Cure transfrontaliere: più si è consapevoli, più si è liberi di scegliere

Il 2014 si è concluso senza novità sui provvedimenti attuativi per la Direttiva UE sulle cure transfrontaliere. Il Patto della Salute ne fissava la scadenza per fine ottobre 2014 ma, come per altri temi caldi della programmazione sanitaria, i tempi sembrano dilatarsi. Le istituzioni europee, dal canto loro, non trascurano la comunicazione circa le opportunità e criticità connesse alla Direttiva, per favorire la massima trasparenza. L’iniziativa più recente riguarda il ruolo che riveste l’informazione nella scelta dei pazienti, il cui impatto è stato sondato in uno studio commissionato dall’Agenzia Esecutiva per i Consumatori, la Salute e la Sicurezza Alimentare (CHAFEA) ad Ipsos e alla società di consulenza London Economics. Lo studio, pubblicato lo scorso 7 gennaio, si articola in due fasi. La prima si basa su esperimenti controllati online e sondaggi – rivolti a cittadini, personale medico e payers – per valutare quanto conta l’informazione nella scelta di rivolgersi a un altro Paese per le prestazioni sanitarie. La seconda prevede un focus sulle esperienze di navigazione sui siti web dei Punti di Contatto Nazionali. Un esperimento comportamentale ha anche esplorato le ragioni che influenzano i pazienti nella scelta curarsi in Europa.

Per quanto riguarda la navigazione sui portali web dei PNC, è interessante notare che i payers rilevano criticità nella complessità e al contempo non esaustività delle informazioni offerte ai cittadini, pur mostrando un generale ottimismo sulla capacità della Direttiva di facilitare la cooperazione tra Stati. Questi attori fanno anche notare l’importanza di includere FAQ nei siti web dei Punti Nazionali di Contatto e di essere più chiari possibile in materia di responsabilità professionale medica.

Soprattutto, però, vale la pena citare alcuni dati sulla percezione dei cittadini e sulle motivazioni che li spingono a cercare informazioni online sui siti dedicati. Sorprende non poco, ad esempio, che la navigazione sia scarsamente motivata dalla ricerca di informazioni sulla qualità e gli standard di sicurezza dell’assistenza sanitaria (13%). Se nel complesso i cittadini europei ritengono utili le informazioni fornite dal web (60%), più nel dettaglio spiccano le differenze tra un Paese e l’altro. I più soddisfatti sono i visitatori del portale web tedesco, i meno quelli del portale italiano e sloveno. Lo scarso gradimento è legato specialmente alla dispersività ed eccessiva tecnicità – se non addirittura assenza – di informazioni ritenute importanti. Last but not least, sono degni di rilievo i risultati che emergono dai sondaggi rivolti a medici e pazienti e dagli esperimenti comportamentali effettuati nella Fase I. Questi evidenziano che le due determinanti chiave nella scelta di recarsi all’estero sono, in ordine, i costi delle prestazioni, i tempi di attesa e il gap tra fiducia riposta nel sistema sanitario di un altro Paese Ue e il proprio.

Il primo argomento è molto “pesante” e non può lasciarci indifferenti. Una nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità di Unisalute (Unipol) evidenzia che nel 2014 nel nostro Paese il 53% dei cittadini ha razionalizzato le spese per la salute. Ciò conferma che vi è una tendenza sempre più consolidata a ridurre alcune cure mediche, causa la minore disponibilità economica rispetto al passato. In ogni caso le raccomandazioni dell’Agenzia Esecutiva sono orientate a rafforzare la consapevolezza nei cittadini, al momento di decidere un’eventuale assistenza sanitaria negli altri Paesi membri. Oltre a snellire e facilitare la navigazione sui portali istituzionali, è importante massimizzare le informazioni sui costi e sui tempi di attesa delle prestazioni all’estero, proprio perché questi fattori sembrano incidere molto sulla scelta dei pazienti. In conclusione, fa notare lo studio, la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario del Paese scelto, quindi potenzialmente anche nel nostro, non può essere assicurata dal web. Se questo sembra scontato, d’altra parte un’ampia trasparenza sui provider dell’assistenza sanitaria può rivelarsi utile a cementarla.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato come redattrice per l’agenzia Axia curando approfondimenti e articoli per i mensili Technet ed Atlante su temi di sviluppo sostenibile, responsabilità sociale d’impresa, finanza etica, terzo settore e nuove tecnologie.

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