La situazione energetica in Italia tra luci e ombre

miseSecondo quanto pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) l’Italia nel 2016 ha proseguito il suo percorso di rafforzamento della sostenibilità ambientale, dell’efficienza e della sicurezza del proprio sistema energetico.

In anticipo rispetto alla consueta tempistica, il 2 maggio scorso il MISE ha pubblicato l’aggiornamento della situazione energetica nazionale al 2016, nel quale viene confermata la centralità delle fonti energetiche rinnovabili per lo sviluppo sostenibile del Paese, anche in termini occupazionali. Si stima infatti come ulteriormente superato l’obiettivo del 17%, di penetrazione FER sul consumo finale lordo di energia, giunto al 17,6%, grazie anche al rilevante contributo del settore termico ed elettrico. In quest’ultimo settore, si stima che alle attività di costruzione e installazione di nuovi impianti alimentati da FER siano corrisposte circa 15.500 Unità di Lavoro Annuali (ULA), mentre alle operazioni di gestione e manutenzione degli impianti FER in esercizio in Italia siano corrisposte circa 35.500 ULA.

Dopo la breve interruzione registrata nel 2015, è proseguito il miglioramento dell’efficienza energetica con una riduzione dell’intensità energetica 4,3% rispetto al 2012, giungendo a 107,8 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) per milione di euro. Tale miglioramento è anche frutto degli strumenti di promozione adottati (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto termico ai Titoli di efficienza energetica) che hanno permesso importanti risparmi di energia e, conseguentemente, la riduzione di emissioni inquinanti.  Nel periodo 2005-2016, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati complessivamente 10,7 milioni di tep all’anno di energia primaria e oltre 3,1 miliardi di euro di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese.

Il report sottolinea inoltre che la progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità energetica hanno contribuito negli ultimi anni alla riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero. Nonostante ciò e pur seguendo un trend ribassista dal 2010 ad oggi, la quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta dalle importazioni nette rimane elevata (75,6%).

Nel 2016, si contrae nuovamente la domanda di energia primaria ma crescono gli impieghi finali (0,9% rispetto al 2015), con aumenti per gli usi non energetici (3,7%) e nel settore civile (1,5%). Nel settore industriale, che nel complesso registra una diminuzione del -1,3%, aumenta in modo sostanziale il ricorso al gas naturale (7,3%).

Rimane un divario in termini di costi energetici rispetto agli altri Paesi UE: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione europea rimane positivo e si è arrestato il processo di convergenza iniziato qualche anno fa. Permane un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica e uno più lieve (e in calo) per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò è anche il risultato della maggiore pressione fiscale sui prodotti energetici: nel 2015, ultimo dato disponibile, su ogni tep di energia utilizzata gravava un’imposta di 369 euro, un valore superiore del 58% alla media europea.