Soluzioni digitali e continuità assistenziale. Dall’Europa le indicazioni per favorire pazienti, sistema sanitario e competitività

L’implementazione di modelli assistenziali innovativi in ambito socio-sanitario sembra sempre più valorizzata nell’agenda politica, sia nazionale che europea. Da alcuni anni, soprattutto a causa dell’instabile quadro economico, le istituzioni comunitarie sono fortemente orientate alla ricerca di soluzioni integrate che accompagnino e ottimizzino i processi di ristrutturazione  e riorganizzazione dei servizi sanitari e sociali che convivono nelle diverse famiglie di welfare continentale. In alcune amministrazioni regionali dell’Unione è in corso una sperimentazione avanzata di setting più evoluti per le cure primarie ed intermedie, sopratutto per la gestione delle cronicità e fragilità, allo scopo di raggiungere i bisogni di salute e assistenza della più ampia fascia di popolazione. Tecnologie appropriate, quali quelle digitali, rappresentano un indubbio asset per un effettivo ammodernmento dei servizi.

Tra gli obiettivi del Programma Quadro per la Competitività ed Innovazione (CIP), che fa perno sull’uso delle ICTs per favorire un invecchiamento attivo e in buona salute, è presente l’adozione di soluzioni aperte e personalizzate per una vita attiva e in condizioni di indipendenza (obiettivo 3.2 call del CIP PCP ICT 2013). Le soluzioni digitali devono basarsi su standard accessibili e sull’interoperabilità, essere adattabili all’evoluzione dei bisogni assistenziali e ai differenti contesti organizzativi. Devono permettere di erogare un set di servizi abilitanti sia per gli anziani fragili sia per i loro caregivers, apportando vantaggi socio-economici concreti e su larga scala, ispirandosi anche alle buone pratiche di partenariato pubblico/privato. Un’ulteriore condizione per sfruttare al massimo le potenzialità di empowerment delle soluzioni tecnologiche in sanità è la flessibilità dei sistemi di appalto pubblico.

L’obiettivo 3.2 della call richiedeva infatti l’applicazione di un nuovo strumento – PPI ovvero public procurement of innovative solutions – proprio per spingere le Pubbliche Amministrazioni a utilizzare gli appalti con più finalità, volte definire meglio la domanda ma anche a stimolare l’offerta. Si tratta di migliorare i servizi offerti a cittadini, in questo caso la popolazione anziana, ma anche rendere più sostenibile il sistema e favorire le industrie europee nel mercato dei prodotti innovativi basati su ICT e dei servizi per l’invecchiamento attivo. Ne sono esempio modelli di gestione integrata delle patologie croniche che si basano sulla gestione remota e il monitoraggio, previsti anche dal Gruppo Azione di “Cure integrate” attivato nell’ambito del piano strategico del Partenariato europeo per l’innovazione sull’invecchiamento attivo e in buona salute”.

Per governare meglio questo processo si è costituito il consorzio Stop and Go (Sustainable Technology for Older People – Get Organised), un progetto pilota cofinanziato dalla UE, coordinato da Federsanità ANCI e che conta tra i propri partner istituzioni accademiche, strutture sanitarie, industrie e imprese. Un primo importante traguardo raggiunto è stata l’elaborazione di specifiche, personalizzabili a livello nazionale, regionale o locale, per strutturare la relativa documentazione di gara. Le indicazioni fornite –  European Specification Template  – riguardano i criteri per classificare gli anziani target, la tipologia di servizi che potrebbe essere oggetto di appalto e le specifiche funzionali delle tecnologie.

L’obiettivo è creare un quadro di riferimento per il public procurement coerente ed omogeneo in tutta Europa, a servizio dei sistemi sanitari. Le specifiche, dopo la chiusura della consultazione di mercato il 26 marzo, saranno sperimentate e convalidate da parte di sette stazioni appaltanti – tra cui 3 ASL italiane – in quattro Paesi europei, mediante contratti di servizio per un valore oltre 17 milioni di euro. In particolare per la continuità assistenziale e le cronicità, sembra strategico governare bene il cambiamento verso modelli organizzativi innovativi, con la massima trasparenza e sinergia e con il concorso di tutti gli attori, sia pubblici che privati. Alcune esperienze a livello locale, sia in Europa che in Italia, già dimostrano che l’uso delle ICTs può essere utile a migliorare sia lo stato di salute della popolazione, sia ad ottenere benefici economici, favorendo la generale competitività del sistema. Dunque, un’occasione che andrebbe sfruttata nel miglior modo possibile.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato come redattrice per l’agenzia Axia curando approfondimenti e articoli per i mensili Technet ed Atlante su temi di sviluppo sostenibile, responsabilità sociale d’impresa, finanza etica, terzo settore e nuove tecnologie.

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