Il futuro del Servizio Sanitario Nazionale pone un problema di verifica della sua sostenibilità economica, soprattutto alla luce delle misure più recenti di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, provvedimenti che si inseriscono nel quadro dei decreti attuativi del Federalismo fiscale. La discussione circa l’opportunità di mantenere saldo il principio costituzionalmente garantito di accesso universale alle cure e all’assistenza sanitaria è legittima, e non può far dimenticare alcune tendenze: la spesa sanitaria complessiva nazionale è inferiore a quella europea, come dimostrano i dati Ocse riferendosi all’anno 2010. Se si fa riferimento al problema di insostenibilità del SSN, ci si riferisce essenzialmente alla scarsità di risorse pubbliche attualmente disponibili, e ciò fa riferimento alla crisi economica che l’Europa, assieme all’Italia, stan affrontando. Sappiamo bene che le risorse dedicate alla Sanità sono quota parte di una grandezza variabile come il PIL, che in una fase di recessione riduce, inesorabilmente, le risorse per servizi, come quelli sanitari. Considerato ciò, bisogna riflettere non tanto sulla ragionevole o irragionevole necessità di mantenere l’accesso universale alle cure del sistema, ma bisogna focalizzare l’attenzione su quali servizi vale la pena sostenere, quale organizzazione dei servizi e quale sistema di valutazione dell’appropriatezza adottare. Innovazione, organizzazione e appropriatezza sono variabili fondamentali per la sostenibilità del SSN. L’acutizzazione delle patologie croniche imporrà una riorganizzazione delle cure attraverso una integrazione sempre maggiore tra ospedale e territorio. La garanzia della sostenibilità del sistema sanitario passa attraverso la costituzione di un benchmark nazionale di valutazione dell’appropriatezza delle protocolli terapeutici e dell’efficacia dei farmaci, non penalizzando, ma al contrario, favorendo la vera innovazione in questo campo, i cui effetti indiretti arrecano un beneficio netto al sistema nel suo complesso. Una nuova valorizzazione dell’assistenza di base e delle funzioni dei MMG, la creazione di una “modulazione organizzativa” per intensità e tipologia della cura (con ricorso alla medicina telematica) che porterebbe inoltre alla riconversione delle strutture sanitarie improduttive nei territori periferici, potrebbero innescare un meccanismo virtuoso per “curare meglio” e trovare lo “spazio finanziario” per introdurre terapie innovative, senza comprometterne l’equità nell’accesso.