Conto alla rovescia per la riforma europea del copyright

“Nonostante i notevoli passi avanti compiuti dalla Strategia per un Mercato Unico Digitale, è necessario accelerare l’implementazione delle politiche: il mercato digitale europeo è ancora frammentato, e numerose barriere ne impediscono la piena integrazione e ne indeboliscono la capacità competitiva a livello globale. Mentre Internet è senza confini, molteplici barriere ostacolano ancora lo sviluppo dei mercati on line, l’accesso ai servizi di telecomunicazione paneuropei, ai servizi e ai contenuti digitali. Ciò aumenta i costi e limita l’accessibilità dei mercati, generando un circolo vizioso della domanda e dell’offerta a svantaggio della competitività del mercato unico, della crescita e dell’occupazione.”

Si apre con queste ferme parole il paper contenente la posizione italiana sul mercato unico digitale pubblicato di recente sul sito del Mise.

Il nostro Paese che ha svolto un ruolo importante nel semestre di Presidenza ritiene che l’Europa debba imporsi ed imporre ambiziosi passi in avanti sul tema della digitalizzazione della società, in grado di far divenire l’intera piattaforma europea un grande attrattore del mercato globale. In questo contesto appare sempre di più necessario mettere in campo tutti quegli strumenti, normativi e di stimolo economico, atti a consolidare l’affermazione di una società dove la libertà dei cittadini di muoversi sul territorio sia seguita di pari passo dalla libertà di fare mercato con regole uniformi, così come di fruire liberamente dei servizi e contenuti, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.

Ma quali sono questi strumenti ? Quali sono le azioni da mettere in campo ? Il paper ne individua sei:

1. Mercato digitale e investimenti: migliorare l’interoperabilità e valorizzare l’e-commerce, armonizzare le politiche fiscali

2. Accesso a internet veloce e superveloce: reti di comunicazione e servizi, dovrebbe essere data a tutti i cittadini la possibilità di connettersi a una rete ad alta velocità nel 2020

3. Internet governance e fiducia dei consumatori: migliorare sicurezza e garanzie

4. L’industria creativa: sostenere il diritto d’autore on-line e l’audiovisivo

5. Ricerca & Innovazione: liberare il potenziale innovativo attraverso il nuovo modello di manifattura digitale e le startup

6. Ottenere vantaggi sociali dalle ICT: migliorare l’alfabetizzazione, le competenze e l’inclusione nel mondo digitale

Rimandando alla lettura integrale del documento l’analisi di tutti gli altri punti di cui si discute diffusamente su giornali e riviste specializzate – soprattutto con riferimento agli investimenti infrastrutturali in banda larga e alle modalità più efficaci di collaborazione tra pubblico e privato – concentriamo l’attenzione sul quarto punto che invece tocca (meritoriamente) l’altra gamba del mercato digitale – quella dei contenuti – altrettanto decisiva al pari delle reti .

Il punto cruciale in questo ambito ruota attorno alla necessità di rendere più efficace la tutela del diritto d’autore nell’era digitale e di bilanciare l’accesso alla conoscenza e all’informazione con la necessità per gli autori e gli altri titolari di diritti sulle opere dell’ingegno di ottenere tutela giuridica e una adeguata remunerazione da parte degli utilizzatori.

La posizione italiana pare orientata al buon senso là dove si afferma che un’eventuale revisione della direttiva 2001/29/CE debba avvenire in efficace combinazione con l’adeguamento delle direttive 2004/48/CE in tema di enforcement e 2000/31/CE in materia di commercio elettronico. L’armonizzazione della legislazione sul diritto d’autore – dice il nostro governo – dovrà favorire soluzioni contrattuali, analogamente a quanto già previsto con le licenze multiterritoriali nel settore musicale. Un quadro uniforme in materia di concorrenza e fiscalità, inoltre, “dovrebbe essere il presupposto della scelta del regime giuridico in base al criterio del paese di origine dell’uploading (messa a disposizione) ovvero a quello del paese di destinazione”. Nel documento si difendono le attuali eccezioni e limitazioni facoltative in quanto rispondenti all’esigenza di tutelare le diversità culturali degli Stati membri. L’eventuale introduzione di eccezioni obbligatorie dovrebbe quindi riguardare casi specifici, essere giustificata e valutata adeguatamente, anche con efficaci e mirate valutazioni di impatto, in relazione ad effettive esigenze di armonizzazione. In linea generale gli orientamenti che emergono nel position paper risultano sostanzialmente in linea con quelli espressi dalla Francia. Una visione comune ufficializzata il 10 aprile scorso quando i due Ministri della cultura francese e italiano Fleur Pellerin, e Dario Franceschini, hanno espresso una posizione comune a Parigi, all’interno di un più ampio programma di consultazioni bilaterali. In questa occasione, i due Ministri hanno rimarcato il ruolo fondamentale del diritto d’autore nel sostegno alla diversità culturale, come motore della creazione artistica e della libertà d’espressione.

Una difesa che tuttavia non rassicura completamente il mondo della creatività in forte allarme per i possibili rischi di una repentina e traumatica trasformazione dei modelli di business – attualmente basati su contratti di licenza su singoli territori e spesso in esclusiva. Abbattere qualunque ostacolo all’accesso ai contenuti e rimuovere la frammentazione delle norme nazionali sul copyright negli stati membri (con riferimento a tre aree specifiche: diritti di riproduzione, diritti di comunicazione e diritti di distribuzione) rappresenta infatti la priorità assoluta per Günther Oettinger, commissario europeo per l’economia e la società digitali che il prossimo 6 maggio presenterà una proposta di riforma del copyright in tal senso.

Un giorno prima dell’incontro dei due Ministri, durante un convegno organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia, dedicato alla diffusione del cinema europeo e alla regolazione del diritto d’autore in Europa, è stato lanciato un appello da una trentina di registi europei per una migliore circolazione delle opere europee in Europa e per la protezione del diritto d’autore. Nell’appello letto dal Premio Oscar 2012 Michel Hazanavicius si sottolinea che è necessario focalizzare l’attenzione su tutti i mezzi di diffusione dei film: le sale che vanno difese, create di nuove e dotate di attrezzatura digitale; alle reti tv si chiede l’impegno di redigere una Carta per una migliore trasmissione delle opere europee; per le piattaforme VOD va prevista una rete interconnessa adeguatamente regolamentata. I registi chiedono alla Commissione europea sia di incoraggiare la crescita di soggetti europei che s’adoperino per il finanziamento e l’editorializzazione del cinema europeo, sia d’inserire i giganti mondiali della rete nella fiscalità e nell’economia della creazione.

Richiamando l’urgenza di individuare una fiscalità culturale per gli operatori globalizzati della diffusione delle opere, si suggerisce anche la proposta concreta (lanciata dalla Ministra della Cultura e della Comunicazione francese Fleur Pellerin) di una tassazione della larghezza di banda.

Tornando al postion paper il governo ha comunque ribadito quanto già indicato nelle Conclusioni raggiunte, all’unanimità, dal Consiglio dell’UE sulla politica audiovisiva europea del 25 novembre 2014. In quella sede il nostro Paese ha evidenziato come la convergenza dei media e le nuove possibilità di distribuzione dei contenuti audiovisivi imponga un adattamento del contesto imprenditoriale, contrattuale (licenze) e regolamentare. Non si può non tener conto delle aspettative dei consumatori, soprattutto i giovani, i quali chiedono un accesso immediato ai nuovi contenuti in qualsiasi momento, ovunque e con tutti i dispositivi.

Il problema è capire se e in che modo l’Europa sarà in grado di garantire una fornitura legale di contenuti originali non extra-europei e soddisfare efficacemente la crescente domanda transfrontaliera. Va ricercato un equilibrio tra la piena circolazione transfrontaliera delle opere audiovisive europee, la presenza delle opere europee in tutte le piattaforme di distribuzione e una adeguata remunerazione ai fornitori di servizi media audiovisivi e ai titolari dei diritti, garantendo al tempo stesso condizioni di parità per la competitività di tutti gli operatori. Il 6 maggio vedremo come nel concreto la Commissione intenda mettere mano ad una materia così delicata.