Il Consumer Electronics Show (CES) 2014 ha dimostrato l’importanza assunta dall’Internet of Things e dalle wearable technologies. Questa conclusione non può stupire ove si pensi che secondo i dati forniti dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano nel 2013 sono stati circa 6 milioni gli oggetti interconnessi attraverso il mobile, con un aumento del 20% rispetto al 2012. Il medesimo Osservatorio ha individuato diversi ambiti di espansione delle soluzioni Internet of Things tra cui spiccano, per importanza e diffusione, quello della Smart Car, della Smart Home & Building ed infine quello della Smart City.
Accanto all’Internet of Things sta assumendo un ruolo sempre più centrale lo sviluppo delle wearable technologies, ossia di quelle tecnologie che vengono inserite nei capi di abbigliamento e negli accessori e che, modellate sul corpo umano, sono in grado di monitorare e rilevare non solo i parametri fisici, ma anche i segnali emozionali inviati dal corpo che, dunque, funge da supporto naturale per il loro funzionamento. Sono molte ed interessanti le tecnologie ad oggi realizzate o in corso di progettazione; si pensi, ad esempio, agli smartwatch, gli “orologi intelligenti” in grado di svolgere funzioni molto simili a quelle degli smartphone con la comodità di averle sempre al polso, oppure ai braccialetti per il monitoraggio del fitness che permettono di rilevare il battito cardiaco, contare il numero di passi compiuti e le calorie consumate, effettuare telefonate, inviare messaggi ed ascoltare musica. A ciò si aggiungono gli ormai noti Google Glass che permettono, anche mediante comandi vocali, di visionare i siti web e le notizie online, accedere alle indicazioni di Google Maps ed ai social network, partecipare a videoconferenze, catturare fotografie e video da condividere su internet. Assolutamente interessanti e sofisticati i vestiti muniti di sensori inseriti nei ricami che consentono di misurare il livello di inquinamento presente nell’aria avvisando chi lo indossa mediante segnale luminoso oppure quelli in grado di isolare dal caldo e dal freddo operando sulle fibre del tessuto. A ciò si aggiungano i vestiti capaci di connettersi via wireless a Facebook attraverso circuiti elettrici presenti nei tessuti e di tradurre i nostri movimenti in messaggi e aggiornamenti di status secondo impostazioni previamente personalizzate consentendo inoltre di selezionare gli amici a cui inviare un determinato messaggio e di sapere se qualcuno ha risposto o commentato il messaggio.
Anche i progetti in corso di sperimentazione evidenziano le strabilianti applicazioni possibili. In un futuro non troppo lontano si potrà infatti ricaricare lo smartphone mediante vestiti dotati di piccoli pannelli solari flessibili capaci di accumulare energia e trasmetterla ai devices indossati, così come sarà possibile possedere un purificatore dell’aria in grado di conservare puliti i capelli proteggendoli dallo smog della città. Si riuscirà inoltre a localizzare delle persone attraverso microcip inseriti negli abiti. Tali opportunità non sono sfuggite alle start-up che fatto dell’innovazione il proprio business, ma neanche ai colossi dell’abbigliamento come Adidas, Nike, Burberry che stanno consolidando i propri rapporti con le aziende informatiche più brillanti, consapevoli ormai del fatto che la chiave del successo nell’immediato futuro dipende sempre più dalla disponibilità della tecnologia più avanzata ed innovativa.
Sono infinite, dunque, le potenzialità di sviluppo delle wearable technologies ed enormi le opportunità di business ed i possibili benefici per gli utenti. Qualora si assistesse ad una massiccia diffusione di tali tecnologie saremmo sempre più in grado di monitorare le nostre attività ed operare scelte più consapevoli, di controllare il nostro stato di salute e di effettuare operazioni di nostro interesse. Al contempo, tuttavia, saremmo tutti sempre più “controllati” ed ancora più esposti al rischio di veder violata la nostra riservatezza. Non possono, infatti, essere sottovalutate le questioni relative alla titolarità ed alla gestione dei dati registrati dai devices ed ai limiti da apporre al trattamento degli stessi.
Il progresso tecnologico va avanti inarrestabile per cui non resta che stare a guardare se le wearable tecnologies da fenomeno di nicchia diventeranno un fenomeno di massa e se gli utenti, a fronte di una semplificazione della propria quotidianità, saranno disposti a rischiare di sacrificare ancora un pezzo della propria privacy.