Il nuovo position paper pubblicato lo scorso giugno dall’EWEA – l’Associazione Europea dell’Energia Eolica – pone l’attenzione su temi di market design del sistema elettrico europeo, mettendo in luce le problematiche esistenti e fornendo spunti e proposte di riforma che garantiscano l’affidabilità dell’intero sistema, nella convinzione che solo un’azione coordinata ed organica a livello europeo possa dare risposta alle sfide che oggi il mercato si trova ad affrontare.
L’EWEA identifica tre fondamentali problemi nell’attuale sistema:
- la contrazione nella domanda di energia, derivante sia dalla crisi economica che dalle politiche di efficientamento energetico cui viene da tempo dedicata molta attenzione in ambito europeo e che ha avuto grossi effetti (a ribasso) sui prezzi dell’energia;
- l’overcapacity, con circa 100 GW di potenza in eccesso a livello europeo, dovuta principalmente alla mancanza di significativi segnali di prezzo di lungo termine, che non incentivano opportunamente gli operatori di mercato a disinvestire asset laddove esiste un surplus;
- incentivi – quelli appena menzionati – che avrebbero potuto (e dovuto) essere creati da un ETS che si è però finora rilevato un insuccesso; anche in questo caso, anzi, si riscontra un eccesso di permessi, col rischio – sottolinea l’EWEA – che il tutto finisca per trasformarsi in una semplice tassa sulle emissioni piuttosto che un efficace strumento capace di indirizzare le scelte degli investitori.
Problematiche, queste, che si accompagnano ad uno scarso coordinamento delle politiche energetiche europee: esiste infatti un intrinseco conflitto tra il “pieno rispetto della libertà degli Stati Membri di determinare il proprio mix energetico” – come delineato nelle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo lo scorso ottobre – e gli obiettivi fissati per il 2030 e il 2050.
La strada giusta – avverte l’Associazione – non è però rappresentata – come sta negli ultimi tempi avvenendo in molti Stati – dal capacity payment, che altro non è che una forma di interventismo statale che remunera quegli impianti ormai evidentemente obsoleti e non più in grado di rientrare dell’investimento sostenuto, ma che certo non risolve il problema, limitandosi invece solo a procrastinarlo. Il settore elettrico necessita, piuttosto, di una vera e propria trasformazione che può essere mossa solo da investimenti privati e mercati ben funzionanti. Per guidare e favorire una simile trasformazione si renderanno necessari alcuni passi, che l’Associazione identifica nel completamento del processo di integrazione del mercato energetico europeo, nel rafforzamento infrastrutturale, nello sviluppo di un quadro regolatorio più focalizzato sul lato della domanda – ed i nuovi meccanismi partecipativi ed aggregativi che la riguardano – ed in una riforma decisa dell’ETS che porti su il prezzo del carbonio e renda l’intero sistema efficace e capace di fornire i giusti incentivi agli investitori.