EXPO 2015. La sfida dell’accoglienza e il convitato di pietra

Il tempo è volato. Rimangono solo 661 giorni (il countdown sul sito ufficiale) per costruire i padiglioni di EXPO Milano 2015, accogliere delegazioni (131 ad oggi quelle registrate) e visitatori da tutto il pianeta e per dimostrare di essere in grado di affrontare la prova che il mondo ha posto al Paese.  Per dare prova, cioè, di essere (ancora) seri e affidabili.

Expo, si è detto, può portare sviluppo in più direzioni. Il dibattito è serrato e lo sarà ancora di più nei mesi che verranno. Ma fra tutte le sfide e le opportunità di Expo 2015 quella del Turismo è senz’altro la più affascinante. Lo è per due ragioni. La prima è quella ricordata pochi giorni fa da Giuseppe Sala, Commissario unico delegato per EXPO 2015, all’incontro “Le Regioni d’Italia per Expo Milano 2015”, e cioè che «ogni giorno in più che i 20 milioni di visitatori di Expo trascorreranno qui vale 5 miliardi di Pil». La seconda ragione, invece, è simbolica ma ugualmente significativa. Se riuscissimo a sfruttare l’occasione per dimostrare al mondo e a noi stessi di saper essere ospitali e accoglienti con le persone, potremmo aspirare ad attrarre domani anche gli investimenti di cui grande bisogno abbiamo.

Aumenterà la fiducia in noi stessi se saremo capaci di non dividerci sul tema dell’accoglienza dei visitatori. Se sapremo, cioè, fare squadra, fra città, regioni e territori senza rubarci i turisti disposti a muoversi per nutrirsi di tutta la bellezza che il nostro Paese offre. Dovremo saper interpretare su tutto il territorio nazionale il tema della manifestazione: Nutrire il pianeta, energia per la vita.

Chiaramente, com’è successo negli ultimi anni per molti dei temi caldi, anche su Expo 2015 il dibattito sarà a tratti esplosivo. Il NO-EXPO sarà il convitato di pietra. Elettore e cittadino, il NO-EXPO sarà un nuovo protagonista dello scontro politico. La contrarietà all’Esposizione universale farà vendere libri e giornali, riempirà blog e forse diverrà una moda editoriale. Ci diranno che EXPO 2015 “non serve”, che “non era il momento”, che cemento, multinazionali, interessi occulti e così via… Gli “ora basta”, i “che schifo” e i “che scandalo” riempiranno timeline e home dei social media. Ci spiegheranno (solo dopo) che le cose si sarebbero dovute fare in altro modo. Diranno su EXPO 2015 quello che già si dice su altri NO. Alcune volte i NO-EXPO avranno persino ragione, come avviene di frequente per ogni NO-Qualcosa.

Il NO-EXPO, però, ci costringerà  a fare le cose per bene e a confrontarci coi nostri limiti. Farà la guardia alla parte peggiore di noi, quella che sfama i detrattori del Belpaese e fa gioire i nostri concorrenti sui mercati internazionali.

EXPO Milano 2015 sarà, in un verso o nell’altro, il vero banco di prova (forse l’ultimo?) per l’Italia. Se sapremo cogliere le opportunità che l’evento offre, a partire dal Turismo, significherà che avremo ancora le potenzialità per giocare un ruolo da (co)protagonisti sullo scacchiere mondiale. In caso contrario avremo la prova definitiva di quanto solo noi (e sempre noi) siamo artefici dei nostri destini.

Nato a Roma nel 1983, è cresciuto a Novara fino all’età di 20 anni. Laureato cum laude in Sociologia all’Univeristà degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, con tesi in sociologia economica prima e sociologia politica poi.

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