La Tv lineare rappresenta ancora la principale modalità di distribuzione dei contenuti audiovisivi e manterrà a lungo questa centralità nel panorama europeo. Almeno fino al 2020 le piattaforme digitali terrestri e la banda larga mobile dovranno coesistere (il termine tecnico è “comprimarietà) alla ricerca di soluzioni condivise e di un approccio politico coordinato per liberare con gradualità la banda 700 MHz.
Queste le principali conclusioni contenute nel rapporto della Commissione Europea (denominato “2020-2030-2025”) firmato da Pascal Lamy ex commissario per il Commercio ed ex direttore generale del Wto, frutto di sei mesi di lavoro nell’ambito dell’High Level Group composto dai vertici di operatori tv e tlc e relative associazioni e dedicato alle strategie sostenibili dell’economia digitale.
C’era grande attesa tra gli addetti ai lavori per questo pacchetto di misure che – come riportato dal Corriere delle Comunicazioni – ruota attorno a tre aree di intervento: futuro impiego della banda di frequenza da 700 Mhz, attualmente usata per le trasmissioni radio-televisive, le quali dovranno fare spazio alle reti mobili (ma come detto entro il 2020), assicurare stabilità e sicurezza normativa per il digitale terrestre sotto i 700 Mhz fino al 2030, revisione delle politiche Ue nel 2025 per tener conto dello sviluppo tecnologico del settore.
Neelie Kroes lascia dunque in consegna al nuovo commissario per l’Agenda digitale (rafforzato nelle sue competenze), un importante pacchetto di misure e una nuova roadmap di cui tener conto per impostare il programma di lavoro per i prossimi 5 anni.
Lo slittamento del termine per liberare le frequenze al 2020 rispetto a quanto previsto finora da Itu e Wrc, rappresenta un punto significativo a favore dei broadcaster che vedono riconosciute le proprio istanze e vengono incontro alle esigenze di assicurare una transizione che minimizzi i costi per utenti e cittadini. Positivi ovviamente i commenti dei broadcaster. Mediaset, unico gruppo televisivo ad essere rappresentato all’interno dell’High Level Group, pur riconoscendo l’opportunità di assegnare frequenze alle tlc per sostenere le politiche di sviluppo della banda larga, ha evidenziato come questo passaggio debba avvenire nel rispetto dell’evoluzione delle tecnologie terrestri più avanzate e delle preferenze dei consumatori. Un plauso al Rapporto Lamy dunque là dove si restituisce “pari dignità” a tv e telco: una inutile accelerazione avrebbe determinato – secondo Mediaset – un pericoloso indebolimento della piattaforma digitale terrestre, una riduzione radicale della concorrenza tra piattaforme procurando un “duro colpo al modello europeo basato sull’accesso universale e gratuito”. In questo modo viene “garantito ai cittadini l’accesso gratuito a un servizio universale di qualità.
Lo stesso sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha espresso un parere positivo sugli esiti equilibrati del pacchetto Lamy attribuendogli il merito di introdurre elementi di chiarezza in una fase che aveva raggiunto negli ultimi tempi aspre (quanto dannose) conflittualità tra tv e tlc non solo nel nostro Paese ma in tutta Europa.
Sul versante opposto, quello delle telco, dalle dichiarazioni emerge una certa delusione. Pur apprezzando gli sforzi della Commissione Ue per giungere a soluzioni condivise sul futuro dello spettro, vi è infatti la preoccupazione di colmare il ritardo con il Nord America e l’Asia e la richiesta di una revisione anticipata tra il 2018 e il 2020 in modo tale che a livello di Stati membri siano intraprese azioni forti e tempestive per “rispondere alla crescita del traffico dati e al drastico cambiamento delle abitudini dei cittadini in Europa che si affidano sempre più a internet per accedere a notizie e contenuti di intrattenimento”, come ha dichiarato la Gsma l’associazione che rappresenta gli operatori mobili
Lo scenario prossimo venturo sarà quindi caratterizzato da una lunga fase di transizione nel corso della quale sia a livello comunitario sia di Stati membri dovranno essere attuate una serie di misure volte da un lato ad armonizzare a l’introduzione dei nuovi standard di compressione tv, come il T2 – e dall’altro a verificare l’impatto della tecnologia sull’evoluzione del mercato televisivo.
La nuova roadmap prevede per la fascia più “bassa”, quella tra i 470 e i 694 Mhz, un impegno a livello europeo a respingere fino al 2030 ogni piano di riallocazione delle frequenze Mhz già assegnate. A metà percorso – nel 2025 – si rifarà il punto della situazione ed eventualmente verranno prese nuove misure. In pratica, fino al 2020 – con due anni di tolleranza in più o in meno – la banda continuerà a essere usata integralmente dai broadcaster tv europei del digitale terrestre, fino al 2030 sarà assicurata alle tv tutta la banda al di sotto dei 700 Mhz e nel 2025 sarà verificata l’effettiva utilità del nuovo assetto sia per il mercato sia per i consumatori.
Sullo sfondo sarà importante per la sostenibilità degli investimenti da parte delle imprese effettuare una efficace valutazione degli sviluppi del mercato con un monitoraggio attento sull’evoluzione di tecnologie alternative (come il 5G), più efficienti e performanti rispetto alla tecnologia 4G/LTE, senza trascurare le dinamiche dei consumi dei contenuti audiovisivi e le preferenze degli utenti europei sempre più orientate al consumo on line e wi-fi.