Agevolazioni o incentivi non servono. Lo ha evidenziato più volte I-Com nei suoi Policy Paper. Occorre invece una sostanziale semplificazione amministrativa nel governo Stato-Regioni della politica farmaceutica, trasparenza nelle procedure di recepimento dei farmaci, un rapido accesso al mercato per i farmaci innovativi, rispetto dell’appropriatezza e della libertà di prescrizione dei medici.
A proposito di ciò, Farmindustria ha lanciato oggi a Parma (nel corso del tour “Produzione di Valure” organizzato da Farmindustria), la proposta di un “patto di stabilità” almeno triennale che garantisca un quadro normativo e regolatorio chiaro e stabile, che faciliti la competitività dell’industria del farmaco, riportando al centro il rispetto della proprietà intellettuale e il riconoscimento del marchio.
La richiesta di stabilità, fatta a più voci dal mondo dell’industria, dalle associazioni dei pazienti e dagli istituti di ricerca, si riferisce alla frammentazione di regole e procedure per il recepimento del farmaco sul territorio nazionale.
Occorre una regolazione del settore farmaceutico in linea con un comparto dall’elevato valore aggiunto ma penalizzato dai continui tagli. Come afferma Scaccabarozzi, un governo della spesa già esiste ma si batte quasi sempre sullo stesso punto, revisionando continuamente le regole per fare cassa. La spesa farmaceutica è ben identificabile, e per questo più facilmente aggredibile, ma è anche il settore industriale a più elevata attività innovativa, che più di tutti investe in Ricerca e Sviluppo, dunque valore aggiunto per il sistema Paese.
Come afferma Farmindustria, i segnali di allarme sono forti: si assiste a un calo del trend di occupazione dal 2006 (-11.000 addetti), un calo del 23% degli studi clinici in 3 anni, e una contrazione degli investimenti nel 2012, per la prima volta da 10 anni a questa parte. A fronte di un impegno da parte di una azienda a investire 1 miliardo di euro con un progetto tipo della durata di 10-15 anni di studio per immettere un nuovo medicinale in commercio, in Italia solo una molecola su 10.000 approda sul mercato e i costi sono ammortizzati solo da 2 farmaci su 10.
E’ opportuno che il costituendo Patto per la Salute dia risposta chiara all’esigenza di avere norme stabili e meccanismi chiari di finanziamento della spesa farmaceutica, al fine di invertire il trend di disinvestimento nell’industria del farmaco in atto in Italia, e permettere a questo settore di contribuire in maniera significativa al rilancio dell’economia italiana.