e il 2024 la quota di quelle non convocate rispetto al totale delle istanze si è notevolmente ridotta a livello nazionale passando dal 58,8% al 41%. Permangono però delle criticità legate a casi specifici, su tutti quello della Campania e della Sicilia.
Sarebbe dunque opportuno individuare a livello centrale, di concerto con gli enti locali, azioni concrete per evitare che il processo di realizzazione delle infrastrutture si paralizzi e che il rispetto delle tempistiche indicate sia assicurato in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Al contempo, andrebbero immaginate delle misure utili ed efficaci a persuadere – ed obbligare dove necessario – le amministrazioni che, pur avendo le competenze e le risorse necessarie, non agiscono in maniera tempestiva.
Innovazione e sostenibilità sono un binomio vincente per rafforzare la competitività delle aziende e il settore telco può giocare ruolo strategico nel processo di decarbonizzazione. Per comprendere quali pratiche di sostenibilità sono state adottate dalle imprese di telecomunicazioni e come le nuove tecnologie possono contribuire alla decarbonizzazione del comparto, Join Group e l’Istituto per la Competitività (I-Com) hanno deciso di realizzare un’indagine coinvolgendo alcuni dei principali operatori in Italia. Dallo studio si evidenzia che la maggior parte di loro sono attive in ambito sostenibilità. Il 78% ha già realizzato un piano di sostenibilità, mentre quelle restanti lo stanno attualmente elaborando. Allo stesso modo, appaiono ottime le statistiche relative al Bilancio di sostenibilità, redatto dall’89% delle aziende coinvolte nell’analisi. Particolarmente interessante è anche il fatto che la maggioranza delle aziende coinvolte nell’analisi ha già definito degli obiettivi di neutralità carbonica. Più della metà dei rispondenti ha posto l’asticella al 2050 (56%), mentre il 22% punta ad azzerare il proprio impatto ambientale addirittura entro il 2030.
Rispetto ai ritrovati tecnologici che le aziende stanno proponendo ai propri clienti in virtù dei benefici che questi porteranno alla sostenibilità, quello maggiormente individuato è lo switch off dal rame (78%). Al secondo posto ci sono le apparecchiature IoT (67%), seguito a breve distanza dal cloud (56%) e dal 5G e le tecnologie di rete avanzate (44%). Pratiche di sostenibilità vengono indicate come elemento importante per istaurare un rapporto di fiducia con i propri stakeholder (67%), mentre il 56% ritiene che queste rendano l’azienda più resiliente a rischi di natura reputazionale o sociale e che siano uno strumento di creazione di valore e profittabilità nel lungo periodo. Poco meno della metà delle imprese ritiene che siano un elemento distintivo e/o un requisito per rimanere competitivi (44%), mentre il 33% le identifica come uno strumento per cogliere opportunità di tipo finanziario.
È emerso chiaramente come sia fondamentale introdurre norme che premino chi adotta tecnologie verdi e sostenibili, sotto forma di sgravi fiscali, incentivi economici, semplificazioni burocratiche o anche tramite finanziamenti e sovvenzioni per le attività di R&S. Allo stesso tempo andrebbero strutturati sistemi di certificazione e monitoraggio delle tecnologie sostenibili per verificarne empiricamente l’efficienza, incentivandone l’utilizzo. Infine, è stato proposto di definire una data coerente con gli obiettivi del Digital Decade per completare lo switch off delle reti in rame che risultano maggiormente energivore rispetto alle altre tecnologie a disposizione.