La messa a gara della banda L: Italia pioniere d’Europa?!

Volge al termine l’epoca della banda fantasma. Dopo anni di eclissi, la banda L ha finalmente catturato l’attenzione del Governo costituendo oggetto di una disposizione della Legge di Stabilità che ha annunciato per il 2015 una gara per la cessione di tali risorse frequenziali per lo sviluppo della banda larga mobile che dovrebbe portare nelle casse dello stato 600 mln di euro.

Si tratta, in particolare, di un pacchetto di 40MHz di frequenze, fra i 1.452 e i 1.492MHz, che il trattato di Maastricht del 2002 ha destinato alla radio digitale terrestre in Dab (27,5 Mhz) ed una decisione dell’Ecc (Ecc/Dec/(03)(02)) ai servizi di radio broadcasting satellitari (12,5 Mhz). Due servizi, che a livello europeo non sfruttano a pieno le potenzialità insite in queste frequenze che, al contrario, risultano particolarmente pregiate per le caratteristiche di propagazione per uso mobile.

La rilevanza della decisione di mettere a gara tale porzione di spettro è dunque evidente. La crescente domanda di spettro per flussi di dati in download conseguente alla straordinaria diffusione di smartphone e tablet impone la ricerca di nuova capacità di downlink che tale nuova banda potrebbe offrire riuscendo così a soddisfare le esigenze di traffico degli utenti. Anche lo sviluppo dell’Internet of Things sta mostrando come sia necessaria l’individuazione di nuove risorse frequenziali per far fronte alle crescenti esigenze di mercato.

La messa a disposizione di tale porzione di spettro, dunque, potrebbe rispondere in tempi rapidi e con costi accettabili, alle richiamate esigenze. Le reti di accesso via radio, inoltre, potrebbero stimolare la diffusione della banda larga anche in aree remote dove risulta particolarmente difficile o antieconomico lo sviluppo dell’infrastruttura di rete fissa ed offrire, dunque, accesso ad elevata velocità.

La decisione di mettere a gara tale porzione di spettro è, quindi, in grado di suscitare l’interesse degli operatori – che potrebbero, in astratto, non essere soltanto gli operatori mobili – e di valorizzare le risorse frequenziali in ossequio ai dettami internazionali.

Il processo è stato positivamente avviato, ora è tempo di cogliere l’occasione di portarlo a compimento magari riuscendo per primi a tagliare il traguardo a livello europeo.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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