Regioni e spesa sanitaria: ancora luci ed ombre

A distanza di qualche mese dalla pubblicazione della Relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria degli enti territoriali (2013), il dossier Age.Na.s  sull’andamento della spesa sanitaria delle Regioni fornisce ulteriori dettagli per gli anni 2008-2013. Nel complesso emerge innanzitutto che il 70% degli enti territoriali ha ridotto le spese. In particolare, nel periodo 2010-2013 il decremento è stato di circa 1 miliardo di euro, passando dai 112,6 del 2010 ai 111,6 miliardi circa del 2013. A livello nazionale, in questo arco di tempo, la variazione media annua di spesa intercettata dal monitoraggio Age.Na.s è risultata pari a – 0,28%, a fronte dello 1,37%  registrato nel biennio precedente. Questa contrazione riflette gli “adattamenti” che il comparto sanità ha registrato in conseguenza delle politiche di contenimento dei costi e in alcuni casi, delle situazioni di squilibrio e disavanzo che hanno interessato alcuni servizi sanitari regionali e che si sono tradotte nell’attivazione dei primi Piani di Rientro, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2010.

Se è infatti certo che le riduzioni di spesa hanno interessato la maggioranza delle Regioni, 15 su 21, è altrettanto vero che tra queste figurano in gran parte proprio le amministrazioni sottoposte a programmi di ristrutturazione e contestualmente commissariate (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria). Nel quadriennio 2010-2013 queste hanno registrato una variazione media annua pari al -1,59%, a fronte di una variazione meno vistosa, -0,84%, delle Regioni Sicilia, Piemonte e Puglia, in Piano di Rientro, ma non commissariate. Soffermandosi sul dato del risultato di gestione all’ultimo anno disponibile (2013), emerge anche che 8 amministrazioni, un numero certamente non trascurabile, non sono riuscite ad ottenere l’equilibrio e i disavanzi riguardano ancora una volta in netta maggioranza le Regioni sottoposte a Piano di Rientro. Spiccano – pure con scarti vistosi tra loro – Lazio (669 milioni), Molise (54 milioni) e Calabria (quasi 34 milioni).

Come conseguenza, la maggior parte delle somme impegnate nei bilanci regionali per la copertura dei disavanzi proviene in particolare dalle amministrazioni commissariate, anche se l’ammontare di queste risorse si è assottigliato in maniera graduale, ma sempre più spiccata, a partire proprio dal 2010. Specularmente la contrazione del disavanzo registrata a partire dal 2011 è stata marcata e in complesso si segna un miglioramento dei risultati di gestione nell’ultimo triennio. Il quadro complessivo che emerge dal dossier Age.Na.s è – ancora una volta come in altri casi – a luci ed ombre. Tanto più nel dettaglio delle singole Regioni, che continuano a evidenziare scarti notevoli pure nelle singole voci di costo (personale, servizi esterni, farmaceutica, beni e servizi, medicina generale ed intramoenia). A ciò si aggiunga anche la disomogeneità infra-regionale, sottolineata in una recente ricerca della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, in relazione alle  “logiche di governo e i criteri [..] di riparto delle risorse praticati”. Per questo, accanto a una logica di appropriatezza allocativa in capo alle singole Regioni e a valutazioni economico-finanziarie, potrebbe essere determinante potenziare proprio la governance aziendale, in termini di riconoscimento dei risultati, valutazione delle performance, grado di innovazione.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato come redattrice per l’agenzia Axia curando approfondimenti e articoli per i mensili Technet ed Atlante su temi di sviluppo sostenibile, responsabilità sociale d’impresa, finanza etica, terzo settore e nuove tecnologie.

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