Il crescente scambio di conoscenze tra università, centri di ricerca pubblici e privati ed aziende sta portando non solo al miglioramento delle cure disponibili ma anche all’introduzione in terapia nuovi farmaci, capaci di modificare il decorso di importanti patologie come l’epatite C e varie forme tumorali. La maggior parte di questi medicinali sono definiti “biotecnologici” ed il settore del farmaco biotech si compone di due distinte tipologie di aziende: le imprese del farmaco, focalizzate sulle fasi avanzate della ricerca, e le altre biotech del farmaco focalizzate sulla discovery, che lavorano in modo sinergico e complementare permettendo lo sviluppo e la vendita di nuovi farmaci. Secondo il recente ”Rapporto sulle biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2015”, realizzato da Farmindustria in collaborazione con Ernst & Young, sarebbero 145 i medicinali biotech disponibili nel nostro Paese e 303 i progetti in diverse fasi di ricerca e sviluppo. I 145 farmaci disponibili rispondono a differenti esigenze di cura in 11 aree terapeutiche, tra le quali spiccano la lotta alle malattie infettive, con ben 71 prodotti, e l’area oncologica, con 27 prodotti. Riguardo i 303 progetti in fase di ricerca e sviluppo, notiamo che l’oncologia risulta la principale area terapeutica dove si stanno concentrando gli sforzi, seguita dallo sviluppo dei progetti relativi alla neurologia (47) e alle infiammazioni e le malattie autoimmuni (33), come riportato in figura. Analizzando la pipeline per tipo di prodotto notiamo inoltre che la maggior parte dei prodotti sono anticorpi monoclonali (33% dei progetti di ricerca), prodotti a baso peso molecolare (28%) e proteine ricombinanti (12%). Questi farmaci devono essere considerati non solo costosi strumenti per la cura dei pazienti, ma anche un vero e proprio investimento per il nostro SSN, sempre più attento alla sostenibilità. Infatti questi prodotti consentono di ridurre il rischio di malattie invalidanti o croniche, di diminuire il numero di interventi chirurgici e delle ospedalizzazioni, permettendo di ottenere risparmi rilevanti sul fronte sanitario, assistenziale e sociale e di migliorare la qualità della vita dei pazienti.