Negli ultimi anni il tema della dipendenza energetica è divenuto sempre più centrale nelle politiche economiche e ambientali dell’Unione europea. La crescente instabilità geopolitica e la necessità di adottare modelli sostenibili hanno spinto molti Stati membri a riconsiderare le proprie strategie energetiche. In questo contesto, il confronto tra i dati del 1990 e del 2023 evidenzia forti disomogeneità tra i paesi UE, sia in termini di riduzione della dipendenza dalle importazioni energetiche sia nell’incremento dell’uso di fonti rinnovabili. La relazione tra questi due aspetti non è sempre lineare. Il ruolo delle energie rinnovabili e le strategie intraprese da alcuni paesi per raggiungere maggiore autosufficienza e resilienza energetica hanno portato a differenti evoluzioni della dipendenza energetica nei vari Stati membri.

DIPENDENZA ENERGETICA E RINNOVABILI

Facendo un confronto tra il 1990 e il 2023, 16 paesi UE sono riusciti a ridurre la dipendenza energetica dalle importazioni, mentre per 11 stati è addirittura aumentata. All’interno di questi gruppi, sono presenti poi forti disomogeneità. Ad esempio, per Estonia, Lettonia e Finlandia, l’indice che misura la dipendenza energetica ha segnato una diminuzione superiore ai 30 punti percentuali. Molti paesi invece, a partire dall’Italia, in 33 anni hanno ridotto questo indice in misura non superiore ai 10 punti percentuali. Anche tra quelli che invece hanno visto un aggravarsi della situazione rispetto al periodo di partenza, vi sono differenze sostanziali. Se infatti per il Belgio l’aumento è stato più piccolo, di un punto percentuale, Polonia e Olanda hanno vissuto una larga variazione in aumento.

Fig. 1: Variazione assoluta dipendenza energetica (1990 – 2023)

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

La maggior produzione di energia da fonti rinnovabili dovrebbe aiutare gli Stati membri a ridurre la propria dipendenza energetica dalle importazioni, eppure esiste una moderata correlazione positiva tra la quota di produzione primaria coperta da rinnovabili e l’indice di dipendenza energetica dalle importazioni. Questo indica che, in molti casi, chi produce più energia da fonti rinnovabili, in termini di quota su totale, è anche più dipendente dalle fonti estere. Tuttavia, la relazione può essere anche considerata in senso inverso, ovvero i paesi che sono meno autosufficienti puntano di più sulle rinnovabili. Per esempio, se è vero che il Portogallo pur avendo una quota di produzione da rinnovabili vicina al 100% ha un tasso di dipendenza energetica relativamente elevato (circa al 67%), è anche vero che è uno dei paesi che è riuscito a ridurre di più la sua dipendenza rispetto al 1990 (circa 17 punti percentuali).

Fig. 2: Dipendenza energetica e quota produzione da rinnovabili

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

Quello che fa veramente la differenza nel ridurre la dipendenza energetica e aumentare la competitività degli Stati membri è la quota del fabbisogno energetico effettivamente coperta dalle rinnovabili. Infatti, solo 6 stati su 27 riescono a fornire più del 40% di energia da rinnovabili. Tra questi, 5 hanno un indice di dipendenza energetica minore del 40%.

Fig. 3: Dipendenza energetica e quota di energia da rinnovabili

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

COSA DETERMINA LA DIFFERENZA TRA I PAESI UE?

Considerando la Finlandia che è riuscita a ridurre la sua dipendenza da importazioni in maniera sostanziale e che presentava al 2023 un indice relativamente basso, vediamo come già nel 1990 aveva una larga parte di produzione primaria da rinnovabili superiore al 40%. Durante il periodo considerato, ha continuato ad incrementare questa quota, mentre dall’altro lato la dipendenza diminuiva, seppur lentamente. La produzione da fossili, al contempo, era in partenza relativamente contenuta, complice anche il significativo apporto del nucleare.

Fig. 4: Finlandia: produzione primaria per fonte

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

Percorso completamente diverso per l’Italia che inizialmente vantava una grande quota di produzione proveniente da fonti fossili e una bassa produzione da rinnovabili. L’Italia ha compiuto un grande passo in avanti in questo senso, ribaltando del tutto la situazione. Attualmente, infatti, le rinnovabili rappresentano il 75% della produzione primaria di energia. L’Italia presenta uno dei maggiori indici di dipendenza all’interno dell’UE, tuttavia gli impegni presi sia sul lato della produzione che della copertura dei consumi stanno iniziando a dare i propri frutti, come dimostrato dalla lieve flessione nell’indice di dipendenza.

Fig. 5: Italia: produzione primaria per fonte

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

Il percorso verso la decarbonizzazione della Germania segue un percorso simile a quello dell’Italia, tuttavia questa partiva da una situazione dove la quota di produzione da rinnovabili era prossima allo zero, forte del contributo proveniente dal nucleare. Se l’Italia ha sorpassato la produzione da fonti fossili con quella proveniente da rinnovabili nel 2007, la Germania ci è riuscita solo nel 2019. Questo ritardo ha avuto un ruolo nella dinamica dell’indice di dipendenza energetica, che mostra un pattern lievemente crescente.

Fig. 6: Germania: produzione primaria per fonte

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat

CONCLUSIONI

L’analisi condotta dimostra che la semplice crescita della produzione da fonti rinnovabili non è di per sé garanzia di una minore dipendenza energetica. Fattori come la struttura del mix energetico iniziale, la presenza di energia nucleare, la capacità di coprire internamente i consumi e la tempistica degli interventi hanno giocato un ruolo cruciale nel determinare gli esiti nazionali. Paesi come la Finlandia mostrano come una strategia coerente e prolungata possa portare a risultati solidi, mentre altri, come l’Italia e la Germania, pur avendo compiuto importanti passi avanti nella transizione energetica, scontano ancora l’eredità di un passato fortemente legato ai combustibili fossili. In definitiva, la sfida energetica dell’Unione europea non si esaurisce nell’aumentare la quota di rinnovabili, ma richiede politiche integrate volte a garantire una copertura efficace e sostenibile del fabbisogno energetico interno.