Secondo gli analisti di Bloomberg, il crollo del prezzo del petrolio non rappresenterà un duro colpo per lo sviluppo delle energie rinnovabili. E’ quanto segnala la società di consulenza in una nota diffusa lo scorso 22 dicembre. Negli ultimi cinque anni sono stati investiti nel mondo mediamente circa 266 miliardi di dollari annui in rinnovabili, di cui la maggior parte in impianti di generazione elettrica, che non rappresentano un diretto concorrente del petrolio. Inoltre, solare ed eolico sono cresciuti molto rapidamente, anche di fronte al venir meno di generosi incentivi, grazie soprattutto agli enormi miglioramenti nel rapporto costi-competitività e alla rimozione di barriere quali i colli di bottiglia presenti nella rete.
La forte impennata (negativa) che si è avuta nel prezzo del petrolio Brent, sceso dai 112,36 $ per barile del 30 giugno scorso ai 61,6$ del 22 dicembre – e che nel frattempo è diminuito ulteriormente – avrà effetti che varieranno molto a seconda dei settori e delle regioni geografiche. Si prevede, infatti, sicuramente una frenata nella diffusione delle auto elettriche: ad esempio, gli analisti hanno stimato, entro il 2020, una crescita della quota dei veicoli elettrici negli Stati Uniti, attualmente al di sotto dell’1%, fino al 9% con un prezzo di 3,34 $ al gallone, che si assesterebbe invece solo al 6% con un prezzo della benzina a 2,09 $ al gallone. Anche in settori in diretta concorrenza col petrolio, quale quello dei biocarburanti, si ritiene che l’impatto sarà modesto, almeno per quanto riguarda Europa e Stati Uniti, dove contenuti minimi nei carburanti sono previsti per legge. L’impatto potrebbe essere decisamente più consistente per i Paesi produttori di petrolio e per molti Paesi in via di sviluppo, dove prezzi del petrolio particolarmente convenienti potrebbero pesantemente rallentare la sostituzione dei generatori diesel e degli impianti alimentati a petrolio con fonti rinnovabili, che aveva appena cominciato a prender piede.
Per quanto riguarda invece gli effetti sul prezzo del gas, questi variano a seconda della regione geografica. Ad esempio, gli analisti stimano che, negli Stati Uniti, ad un calo nel prezzo del greggio da 100 $ per barile a 60 $ per barile corrisponderebbe un aumento nel prezzo del gas di 0,9 $ per milione di Btu, il che renderebbe energia solare ed energia eolica ancora più competitive. Diversa la situazione in Europa, dove i prezzi del gas sono solitamente indicizzati a quelli del petrolio; tuttavia, lo sviluppo delle rinnovabili è in genere guidato da obiettivi specifici ed iniziative politiche, che unitamente al considerevole aumento del prezzo della CO2 porterà ad un’inversione di tendenza della recente crescita della generazione da combustibili solidi; qualcosa di simile sta infatti già accadendo nel Regno Unito, che ha sperimentato nel terzo trimestre del 2014 una contrazione di 11,5 TWh nella produzione di energia da combustibili solidi, a fronte di un aumento del gas pari a 8 TWh e delle rinnovabili pari a 2,6 TWh.
Infine, molto dipenderà anche da quanto reggeranno livelli di prezzo così bassi. Se alcuni ritengono molto probabile un rapido ritorno ai 100 $ per barile, livello minimo per rendere profittevole ogni investimento nell’esplorazione, ci sono tuttavia motivi per credere, secondo gli analisti di Bloomberg, che quotazioni così basse possano persistere per alcuni anni: uno di questi è il fatto che il pesante crollo registrato nel prezzo del petrolio va letto come conseguenza non tanto di uno shock dell’offerta quanto di uno shock della domanda, che evidentemente non cresce più quanto ci si aspettava in passato, trainato anche dal rallentamento registrato in Cina e dalla minore dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni di petrolio, anche per effetto del passaggio a fonti alternative. Proprio come il presidente di Bloomberg ha dichiarato, “la questione dovrebbe essere non tanto come i prezzi decrescenti del petrolio abbiano impattato sulla transizione verso l’energia pulita, ma piuttosto come la transizione verso l’energia pulita impatti sul prezzo del petrolio”.