La decarbonizzazione dell’economia richiede un forte impegno condiviso all’interno dell’Unione. Germania, Francia e Regno Unito stanno implementando politiche nazionali per facilitare la transizione energetica ponendosi obiettivi sfidanti in termini di tagli alle emissioni climalteranti, di incremento delle fonti rinnovabili e di sviluppo ulteriore dell’efficienza energetica attraverso una serie di programmi nazionali[1]. L’ambizioso obiettivo europeo è quello di assumere una posizione di assoluto rilievo nella lotta al cambiamento climatico in vista della prossima conferenza di Parigi, ponendo in essere politiche dalle quali gli altri Paesi possano imparare.
Il CERRE (Centre on Regulation in Europe) ha analizzato le esperienze dei tre Stati summenzionati per individuare alcuni criteri universali. Nonostante la decarbonizzazione interessi una moltitudine di settori, l’analisi proposta si concentra su quello elettrico, essendo la fonte principale di gas serra.
Ciò emerge con chiarezza è che la transizione energetica per avere successo deve essere supportata da un forte sostegno politico che permetta di superarne le criticità tipiche. Le nuove tecnologie oltre ad aver favorito l’ingresso di nuovi operatori nel mercato, hanno consentito lo sviluppo della ricerca e una maggiore attenzione (ed accettazione) delle politiche per il clima da parte dell’opinione pubblica portando, in alcuni casi, le aziende a modificare i propri orientamenti.
L’aumento del costo delle bollette ha portato a un “annacquamento” delle politiche climatiche. Quest’incremento è dovuto alla transizione energetica, alla sbilanciata suddivisione degli oneri tra le varie tipologie di consumatori, all’aumento delle rendite e a un’inefficiente implementazione di alcune politiche. Man mano che la transizione procede ci si attende una progressiva riduzione dei costi dovuta alla maturità delle tecnologie, ai miglioramenti nell’efficienza energetica e alle esternalità positive collegate.
I meccanismi di feed in tariff se da un lato hanno permesso un rapido roll out delle rinnovabili, fornendo dei segnali di prezzo in un momento in cui il mercato della CO2 non riusciva a fornirli e permettendo un considerevole abbattimento dei costi, dall’altro – come si è visto – non sono riusciti a garantire una riduzione della spesa per i consumatori. La diffusione delle rinnovali ha, inoltre, palesato la necessità di investimenti in capacità flessibile. I vari Paesi hanno cercato di affrontare tali difficoltà in modo non coordinato, originando una pluralità di sistemi e meccanismi di sostegno della capacità che non “dialogano” tra loro.
La transizione energetica è caratterizzata da una serie di rischi di diversa natura sia per gli operatori che per i consumatori. E’, quindi, necessario che la regolazione garantisca un’efficiente allocazione dei costi in modo da minimizzarne gli impatti. Secondo il CERRE il “ricorso a contratti a lungo termine (per le rinnovabili e per la capacità di backup) permetterebbe la riduzione del rischio per gli investitori e garantirebbe, quindi, premi minori per il rischio stesso”. Inoltre, “se ci sarà un’adeguata concorrenza tra gli investitori, le aste per i contratti di lungo periodo permetteranno di traslare i benefici ai consumatori e contemporaneamente rifletteranno le rapide riduzioni di costo dovute alla maturità della tecnologia.
Si innescherà un circolo virtuoso che ridurrà l’incertezza regolatoria. I contratti di lungo periodo non sostituiranno, ma integreranno il mercato all’ingrosso liquido, attraverso il quale verranno rese disponibili le opportunità di hedging e un efficiente dispacciamento.
La transizione energetica richiede ingenti investimenti delle imprese, che attualmente non vengono favoriti dal quadro regolatorio di riferimento del mercato elettrico. Il futuro del mercato elettrico – anche alla luce della recente consultazione della Commissione Europea – dovrebbe poggiare su 3 pilastri:
- Evoluzione della competizione da una concorrenza nel mercato a una concorrenza per il mercato (es. gare gestite dal Regolatore)
- Contract for difference di lungo periodo per rinnovabili e capacità di back-up (in base al prezzo spot dell’energia) per ridurre il rischio di investimento
- Tutela di un mercato all’ingrosso liquido
I Governi nazionali dovrebbero supportare la transizione energetica senza ulteriori indugi, stabilendo obiettivi e politiche da intraprendere per arrivare al 2050 con un’economia quanto più decarbonizzata possibile. Le policy europee, infatti, possono incentivare, completare, ma non sostituire le iniziative dei singoli Stati. Stabilità regolatoria e regole in grado di evolvere con il contesto sono concetti assolutamente complementari e non contrapposti.
[1] Energiewende – Germania, Carbon Plan ed Electricity Market Reform –Regno Unito, Loi sur la transition energetique pour la croissance verte – Francia.