Carbone o non carbone? Questo è il dilemma

Se fino a pochissimo tempo fa puntare sul carbone sembrava essere l’idea vincente per il futuro – grazie a bassi prezzi e alle possibilità di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica – oggi la situazione appare diversa.

Il Report di Carbon Tracker Initiative analizza le perfomance economico/finanziarie delle prime 5 compagnie elettriche europee: E.ON, RWE, GDF Suez, EDF ed Enel, al fine di comprendere i cambiamenti del mercato e individuare la direzione verso la quale si sta progredendo. Emerge che le compagnie che producono il 60% dell’elettricità nell’Unione, nel periodo 2008-2013 hanno perso valore per 100 miliardi di euro (pari al 37%).

Le cause sarebbero da ricercarsi principalmente nelle politiche a favore delle fonti di energia rinnovabile (basti pensare che nel 2014 ha coperto il 15,3% dei consumi di energia primaria in Europa), in una maggior attenzione alle tematiche ambientali e nell’opportunità di un maggior coinvolgimento dei clienti finali. Simili condizioni modificano inevitabilmente ed inesorabilmente il sistema di produzione e consumo dell’elettricità nel Continente, innescando la cosiddetta spirale della morte delle utility (come definita nel report). Per far fronte a tale situazione le grandi compagnie stanno procedendo a una rivisitazione delle proprie attività separando, inoltre, il business dei combustibili fossili da quello delle rinnovabili.

Nel periodo considerato non solo è diminuita la domanda di energia (-3,3%), ma anche la quota di combustibili fossili nel mix di produzione; infatti nonostante le ipotesi degli scorsi anni circa la rinascita del carbone, la generazione elettrica da carbone è diminuita del 4,2%. Trend inverso seguono le aziende di riferimento che nel complesso hanno incrementato la dipendenza da questa fonte del 9%, addirittura nel 2013 più della metà della generazione di RWE proveniva da impianti a carbone.

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Il Report analizza, inoltre, gli impatti sulla generazione fossile degli sviluppi dei prezzi del carbonio, dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili giungendo alle seguenti considerazioni: 1) la riforma dell’emission trading dovrebbe portare il prezzo medio del carbonio a 9,7 euro per tonnellata nei prossimi cinque anni e a 19,4 euro per tonnellata tra il 2020 e il 2030; 2) l’efficienza energetica continua a guadagnare terreno e probabilmente continuerà a ridurre la domanda di energia; 3) le fonti di energia rinnovabile aumenteranno ulteriormente anche dopo il 2020 (eolico onshore e fotovoltaico saranno competitivi con la generazione fossile e nucleare anche in assenza di sussidi).

Dal punto di vista della utility il documento mette in evidenza la necessità di rimodernare i propri business model per poter sopravvivere e segnala le (positive) iniziative intraprese in tal senso. A fine 2014 sulla scia di quanto effettuato 6 anni prima da Enel, E.ON ha disgiunto il proprio business e annunciato che si concentrerà su rinnovabili, reti di distribuzione e gestione della clientela, lasciando che una nuova compagnia indipendente si occupi della generazione convenzionale, del trading e delle attività di esplorazione & produzione degli idrocarburi.