Servizio Pubblico Radiotelevisivo: come assicurargli un futuro?

Il contratto di servizio della Rai valido per il triennio 2013-2015 al quale stanno lavorando il Viceministro allo Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, ed il Direttore Generale della Rai, Luigi Gubitosi, è destinato ad accogliere non poche novità. Fra queste, l’esigenza di una politica di trasparenza dei palinsesti e l’apertura verso gli utenti e i telespettatori. Una delle ipotesi in discussione sarebbe quella di dare al telespettatore la possibilità di comprendere in maniera immediata ed attraverso uno strumento intuitivo con quali soldi (canone o ricavi pubblicitari) viene realizzata una determinata trasmissione. Il Contratto di servizio, al momento ancora in discussione in Commissione di Vigilanza, prevederebbe, infatti, una chiara distinzione tra programmi finanziati dal canone e dalla pubblicità grazie all’introduzione di un Bollino Blu atto ad indicare i programmi di servizio pubblico.

Se per alcune fonti ministeriali la proposta avrebbe il duplice obiettivo di aumentare la trasparenza sul palinsesto e recuperare la fiducia dei consumatori, lo scontro sul bollino rimane acceso soprattutto dopo la “bocciatura” del direttore generale dell’Ebu, l’Associazione che raggruppa le principali emittenti televisive pubbliche europee, avvenuta in Vigilanza a dicembre.

Per alcuni, infatti, il bollino appare come un viatico per un processo di privatizzazione dell’emittente televisiva e contro di esso si sono scagliate anche alcune sigle sindacali mostrandosi preoccupate circa “ un futuro spacchettato” a cui, stando così le cose, andrebbe incontro la Rai.

La Commissione di Vigilanza Rai ha ascoltato una serie di soggetti interessati al tema tra cui le associazioni dei consumatori Movimento Difesa del Cittadino e Codacons, le quali, naturalmente, si sono dichiarate favorevoli all’adozione del bollino blu. Anche l’Unione Nazionale Consumatori sposa la proposta del Bollino, tanto che, avanzando una richiesta nell’ambito della consultazione pubblica sul rinnovo del contratto di servizio Rai, ha ribadito l’ importanza di rivolgere “più attenzione ai consumatori e ai temi del consumerismo nel nuovo contratto di servizio della Rai”. Le associazioni, infatti, sono convinte che il contratto, dovrebbe tradursi in una vera e propria realizzazione di un’offerta televisiva sempre più a servizio dell’interesse generale e della cultura e sempre meno legata a criteri meramente quantitativi degli ascolti. Anche l’Aduc, a proposito delle politiche gestionali della Rai, ha più volte segnalato l’inutilità di pagare il canone, denominando l’emittente “esattore di imposta”, invitandola ad abolire la tassa e decidere un sistema fiscale diverso per finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo. L’esigenza mostrata dall’Unione Nazionale Consumatori in questa circostanza è frutto di un cammino che le associazioni stanno percorrendo verso la rivendicazione di una partecipazione sempre più estesa nei processi decisionali. Nel corso degli ultimi tempi, di fatto, abbiamo assistito ad un consolidamento del ruolo delle associazioni per ciò che concerne il loro coinvolgimento nei processi decisionali in qualità di rappresentanti dei consumatori.

Guardando invece il dibattito dal versante della tv pubblica ben venga aprirsi verso un servizio sempre più “pubblico” a patto che esso venga realizzato con strumenti idonei ed efficaci. L’auspicio può, quindi, soltanto essere quello che la Rai continui ad operare estendendo le politiche di trasparenza già adottate, con l’obiettivo di realizzare un servizio che rispecchi il coinvolgimento di tutti i telespettatori e tenga conto tanto della produttività economica quanto della qualità di contenuti.

 

 

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